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I Vicerè di San Lazzaro di Savena

Questo breve commento è una personale replica democratica ad un articolo a firma di un Sindaco su un noto quotidiano, il quale aveva osteggiato a mezzo stampa il cosiddetto Comitatismo. Questo breve commento può dare spazio a profonde riflessioni sulla cosiddetta libertà di stampa (la replica è stata censurata) e sulla risicata possibilità dei cittadini di rimarcare il proprio civile dissenso nei confronti del Potere che non ammette che i cittadini manifestino o si riuniscano e che neppure dissentano dal pensiero forte di nuovi Vicerè. La realtà descritta è quella di un luogo italiano.  

Bologna 5 marzo 2009

Preg.mo Direttore,

leggo su Repubblica del 5 marzo 2009, un articolo a firma Sindaco Marco Macciantelli dal titolo “Il Comitatismo rischia di uccidere il Civismo”.
Devo confessare, sulle prime, di aver creduto di ravvisare un refuso nel titolo dell’articolo pensando che questo fosse da interpretarsi nel più attuale “Il Comitatismo rischia di uccidere il Civis“ ma il contenuto dello stesso mi ha di fatto smentito trattandosi, forse a totale insaputa dell’estensore Macciantelli, del più bel pezzo di teatro dell’assurdo da Ionesco ad oggi.

Da cittadino sorge spontaneo domandarsi se un Amministratore pubblico possa fornire una visione così greve di aspetti fondamentali di crescita di una Comunità quali appunto il Comitatismo. Ne discende un affresco a tinte fosche dove lo stesso Comitatismo viene dipinto alla stregua di una sentina maleodorante di interessi, di “particulari” guicciardiniani, di clientele e ricatti in uno scenario da corte dei Borgia.



Un coacervo di brutture estorsive, di scambi immorali e ricattatori insomma una sorta di anticamera diabolica ove si possono decidere, questo pare di leggere fra le righe, anche le sorti elettorali di un Comune. Sorgerebbe spontaneo domandarsi se sia da ritenersi a questo punto mefistofelico il Comitatismo o se vi siano invece molti Faust in circolazione a capo di troppe pubbliche Amministrazioni. Un amministratore dunque affranto da esposti, giustizialismo, ricorsi, contenziosi, vertenze, tutti strumenti venefici e ammorbanti per la gestione democratica del Territorio. Evidente che la rappresentanza democratica passi attraverso lo strumento civile contraddittorio e che in definitiva la vera garanzia costituzionale possa essere riassunta in un vecchio aforisma: se tutti la pensassimo allo stesso modo non esisterebbero le corse dei cavalli. Se cosi’ non fosse non vigerebbe in democrazie più evolute della nostra, l’istituto della class–action ma si vestirebbe ancora in orbace e si finirebbe al sole di Ponza ma non per trascorrervi un lieto soggiorno ma un ingrato confino. Comprendo però che in taluni sia incontrollabile la tentazione di calarsi nel ruolo di “princeps imago dei“ piuttosto che di servitore della cittadinanza e delle sue rappresentanze.

La sintesi sarebbe uno sradicamento delle reti di relazione, di una forzatura delle regole minatoria e intimidatoria, insomma di una sorta di ritorno al passato. Il nostro Amministratore scrive argutamente: se una questione è vera, basta una persona a porla, viceversa, se non è del tutto fondata, non ci sarà quantità di firme in calce ad una petizione in grado di renderla valida. La coartazione libero arbitrio passa proprio dall’idea monocolore di divenire arbitri. Il problema di fondo è radicalizzare tali congetture sino a confondere il ruolo del Pubblico Amministratore con quello satrapo in un’ estensione parossistica delle proprie competenze giuridiche, amministrative, etiche. Il Sindaco appare giustamente risentito dal detenere, suo malgrado, un singolare primato italiano: 10 comitati sorti nel Comune di San Lazzaro di Savena soltanto nell’ultimo biennio, nel corso del suo mandato. Il Comitatismo puo’ sorgere laddove prevalgano logiche feudali nella gestione della cosa pubblica, dove sia assente l’ascolto e la cultura del rendere conto, dove si lamentino oscurità gestionali, dove si secretano atti pubblici e dove quotidianamente si assiste alla mortificazione degli aspetti più rilevanti della convivenza civile.

Il Comitatismo è l’espressione collettiva di una reazione democratica al silenzio di Istituzioni spocchiose, sprezzanti, autoreferenziali.


Mi preme sottolineare come il contenuto di tale articolo possa ritenersi profondamente diseducativo e offensivo nei riguardi di rappresentanze democratiche di liberi cittadini ben lieti di reclamare nelle forme dei liberi Comitati l’orgoglio di esprimere il proprio civile dissenso verso forme così spregiudicate di medioevo amministrativo.

Cordialmente

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