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Il 3P (Padre Pino Puglisi) che mi viene in mente

Ogni volta è un dramma. Non so mai da dove cominciare. Persino la mia tesi per il magistero in Scienze Religiose che ho conseguito a giugno di quest’anno, non sapevo come iniziarla. E’ inutile dire che parlava di lui.

E’ inevitabile, ricordare 3P significa per me perdermi un un oceano di ricordi, emozioni, sofferenze, sorrisi, lacrime nel pensare alla sua ostinata voglia di amare, di ascoltare, accompagnare… un po’ come quel Cristo su cui, forse inconsapevolmente, aveva modellato la sua vita di uomo.
“Gesù uomo – ci diceva – è un nostro amico, pronto a dare la vita per noi!”

Era la prima domenica di ottobre e la mia prima domenica a Brancaccio da diacono. C’erano le prime comunioni dei bimbi. La messa era cominciata ma non si capiva niente, troopa confusione… La gente affollava la chiesa e commentava il vestito di quella o quell’altra bambina. Padre Puglisi mi aveva interrotto già 2 volte nella lettura del Vangelo a aveva fulminato la folla con uno sguardo duro che aveva però zittito le voci solo per qualche secondo. Finita la lettura a puntate del Vangelo 3P sale sull’ambone, prende il microfono, mantiene lo sguardo duro e dice: “Scusate se vi disturbo…” Dal fondo della chiesa si alza una figura imponente di donna. Sguardo minaccioso dagli occhi azzurri affilati escono dalla vaporosa permanente, si schiarisce la voce e urla a sua volta: “Ma quale disturbo parrì! Sunnu tutti maleducati questi qui! U Signuri sta parrannu! Mancu rispettu p’u Signuri aviti?”. Silenzio di tomba… Padre Puglisi cala la testa sull’ambone, e mi guarda… Stava cercando di nascondere una fragorosa risata… A me che invece ero terrorizzato dalla folla e dalla quella robusta signora che ora si godeva il trionfo per aver ristabilito l’ordine e il silenzio.

Prima della messa avevo già notato qualche muso storto tra i genitori perché: “Che c’entra la prima comunione a ottobre quando in tutte le altre parrocchie si fa a giugno?”

Il motivo c’era. Quel parroco strano, aveva astutamente pensato che a giugno, finito il catechismo, fatta la prima comunione e con l’arrivo delle vacanze estive, i bambini si sarebbero dispersi… Ad ottobre è diverso, è appena iniziata la scuola, i bambini non sono distratti e alle famiglie si può scippare la promessa di far continuare a frequentare la parrocchia per continuare un certo tipo di discorso sul futuro…

Già, il futuro. Era quella parola che era meglio non dire “a megghiu parola è chidda ca un si dici!”, anche se era la miglior parola. Padre Puglisi sognava che tutta Brancaccio la gridasse, specialmente i giovani che invece vivevano nel fatalismo e nella rassegnazione.

Un giorno Tony, pronunciò a suo modo quella parola e la urlò così forte da far sussultare le sicurezze dei fratelli Graviano. All’inizio Tony odiava 3P, gli aveva persino bucato le ruote e rigato con un chiodo lo sportello della macchina un paio di volte. “E che mi ha fatto? Tanto più scassata di come è!” diceva 3P della sua Fiat Uno rossa. Tony pensava che il parroco fosse un rompiscatole, uno di quelli che ce l’aveva con lui come tutto il resto del mondo, a causa del suo hobby preferito: faceva il ladro! Ma piano piano Tony stava cambiando. Un giorno mi disse che aveva in progetto di rubare il mio adorato GameBoy, uno dei primi videogame tascabili, che io usavo un po’ per distrarmi e un po’ perché realmente appassionato da queste diavolerie elettroniche. “Ma chi parrinu si? I parrini puru cu sti cosi ponnu jucari?” In effetti Tony era incuriosito dal modo di fare di quei due preti strani: uno, il più anziano, che non c’era mai in parrocchia perché era sempre in mezzo alla strada a parlare con la gente, con quella macchina che perde pezzi, che ride sempre; l’altro poi, il più giovane, aveva la faccia da “sbirro” ma la faccia da “parrino” proprio no, quella non ce l’aveva! Sempre in jeans e scarpe da tennis, scherza con tutti, suona la chitarra e poi gioca con i ragazzi a pallone, ping pong… fuma!

