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Guerra in Libia e immigrazione: Europa cialtrona

Al confronto con i leader europei (e con Obama), spiace dirlo ma Gheddafi sembra un gigante di astuzia e coraggio.

Il fallimento politico dell'Europa è sotto gli occhi di tutti, e la mancanza di una politica comune sull'immigrazione - persino di fronte ad una emergenza conclamata come quella di queste settimane a causa di rivolgimenti epocali in Nord Africa - ne è solo una delle tante prove lampanti. Detto questo, però, sorprende che il governo italiano abbia potuto pensare di cavarsela con il trucchetto dei permessi temporanei come forma di pressione su Parigi e Berlino. L'effetto è stato quello di irrigidire le posizioni. Il paradosso è un totale ribaltamento degli approcci. Roma, quella dei respingimenti in mare, pretenderebbe che un permesso di soggiorno, addirittura temporaneo, concesso da un solo stato membro, valesse come lasciapassare per gli immigrati in tutta Europa. E' ovvio invece - e l'Italia dovrebbe essere la prima a ricordarlo e ad applicarlo - che senza documento d'identità e mezzi di sostentamento, com'è scritto sul trattato di Schengen, non si ha diritto ad andare da nessuna parte. Proprio noi ne avevamo fatto - a mio avviso giustamente - un pilastro su cui poggiare la legittimità delle espulsioni dei rom, anche quelli con cittadinanza di Paesi Ue. Mentre, improvvisamente, a Bruxelles chi aveva criticato la nostra politica dei respingimenti e le espulsioni dei rom adesso fa il muso duro.

Paradossi di una politica europea che si è "italianizzata" nel senso deteriore del termine, dove cioè demagogia, ipocrisie e calcoli elettoralistici sembrano sempre più essere gli istinti guida. E' altrettanto palese che la stragrande maggioranza degli immigrati (pochi sono profughi) che approdano sulle nostre coste, per lo più tunisini, sono diretti proprio in Francia e in Germania, dove hanno già pezzi delle loro famiglie. Ma se questi Paesi sono pronti a procedere con i respingimenti, a maggior ragione dobbiamo farlo noi, anche se sarà più difficile a causa della conformazione dei nostri confini. I campi di concentramento sono un'indecenza. O abbiamo la forza di riportare subito indietro chi sbarca, nell'arco di poche ore; oppure, si mette loro in mano un bell'assegno purché attraversino la frontiera diretti in Francia e Germania; oppure, accettiamo di tenerceli, ma a questo punto i campi non hanno senso, meglio distribuirli subito tra le regioni e lasciare che vengano assorbiti dal tessuto socio-economico come in questi due decenni ne sono stati assorbiti a milioni.

La proposta di Calderoli di ritirarci dal Libano per impiegare i nostri militari e maggiori risorse al controllo delle frontiere non è del tutto infondata, soprattutto perché quella missione - bisogna ammetterlo - non ha alcun senso. La missione Unifil offre un'illusione di stabilizzazione dell'area di confine tra Libano e Israele mentre in realtà tutti sanno che prosegue sotto traccia il riarmo di Hezbollah foraggiato dall'Iran. Che almeno cessi la copertura internazionale a questa ipocrisia. L'Afghanistan, il Kosovo, persino l'Iraq, sono per noi un'altra cosa, così come di tutta evidenza la Libia.


Già, la Libia, altro capolavoro di casinismo dell'Occidente. Grazie ai raid Nato i ribelli ieri hanno vinto la battaglia per Ajdabiya, ma è inutile negare che sul terreno è stallo. Gli insorti, è ormai evidente, non possono farcela ad arrivare a Tripoli e a far cadere Gheddafi e l'intervento occidentale (dal quale gli Usa si sono tirati indietro) è inadeguato a tale scopo, l'unico per cui sarebbe valso la pena. Gheddafi quindi può tenersi saldamente stretto la Tripolitania e pensare di trattare da una posizione di forza. Adesso pare che l'Unione africana abbia ottenuto il sì del raìs ad un cessate-il-fuoco, ma è davvero difficile credere che accetterà un processo di transizione che escluda lui e i suoi figli dal potere in Libia. Il rischio è che si consolidi di fatto una situazione che di settimana in settimana renderà chiaro che Gheddafi ha resistito e vinto la sua battaglia sia contro i ribelli sia contro l'"aggressione neocolonialista" dell'Occidente. La Libia ne uscirà spaccata in due, Gheddafi addirittura rafforzato e gli interessi dell'Italia martoriati. Chi bisogna ringraziare se nella totale assenza di leadership da parte americana si è inserito l'inconcludente bullismo francese? Al confronto con i leader europei (e con Obama), spiace dirlo ma il Colonnello sembra un gigante di astuzia e coraggio. Il paradosso, che tuttavia non sorprende, è che un intervento militare, pur tardivo, sconclusionato e inefficace, piace purché appaia "politicamente corretto".

