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Evviva la petrolchimica in Sicilia

Non ho ricordi di mio nonno, morì che avevo appena un anno. Mia madre mi ha spesso raccontato che, da Ragusa Ibla dove vivevano, egli si recava regolarmente a Priolo Gargallo, dove amministrava proprietà altrui. Mi ha anche raccontato che, talvolta, portava con sé, in una sorta di gita, tutta la famiglia.

Nei suoi ricordi di bambina, mia madre descrive ancora tutta la fascia compresa tra Siracusa ed Augusta come una delle più belle che possano esistere. Ed in effetti, ancora oggi, da quella sorta di balcone sul mare rappresentato dai Monti Climiti, può immaginarsi la bellezza del panorama costiero, certamente non inferiore a quello fruibile da altre amene località, ad esempio da Taormina.
Da tempo, ormai, nulla è rimasto come allora:

[…] Il polo petrolchimico siracusano (anche triangolo industriale siracusano) sorge in un’area compresa nel territorio dei comuni di Melilli, Priolo Gargallo e Augusta.
[…] Sorto negli anni cinquanta, grazie ad un piano di industrializzazione che permettesse alla provincia di Siracusa di uscire dal sottosviluppo e avviasse a soluzione lo storico problema della disoccupazione, si concretizzò con la costruzione di raffinerie di petrolio greggio e di impianti di produzione di derivati chimici del petrolio. […] A supporto ed integrazione dell’area, una dopo l’altra, nacquero tantissime altre aziende dell’indotto, anche grandi, come quelle di costruzione di piattaforme petrolifere marine.

[…] Il primo insediamento industriale sorse nel 1949 ad opera del cavaliere Moratti: fu lo stabilimento Rasiom, una raffineria di petrolio. […] Nel 1956 nacque la centrale termoelettrica Tifeo. […] Nel 1961 la Esso rilevò la raffineria di Augusta, insediandosi nel territorio. […] Nel 1973 di fronte alla Rasiom sorse la Liquichimica. […] Nel 1975 entrò in funzione lo stabilimento petrolchimico dell’Isab, per la produzione di combustibili a basso tenore di zolfo. Infine giungeranno nell’area la Co.ge.ma, la Centrale elettrica Enel di Marina di Melilli, l’Icam – diventata poi Enichem Anic – e l’impianto di polietilene dell’Enichem. […]
Una tale concentrazione di strutture produttive provocò un immediato effetto positivo su tutta l’economia locale, con incremento della popolazione per via dell’immigrazione interna indotta dalla richiesta di manodopera, ed un consistente miglioramento del reddito pro capite. […]

La nascita del polo petrolchimico più grande d’Europa […] produsse però, in tempi abbastanza brevi, una serie di problemi reali. L’assenza di sensibilità ecologica in generale, e quindi di leggi che tutelassero la salute delle popolazioni a contatto con le aree industriali, provocò lo squilibrio ecologico dell’intera area. L’emissione di sostanze inquinanti nell’aria, provenienti dalle ciminiere, lo sversamento continuo di sostanze inquinanti nelle acque del mare, e l’interramento di prodotti e scarti di varia natura, provocò veri e propri disastri ambientali, a volte scoperti solo a grande distanza di tempo o per cause fortuite. Inquinamenti delle falde acquifere di tutta l’area circostante, l’abbassamento di svariati metri delle falde d’acqua potabile a causa del pompaggio ininterrotto per gli impianti di raffreddamento, incidenti sempre più frequenti con incendi e esplosioni disastrose, emissioni improvvise di nubi maleodoranti e stranamente colorate. Quando vennero scoperti i pericoli legati all’amianto, la fabbrica Eternit alle porte di Siracusa venne chiusa, senza tuttavia eseguire mai una reale bonifica della zona.

