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I predatori della macchina del tempo. Sulla retroattività delle tasse

Abbiamo scoperto una notiziola di quelle che confermano la deriva di questo paese verso la barbarie fiscale e l’inesorabile impoverimento. Non serve invocare improbabili statuti del contribuente o altre improbabili guarentigie: siamo ormai ben oltre quel momento, ed in mare aperto verso il disprezzo dei più elementari precetti di uno stato di diritto.

Per farvela breve, la bozza della legge di Stabilità prevede che il ritorno alla aliquota Irap del 3,9% valga retroattivamente dal primo gennaio 2014, mentre le deduzioni del costo del lavoro varranno dal primo gennaio 2015. Non solo, ma da Capodanno (quello passato) vale anche la maggiore tassazione, dall’11,5% al 20% del risultato di gestione dei fondi pensione. Tuttavia, come scrive il Sole, il Fisco terrà conto dei riscatti avvenuti nell’anno, per i quali varrà quanto già versato. Troppo buoni, non dovevate disturbarvi.

La motivazione di queste misure è tanto banale quanto palese: recuperare gettito a valere sull’anno 2014, per abbellire i conti pubblici. Il tutto, come si diceva, mandando al macero lo Statuto dei contribuenti che, all’articolo 3, prevede l’irretroattività delle disposizioni tributarie. Un vincolo inesistente, visto che il legislatore può derogarvi con legge ordinaria, come regolarmente avviene da anni.

Che dire? Che siamo ormai prossimi (anzi, ci siamo già dentro) alla fascistizzazione fiscale dello stato, che si accentua nella Gloriosa Era Renziana, quella dei selfie e delle attempate sgallettate ambosessi che si coccolano la cavalletta di Rignano sull’Arno.

L’uomo che distruggerà il risparmio del paese facendovi credere che sta riducendo le tasse. Non c’è realmente differenza, tra questo miserabile paese ed i suoi “cugini sudamericani” in bancarotta permanente, morale prima che finanziaria. La rule of law qui non è mai arrivata. Vale l’arbitrio e la macchina del tempo, quella che viaggia nel passato a recuperare gettito, quando non riesce ad averne abbastanza nel presente, creandosi basi imponibili di fantasia, come i presupposti d’imposta.

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