Non riusciva a rimanere indifferente, più vedeva per strada quei due uomini strani e più ne era incuriosito. Tanto che per saggiare le reazioni dei due, Tony passò all’azione danneggiando la povera Uno di 3P. Ma non fece in tempo a rubarmi il GameBoy… glielo regalammo 3P ed io (anche perché allora costava una cifra). Preso! Da allora non siamo più riusciti a liberarci di lui, ci faceva da scorta, partecipava a tutte le iniziative specialmente quelle in ricordo di Falcone e Borsellino. Un giorno venne addirittura con me in via d’Amelio a casa di Rita Borsellino per invitarla alla premiazione della gara ciclistica che organizzammo a Brancaccio proprio il 20 luglio del 93. Una giornata fantastica dove abbiamo visto che Brancaccio era ancora capace di sorridere. Ma non può durare più di un giorno la gioia a Palermo… Tony aveva dato il meglio se proclamandosi responsabile del servizio d’ordine… uno spettacolo! Poi era salito sul palco ed aveva detto ai sui coetanei “Ragazzi arruspigghiatevi!!! Dobbiamo lavorare con questi due qui (si riferiva ai due preti) perché sennò n’arrubbanu u futuru! E io di rubbari me ne intendo!” Scese dal palco in mezzo ad un boato di applausi e di lacrime di commozione. La sera però, mentre tornava a casa col suo motorino e con in mano un sacchetto di plastica con alcuni pezzi di ricambio, venne fermato e aggredito, lui si difese energicamente brandendo il sacchetto e conoscendo bene il male che può fare un carburatore 13/13 elaborato sulla faccia. Il commando non si aspettava quella reazione violenta e scappò vigliaccamente urlando: “ci rici ai parrini ca l’hannu a finiri va sinnò c’è scrusciu ri chiummu!”

Tony, tornò sui suoi passi ed andò da 3P. Devo dire che ne fui geloso. Gli raccontò, si sfogò e Padre Puglisi, lo fece salire sul suo lussuoso e rigato catorcio rosso e andarono a parlare fuori dal quartiere. Non ho mai saputo cosa si sono detti i due ma posso intuirlo. Tony da allora progettò la sua vita, andò via da Brancaccio (glielo aveva chiesto 3P), si trasferì al nord con la sua ragazza. E da allora vive lì e da ladro che era adesso fa il cassiere in una banca.

Questo è il 3P che mi viene in mente. Un uomo capace di sorridere e cambiarti la vita; capace di ascoltare per ore le tue frustrazioni, le tue fatiche, le tue paure per poi accompagnarti sulla via per uscirne e crescere nella libertà; capace di essere povero ma di quella povertà che conquisterà la terra; capace di essere libero dai compromessi, dagli ammiccamenti della politica; capace di stupirsi di fronte a Carmelo, 8 anni, che per la prima volta in vita sua aveva detto “grazie”… e chi se la scorda più la faccia di Puglisi quando si stupiva…

E’ ancora vivo, non l’hanno ammazzato! Almeno, così io lo sento. E so pure perché. Coloro che l’hanno conosciuto – e sono tanti – hanno dentro di loro un pezzo di 3P. Come quella bambola di sale in riva al quel mare di cui si innamora. Si alza, cammina verso di lui. Il dolore per la perdita del piede che si scioglie nell’acqua non le impedisce di andare avanti. Poco prima di sciogliersi completamente sorride soddisfatta dicendo: “Ora sono il mare!”

di Gregorio Porcaro

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