[…] A partire dagli anni settanta è avvenuta la chiusura di diversi impianti e stabilimenti per il trasferimento di vari cicli produttivi; il polo petrolchimico soffre ormai di una carenza occupazionale e di mancanza di concrete prospettive di sviluppo […]. Da più di 10 anni si discute sul piano di bonifica dell’intera area industriale, senza tuttavia averne mai compiuto una reale attuazione. Sono in molti oggi a chiedersi se è stata una scelta felice destinare un’area costiera così bella e vasta, ricchissima di testimonianze archeologiche di immenso valore, a zona industriale così invasiva ed inquinante quale è quella petrolifera. Nell’area infatti insistono, ad esempio, la necropoli della cultura di Thapsos e i resti archeologici della città greca di Megara Hyblaea, tutti circondati e quasi inglobati dalle industrie. Non è da escludere neanche la distruzione di quanto era ancora sepolto e non noto all’epoca delle grandi costruzioni. La zona è stata pesantemente condizionata anche dal punto di vista turistico, proprio per la presenza massiccia degli impianti, ed allo stato non è credibile alcun piano di recupero ambientale.

[…] Recenti studi sulla mortalità negli anni 1990-1994 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tra la popolazione residente nei comuni dell’area Augusta-Priolo, hanno riscontrato eccessi di mortalità tra gli uomini per cause tumorali pari al 10% in più rispetto alla media regionale; per il tumore polmonare l’eccesso è pari a circa il 20%.

L’Ufficio di Medicina del Lavoro di Messina ha riscontrato nelle urine dei lavoratori […] addetti all’impianto cloro-soda, concentrazioni di mercurio molto al di sopra del limite massimo consentito. Dal 1980 ad Augusta cominciano le prime segnalazioni di nascita di bambini malformati […]. Ad Augusta risulta un eccesso anche delle malformazioni genitali. […] (Fonte)

Un anziano collega di mia moglie mi raccontava, tempo addietro, dei suoi ricordi gelesi da bambino: un paese certamente più tranquillo di quanto non lo sia oggi, una spiaggia splendida, chalet sul mare dove, nelle sere d’estate, si ballava e ci si divertiva.

Anche Gela è molto cambiata:

[…] Il polo petrolchimico di Gela, nasce negli anni cinquanta del XX secolo su iniziativa di Enrico Mattei presidente dell’ENI, e fu realizzato dall’Anic.

[…] Mattei progettò di creare un grande polo industriale fra Gela, Augusta e Siracusa allo scopo di sfruttare il petrolio greggio che era stato trovato nel ragusano e che non era molto adatto alla trasformazione in prodotti leggeri a causa della sua elevata viscosità, nonché il gas naturale che era stato trovato nel territorio di Gagliano Castelferrato. Vennero così costruiti grandi impianti di raffinazione nel polo petrolchimico siracusano ed un grande impianto petrolchimico lungo la costa di Gela.

Così, il polo siracusano produceva benzina, gasolio e olio combustibile, mentre il polo gelese produceva concimi chimici e polimeri per la produzione delle materie plastiche.

Quando tutto sembrava andare secondo il programma di Mattei, questi morì nei cieli della Lombardia non lontano da Milano, per lo scoppio in fase di atterraggio del suo aereo partito da Catania. Questo evento, mai chiarito ma considerato come un attentato, pose fine, proprio nel momento cruciale, al progetto portato avanti da Mattei. I due poli petrolchimici della Sicilia meridionale rimasero come delle cattedrali nel deserto e svolsero la loro funzione in maniera scoordinata apportando l’unico risultato di creare uno sconvolgimento dell’ecosistema in due delle più belle coste della Sicilia, quella jonica e quella mediterranea. […][…] (Fonte)

Negli anni sessanta, poi, lontano dal petrolchimico, vennero realizzati gli alloggi per gli impiegati ed i dirigenti, al quartiere Macchitella. Quasi a voler sancire la netta separazione da quel ghetto aperto che rimase il resto della città, impossibilitato a tenersi lontano dai fumi e dall’odore acre provenienti dalle raffinerie!

