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Il 70% delle nostre leggi viene da Bruxelles

Nel corso della sua recente visita a Bruxelles, il presidente Berlusconi ha rilasciato questa dichiarazione: "Sappiamo che è opportuno innalzare l'età del pensionamento, per tenere conto dell'aumento della speranza di vita; tuttavia ogni governo ha difficoltà a farlo, perché perderebbe voti. Se l'Ue, invece, decidesse di dare un'indicazione in questo senso, tutti i governi sarebbero felici di farlo, perché obbligati dall'Europa".

In pratica, se fosse la Ue ad "obbligare" l'Italia a procedere in questo senso il governo non perderebbe voti in conseguenza ad una scelta così impopolare.

Nondimeno, più volte l'Europa ha fatto sentire la sua voce su problematiche all'apparenza tutte interne al nostro Paese. Come l'emergenza rifiuti a Napoli, con la Commissione Ue che minacciava multe salate; o la Tav, con il monito del taglio di fondi in caso di mancato avvio dell'opera; o la sentenza della Corte di Giustizia sul reato di clandestinità introdotto per volontà della Lega.

Prese di posizione che fanno storcere il naso a quanti accusano Bruxelles di eccessive ingerenze nella sovranità nazionale. Il punto è che costoro dimenticano un aspetto fondamentale: la sovranità statale è già stata, in parte, ceduta a Bruxelles.

È questo ciò che differenzia la Ue dalle altre organizzazioni internazionali, che ne fa l'organismo sovranazionale maggiormente dotato di poteri decisionali nei confronti degli Stati membri. Il principio alla base dell'autorità della Ue è la prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale, che comporta la disapplicazione di una legge interna in caso di contrasto con la normativa comunitaria.

Tornando alle pensionil’Europa non ha competenza per i sistemi previdenziali, per cui invocare un intervento "dall'alto" in materia è come chiedere un commissariamento per una questione di competenza nazionale (e dunque il nostro Paese non fa certamente una bella figura agli occhi della stessa Europa), ma non è questo il punto. 

Nel corso dei decenni l'Italia si è avvalsa dello scudo comunitario per surrogare la cronica incapacità politica di assumersi delle decisioni importanti. "Ce lo chiede l'Europa" è stata, fin dagli albori della CE, la giustificazione offerta dai nostri politici a fronte di scelte che, pur necessarie per la stabilità economica del Paese, sarebbero altrimenti state accantonate o rimandate perché troppo “costose” in termini di consenso.

L'aumento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego, deciso lo scorso anno, è stato accompagnato da questa immancabile etichetta. E così altre importanti decisioni assunte negli ultimi anni.

Non sorprende sapere che, secondo varie stime, tra il 68 e il 70% delle leggi nazionali altro non sono che l’applicazione di direttive europee. Manovre a parte (peraltro anche quelle nate su iniziativa Ue), il governo si limita a sbrigare gli affari correnti, ma le leggi (e quindi le riforme) le fa Bruxelles.

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