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HIV | Se hai sofferto puoi capire

Giovanni è un adolescente che racconta la sua scoperta dell’HIV e come affronta la convivenza con questo “ospite” di cui non può parlare. Si dovrebbe leggere nelle scuole, ma siamo in Italia e quindi non accade.

“Se hai sofferto puoi capire” di Giovanni F. con Francesco Casolo, edito da ChiareLettere, disponibile in versione cartacea e digitale, a mio avviso andrebbe letto nelle scuole. Ma siamo in Italia e di HIV non si parla, nemmeno per fare prevenzione.

Per descrivere l’autobiografia di questo adolescente, basterebbe la frase di copertina: “Storia mia e della malattia che non posso svelare a nessuno”. Dalle pagine del libro emerge forte e chiaro lo stigma che circonda ancora oggi l’HIV. E per chi come me ha iniziato a operare in questo ambito all’inizio degli anni ’90, è veramente molto difficile accettare che sia cambiato poco o nulla. Il pregiudizio c’era allora e c’è adesso, con buona pace di chi pensa che ormai è tutto risolto.
Leggendo i racconti di Giovanni, appare evidente che la gente ha paura di infettarsi e di conseguenza prende le distanze dalle persone sieropositive. C’è ancora tanta ignoranza e l’adolescente lo scopre piano piano, lo vive sulla sua pelle. Lui è parte della “setta” del Sacco. Gli adepti sono bambini e adolescenti sieropositivi che si proteggono l’un l’altro. E poi ci sono gli adulti che contribuiscono a rendere il legame tra i ragazzi ancora più forte.

Non vi racconterò nulla perché credo sia giusto che voi conosciate Giovanni e tutti gli altri pagina dopo pagina. Scoprirete perché è importante avere il radar e perché certi amici ti cambiano la vita.

Particolare della cover

Trovo molto significative le parole che danno il titolo alla postfazione di Vania Giacomet -responsabile dell’Unità semplice di infettivologia pediatrica Clinica Pediatrica dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano- : “Per quanto tempo ancora ci sarà bisogno di una maschera?”.
È una domanda che noi in ASA ci poniamo dal 1985 e nel 2018 non siamo ancora riusciti a darci una risposta.

Per me non è facile parlare di HIV quando è coinvolto un bambino o un adolescente. Ho sempre fatto tanta fatica. All’inizio degli anni ’90, la vigilia di Natale andavo nel reparto di malattie infettive dei vari ospedali milanesi a distribuire i panettoni di ASA-Associazione Solidarietà Aids Onlus, quando arrivavo a pediatria dovevo realmente farmi un training prima di entrare; poi andava tutto bene e riuscivo a far sorridere i piccoli malati. Dopo tanti anni di volontariato in ambito AIDS, provo sempre tanta stima per chi occupa dei più piccoli.

Infine, sto cercando di organizzare la presentazione del libro in Associazione, mi piacerebbe che si tenesse in concomitanza del CandleLight, la giornata che in tutto il mondo ricorda le persone morte di AIDS, che quest’anno sarà celebrata il 20 maggio.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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