Tra l'altro, nello scenario che si va delineando nel mondo arabo e islamico l'Occidente si mostra incapace di sostenere le rivoluzioni popolari laddove avrebbe maggiore interesse a che abbiano successo (vedi Siria e Iran), mentre con sconcertante superficialità ha assestato l'ultima spallata a regimi almeno non ostili in Paesi (vedi l'Egitto), dove già s'intravedono sulle macerie del passato lo strapotere dell'esercito e derive islamiste nonché filo-iraniane.

Berlusconi è bollito? Be', si può certamente osservare che la parabola è per forza di inerzia discendente, ma anche che il danno più grave inferto dall'attacco mediatico-giudiziario partito dalla Procura di Milano è stato probabilmente quello di aver distratto il capo del governo dalle crisi che nel frattempo stavano emergendo e che bisognava prendere di petto tempestivamente, abilità nella quale bisogna riconoscere che di solito il Cav. eccelle. E invece questa volta si è fatto cogliere impreparato dalla crisi libica e dal protagonismo di Sarkozy, ci ha abbiamo messo un mese per trovare una linea; nella gestione dell'emergenza immigrazione, che non è iniziata con la crisi libica, ma molto prima, dai rivolgimenti che hanno riguardato tutto il Nord Africa e soprattutto la Tunisia, stiamo contraddicendo noi stessi. E via proseguendo con la riforma della giustizia e la «frustata» all'economia che ancora non si vedono.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.26) 11 aprile 2011 18:17

    Mr. Federico Punzi voglio fare a lei i complimenti ,l’articolo è vicino al mio pensero.............io ho vissuto in libya molto tempo, e ancora adesso curo relazioni commerciali........

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.243) 11 aprile 2011 19:01
    Damiano Mazzotti

    Vedete, anche quando si fa del bene, va fatto bene e nel momento giusto...

    All’inizio della guerra civile, quando i ribelli erano in vista di Tripoli, bisogna intervenire subito e bombardare le posizioni militari e i bunker di Gheddafi giorno e notte, per non dargli tempo di reagire e organizzardi.. Ora le cose si fanno molto difficili e probabilmente bisognerà dividere la Libia in due, poichè Gheddafi si può eliminare, ma purtroppo per noi, ha troppi figli...

  • Di yepbo (---.---.---.53) 12 aprile 2011 01:51

    Che agli USA manchi un presidente capace, ritengo sia chiaro da tempo. Che l’ Europa Unita sia un parto di sfrenata fantasia, mi sembra lampante. Accontentiamoci dell’ Euro, la moneta unica é l’unica cosa possibile in Europa, finché dura. La Libia e Gheddafi. Gheddafi avrà i suoi difetti, ma certamente non é nè uno sciocco nè un pusillanime. Tutt’altro!! Per quanto riguarda la Libia e la situazione in cui versa; Qualcuno ha interesse ad eliminare Gheddafi, spacciando una rivolta tribale per una "rivoluzione di popolo anelante democrazia". Ma per favore, quale democrazia. Una tribù minore approfittando della situazione tenta di espandere la sua influenza, tutto quì, non c’é altro. Oltre ovviamente alla demenza del piccolo Napoleone. Gli Dei non vogliano che ci si ritrovi con una Libia divisa in due od addirittura frammentata. Non abbiamo idea di quale tragedia ci si potrebbe prospettare. Noi italiani, che nella circostanza, avevamo tutti gli interessi possibili ed immaginabili per essere contrari a simile avventura. Avremmo dovuto, Dovremmo defilarci, mantenere un bassissimo profilo, essere almeno neutrali. Invece no!! Nel timore di non comparire, subito pronti a salire sul carro del presunto vincitore. E con che risultati! Non é calcolabile il danno che ci siamo procurati e quanto ci costerà. C’é poi da sperare, che a qualche mantecatto non venga l’idea di un intervento militare diretto. E visti i geni che circolano, nel caso prepariamoci al peggio. In ogni caso, comunque vada a finire in Libia, per l’ Italia saranno dolori. I Libici ci volgliono bene, sono buona gente, ma non sono fessi ed hanno la memoria lunga.

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