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I contraccolpi del rating

Stare sul mercato vuol dire anche subirne gli eventuali scossoni, e reagire in modo adeguato. Così lo stillicidio di valutazioni che incombono ad ogni pié sospinto può riguardare ogni ambito, non ultimo quello economico-produttivo.
La competitività dell’Italia pare risultare in costante calo: in termini di performance si legge che il nostro Paese si colloca, secondo una comparazione tra paesi OCSE effettuata dalla Banca Mondiale, al penultimo posto su un campione di 23 nazioni.

 

Alcune valutazioni pervengono da enti autorevoli, da accreditate Agenzie internazionali: non sono quelle di un collega di lavoro o di un oppositore politico, immediatamente accantonate, inascoltate o risolte con qualche scambio di battute. Queste “sentenze” possono incidere nel futuro e nella credibilità generale e vanno, se possibile, controdedotte con inaudita forza mediatica.

Questione complessa, delicata, stabilire la “credibilità” delle politiche economiche: tanto più in un mercato, in un contesto sociale dove ciascuno si ritiene detentore di ragione, di giustezza, di efficienza, di saggezza, dove non si conosce l’autocritica, ma si pratica a piene mani la critica. Un esempio utile può essere quello della recente manovra finanziaria: emanata, dopo svariate modifiche in progress, tra sussulti, grida e contraccolpi, poi contestata nell’efficacia. La verità, l’oggettività, il merito soggiacciono al fenomeno fata morgana: più mi avvicino e più si dissolve ciò che ero certo di avere dinanzi. Fino a quando cala, come scure, un giudizio severo, inaspettato, incontrollabile, per esempio da parte di una delle più note e autorevoli Agenzie internazionali di rating.

Un nuovo dubbio insidia le nostre (poche) certezze: può reggere la nostra politica economica all’impatto globale? Quanto c’entra la (onnipresente) politica in queste determinazioni? Tale contaminazione, quella della politica sulla scienza economica, insinuata da alcuni, determina e presuppone un ulteriore dato: che il “tecnicismo” su queste valutazioni receda di fronte a scelte politiche, riducendone sensibilmente valore ed effetto. E corrisponde a ritenere che ogni considerazione esterna appaia soggettiva e poco “scientifica”.

Realmente è ignota, inconoscibile la risposta su ciò che resta di buono e sano e ciò che va rottamato: quantomeno la cittadinanza meriterebbe qualche certezza in più, nel proprio altalenare quotidiano, a fronte di un panorama troppo confuso ed informe. Ma anche quest’ultima considerazione si è già persa tra i meandri delle infinite interpretazioni, tra chi sarà d’accordo e chi invece attribuirà faciloneria ai ragionamenti fatti: palla la centro, la partita ricomincia.

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