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I giovani d’oggi e la nuova Torre di Babele

I giovani d'oggi e la nuova Torre di Babele

Dalla notte dei tempi l’uomo si è adoperato in tutti i modi per inventare forme di linguaggio, abbinate a segni e suoni, per dialogare o farsi capire dai propri simile e non. Risalgono al Paleolitico, circa trentacinque, quarantamila anni fa, le più antiche pitture rupestri, tentativi primordiali di comunicazione, ritrovate a Lascaux in Francia, ben conservate e nascoste in una grotta.
 
Testimonianze di tali opere le possiamo anche ammirare in Val d’Assa, sull’Altopiano di Asiago, sulla strada che da Roana porta a Canove di Roana. Molto più tardi, quando tutti gli uomini della terra utilizzavano un’unica lingua, si racconta nel Libro Della Genesi, in una pianura nella regione del Sennar, i discendenti di Noè emigrando dall’Oriente trovarono terreno ideale per edificare una nuova città ed una torre alta la cui sommità guardasse al cielo. Quando il Signore scese a vedere la città, comprese che fin tanto che gli uomini avessero parlato tutti la medesima lingua, nulla li avrebbe fermati nel loro intento. Per la presunzione di voler erigere una torre alta fino al cielo, Dio punì l’uomo con la confusione delle lingue e li disperse sulla faccia di tutta la terra affinché non si intendessero più gli uni con gli altri. Questa curiosa leggenda, ci riporta brutalmente ai giorni nostri, alle vicende quotidiane di ogni benedetto giorno che passa.
 
Gli americani lanciano costantemente segnali nello spazio, in attesa di qualche risposta aliena, laboratori scientifici tentano di mettere a punto sistemi di comunicazione per dialogare in qualche modo con scimmie e delfini. Uomini importanti della terra partecipano a grandi tavole rotonde per risolvere guerre e problemi che affliggono l’umanità, cercando un linguaggio idoneo ad agevolare la buona riuscita dell’incontro. Esistono aziende che hanno approfondito studi ed organizzano corsi di comunicazione per insegnare alle persone a conquistare il consenso e l’assenso nelle relazioni private, sia in ambito sentimentale, affettivo e professionale in ambiente lavorativo. Dovremmo quindi essere dei geni della comunicatività vista la millenaria esperienza. Ma qualcosa ci sfugge!
 
Vedo sovente ragazzi fermi alle fermate dell’autobus armeggiare con il telefonino, quasi isolati dal mondo circostante. La scena più triste che mi è accaduto di vedere è stato vedere tre giovanissime ragazze, sedute sulla stessa panchina ed ognuna inviava messaggi con il proprio telefonino nella totale assenza di dialogo, almeno tra loro. Un giorno mi è accaduto di ricevere per errore un sms che diceva testualmente queste parole: “ Skolta io m sn semp presa la responsab d mie azn o sclt e nn accet paternali da 1 crtn ke nn a avut il crgg x comunic d nn esser + interes”. Di primo acchito ho pensato che si trattasse di una breve comunicazione tra extracomunitari ma tempo dopo rileggendo ho realizzato che si trattava di una tipologia di linguaggio giovanile a me sconosciuto, visto che una ragazzina che conosco mi ha fatto una traduzione simultanea.
 
Anche le mura in giro per la città riportano frasi e simboli di difficile interpretazione. Abbigliamento stracciato tatuaggi e piercing denotano una difficoltà radicata ad accettarsi come si è. Ho la sensazione che ci sia nei giovani la volontà di utilizzare un linguaggio a noi incomprensibile, come per punirci per il fatto di non condividerli appieno o di lasciarli troppo soli. Per non avere il giusto dialogo con loro. Tentano in tutti i modi di comunicarci qualcosa, il loro disagio forse, ma noi non riusciamo a coglierne il giusto significato. Sassi dai cavalcavia, bullismo nel gruppo dei pari, baby gang, droga, alcool, e ragazzi che sterminano le famiglie! Papa Giovanni Paolo II° ci ricordava che per capire i giovani dobbiamo usare il loro stesso linguaggio.
 
Possibile che non riusciamo a comprendere che hanno solo bisogno di noi, del nostro tempo, del nostro affetto, della nostra comprensione e compagnia. Siamo sempre occupati a fare quadrare i conti di casa, impegnatissimi nel lavoro e troppo attratti dalle tentazioni tecnologiche che il mercato ci offre. Non siamo disposti a rinunciare a nulla, dalla macchina lussuosa, alla vacanza estiva, al telefonino di ultima generazione, all’I-pod. Ma tutto questo ha un costo ed il debito maggiore lo abbiamo verso i nostri ragazzi. Noi abbiamo costruito una nuova Torre di Babele. La punizione che subiamo è forse quella di non riuscire più a parlare il loro linguaggio?

 

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