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I like su Facebook? Sono un diritto costituzionale

Naturalmente siamo negli Stati Uniti e parliamo del Primo Emendamento - quello a cui si richiama ogni film americano che si rispetti - sulla libertà di espressione.

Mercoledì 18 settembre un tribunale federale ha stimato che i “like” sul social network equivalgono a una manifestazione del proprio pensiero. Lo racconta il Wall Street Journal qui.

Com’è nato il caso? Uno vicesceriffo di Hampton, in Virginia, è stato licenziato perché aveva messo un like sulla pagina Facebook di un concorrente del suo capo, durante la campagna per il posto - appunto - di sceriffo. Il tribunale ha stimato che questo “like” stava a significare “l’equivalente della manifestazione di un pensiero politico”.

Esisteva un precedente al contrario. Nell’aprile del 2012 il giudice aveva stimato che, invece, il “like” non potesse essere una vera manifestazione di libertà di espressione perché non corrispondeva a un vero annuncio (“statement”, diceva il giudice).

Per la corte d'appello d'appello di Richmond, Virginia, invece si tratta - al pari di una dichiarazione fatta altrove - di una manifestazione della libertà di espressione, tout court.

Chiaramente a Facebook era piaciuta molto poco la prima decisione, mentre ha salutato con un “mi piace”, da parte di uno dei suoi avvocati, quest'ultima.

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