Tra il 1989 e 1990, lavorando per un’impresa che aveva piccole commesse anche all’interno del petrolchimico, ricordo che, una volta, io ed un sondatore fummo quasi inghiottiti da sabbie mobili nell’area adiacente agli impianti, all’ingresso di Gela provenendo da Vittoria. Ci salvò solo l’intuito dell’amico imprenditore che, tornando in fuoristrada dopo essersi recato presso gli uffici ed accortosi da lontano di quanto stava accadendo, ci lanciò tavoloni di legno ed una fune a cui aggrapparci. Lo stesso amico mi raccontava dell’usanza, diffusa tra i gelesi, di recarsi lungo la riva e di prelevare benzina da piccoli e superficiali scavi nella sabbia!

Solo in anni molto più recenti, tra la fine degli anni novanta ed i primi anni del terzo millennio, sono stati avviati tardivi interventi di bonifica ambientale e la realizzazione di barriere idrauliche, con l’unico intento, purtroppo, di cercare di tamponare un danno ormai irrimediabile, senza alcuna possibilità di ripristinare condizioni ambientali definitivamente perdute.

Conosco meno la realtà di Milazzo, ma non credo si discosti molto da quella dell’area aretusea e di Gela:

[…] Ma nella parte di levante, è anche occupata dall’Eco-Mostro: il “Petrolchimico”, ovvero la Raffineria di Petrolio e oli combustibili.
Una delle tante scelte scellerate della politica anni ’50 che hanno fatto della Sicilia il “ricovero” dell’Industria pesante nazionale. E non bastasse quello: come se fossero contigui (ma in effetti distano 3-4 Km uno dall’altro) sorge anche una centrale elettrica alimentata ad olio e carbone … Ed ancora: un ulteriore impianto, definito “Cogeneratore” fa compagnia alla Raffineria nel paesaggio sempre più sguarnito della piana “levantina” di Milazzo … Occupare il territorio di uno dei luoghi paradisiaci della Sicilia e trasformarlo in terra costantemente in pericolo di catastrofe ambientale non ha alla lunga giovato né alla salute né all’economia dei luoghi che se meglio sfruttati dal punto di vista “paesaggistico” e turistico avrebbero portato ben altri capitali, rispetto al denaro “sporco” di petrolio e oli non combusti …

(Fonte)

La mia città, Ragusa, è stata per tanti versi fortunata. Non vicinissima al mare, gli idrocarburi estratti dal suo sottosuolo sono stati raffinati altrove. Solo la presenza di uno stabilimento della Polimeri Europa ricorda anche a noi che la Sicilia è stata a lungo denominata la ”superpetroliera del Mediterraneo”!

La Polimeri Europa S.p.A. è una società del gruppo ENI impegnata nei settori della chimica di base (o primaria), della petrolchimica e delle materie plastiche.
[…] I principali stabilimenti produttivi sono: Priolo Gargallo, Brindisi, Ferrara, Mantova, Porto Marghera, Porto Torres, Ragusa, Ravenna, Sarroch e Settimo Milanese.

(Fonte)

Questa è stata ed è la petrolchimica in Sicilia.

Nell’interesse di noi siciliani e soltanto per il nostro benessere?

Mi limito a ricordare alcune delle principali aziende coinvolte:
- ENI, con sede legale a Roma e sedi operative a Roma, Milano, San Donato Milanese;
- ENICHEM, con sede a San Donato Milanese;
- SYNDIAL, con sede a San Donato Milanese;
- POLIMERI EUROPA, con sede a San Donato Milanese;
- ERG, con sede legale a Milano e principale sede operativa a Genova;
- EDISON, con sede a Milano;
- ESSO ITALIANA, con sede a Roma;
- SASOL ITALY, con sede a Milano;
- SHELL ITALIA, con sede a Milano;

e, nel passato, la LIQUICHIMICA di Milano e la RASIOM del cavaliere Moratti.

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