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I misteri di Pasquasia

Il 23 maggio 1992, il giudice Giovanni Falcone viene assassinato dalla mafia, insieme alla moglie Francesca Morvillo ed agli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

Il 30 giugno 1992, il pentito di mafia Leonardo Messina inizia a deporre dinanzi al giudice Paolo Borsellino. Caposquadra nella miniera di sali potassici di Pasquasia, in provincia di Enna, afferma, tra le altre cose, che nelle gallerie venivano stoccati rifiuti radioattivi. L’attendibilità del pentito Messina sembrerebbe confermata dall’avvio, il 17 novembre dello stesso anno e sulla base delle sue dichiarazioni, della cosiddetta “Operazione Leopardo”, che porterà ad oltre 200 ordini di cattura in tutta Italia.

Il 19 luglio 1992, il giudice Paolo Borsellino viene assassinato dalla mafia, insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. La stessa “Operazione Leopardo”, di fatto, verrà coordinata da Giovanni Tinebra, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta.

Lo stesso anno, la miniera di Pasquasia chiude, nonostante desse lavoro a centinaia di persone; nonostante l’Italkali fosse tra i primi produttori mondiali di sali potassici; nonostante si ritiene che avesse ancora, davanti a sé, molti anni di potenziale produttività.

Già nel 1984, l’Enea (oggi Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, allora Comitato nazionale per la ricerca e lo sviluppo dell’energia nucleare e delle energie alternative) aveva condotto studi sui livelli argillosi di Pasquasia e sulla loro resistenza alle altissime temperature generate da scorie nucleari.

In quello stesso periodo, sempre secondo le dichiarazioni di Leonardo Messina, funzionari del Sisde, il Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Democratica, avrebbero chiesto all’amministrazione comunale del tempo l’autorizzazione a seppellirvi materiale militare.

Nel 1996, l’onorevole Giuseppe Scozzari presentò un’interrogazione parlamentare sulla presunta trasformazione di Pasquasia in deposito di scorie radioattive, gestito da organizzazioni criminali. La sua indagine era partita dalla diffusione, all’inizio del 1995, di un documento secondo cui, nell’Europa occidentale, vi sarebbero state una mezza dozzina di siti adibiti a depositi di scorie. Tra questi, Pasquasia! Uno studio epidemiologico, condotto nel 1997, rivelò un abnorme incremento di malattie tumorali, non giustificabile in una provincia pressoché priva di industrie e di particolari inquinamenti. Non esiste una casistica certa ed aggiornata sugli anni successivi, non essendo stata la provincia di Enna inserita nel registro dei tumori!

Secondo un’inchiesta condotta da Angelo Severino, direttore de L’Ora Siciliana, gli alti tassi di Cesio 137 riscontrati nel 1997 nei pressi di Pasquasia, potrebbero testimoniare la simulazione di un incidente nucleare, intorno al 1995, per verificare il comportamento dei terreni in caso di dispersioni di radiazioni.

Nel 1997, la procura di Caltanissetta dispose un’ispezione all’interno della galleria utilizzata dall’Enea: furono trovate alcune centraline di rilevamento, anche se non è mai stato pienamente chiarito cosa dovessero misurare!


In un’intervista rilasciata nel 2001 ad Angelo Severino, l’onorevole Ugo Grimaldi, assessore regionale al territorio e ambiente dal 18 luglio 1996 al 29 gennaio 1998, così si esprimeva: “Quando cercai di entrare a Pasquasia […] ebbi grande difficoltà ad accedervi, perché non volevano che entrasse la televisione. Non volevano nel modo più assoluto che si vedessero i pozzi. Quando poi sono riuscito ad entrare all’interno della miniera, la cosa più strana che vidi era che uno di quei pozzi, che loro chiamavano bocche d’aria o sfiatatoi enormi e profondi, […] era stato riempito con materiale che di sicuro era stato trasportato all’interno della miniera per chiudere, per tappare in modo definitivo quella bocca. E non si tratta di materiale buttato dentro casualmente […]. Qui si tratta di tir carichi di materiale che poi hanno buttato dentro appositamente per seppellire e nascondere un qualcosa”.

Al riguardo, anche in’interpellanza del Partito dei Comunisti Italiani della Sicilia si sostiene che “durante la notte sarebbe stato notato il passaggio di mezzi pesanti, con targhe straniere, […] ciò rafforzerebbe l’ipotesi che la Sicilia potrebbe essere crocevia di un traffico internazionale di rifiuti tossici gestito dall’ecomafia”.

Nel 2003, Pasquasia fu inserita tra i potenziali siti da destinare a depositi di scorie radioattive.

Nel 2007, L’Ora Siciliana ha manifestato il timore che a Pasquasia potessero essere stoccate anche le HLM di terza generazione, scorie il cui decadimento radioattivo richiede migliaia di anni.

In tempi recenti, si è prepotentemente tornati a parlare e ad operare per la messa in sicurezza dell’impianto e per la completa bonifica dell’area. In tal senso, la Regione Siciliana ha previsto uno stanziamento complessivo di 26 milioni di euro e la stessa Italkali si è resa disponibile alla riapertura della miniera ed al riavvio dell’attività estrattiva, per la produzione di magnesio metallico.

Secondo Giuseppe Regalbuto, presidente della Commissione speciale miniere dismesse dell’Unione regionale province siciliane, “riaprire il dibattito sui nostri siti minerari fa sì che in prospettiva della riapertura delle centrali nucleari si scongiuri il ricorso alle nostre miniere come luoghi dove smaltire le scorie”.

Al momento, sono state essenzialmente avviate attività di controllo e monitoraggio. In particolare, dei lavori di messa in sicurezza d’emergenza e del monitoraggio ambientale, affidati “senza gara” alla Sidercem s.r.l. di Caltanissetta, azienda di famiglia dell’assessore regionale alle attività produttive, Marco Venturi, si sono ultimamente occupate alcune testate giornalistiche ed in particolare Sud e Live Sicilia.
Ma questa è un’altra storia!

 

Credits Photo: YouReporter

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