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Gli Taliani libici in attesa di una firma

La Libia diventò una colonia dell'Italia fascista nei primi anni '30, per volontà di Mussolini

Il Governatore Italo Balbo, eroe nazionale, diede inizio alla colonizzazione demografica della Libya, terra fertile, baciata dal sole.

 

Si trattava di un programma a lungo termine di "colonizzazione demografica intensiva" che doveva portare ventimila coloni all'anno per 5 anni. Migliaia di italiani cercarono l'America in Africa e, in pochi mesi, si stabilirono nei villaggi coloniali costruiti appositamente nel deserto libico.
 
Con la seconda guerra mondiale, il sogno si trasforma in incubo e i bambini delle colonie vennero espatriati, con la scusa di una vacanza che sarebbe durata sei anni.
 
Con il crollo del regime fascista, l'Italia perse ogni prerogativa sulla Libia e la vita degli italiani che avevano lasciato la Libia da bambini, diventa una vita da "profughi in ogni dove".
 
Negli anni '50, gli italiani avevano ancora un solido e profondo rapporto con la loro ex-colonia e restarono integri i contratti stipulati nel periodo fascista, infatti molti italiani, in quanto proprietari terrieri, godevano di un relativo benessere.
 
Nel 1969, uno sconosciuto ufficiale di 27 anni, figlio del deserto, di nome Muhammar Gheddafi, salì al potere proclamando la Repubblica Araba Libica. Il 21 luglio 1970, il dittatore promulgò una legge ai danni della comunità italiana: confisca immediata di tutti i beni mobili ed immobili ed espulsione immediata.
Circa ventimila italiani giunsero in Italia come nomadi, in cerca di un posto dove vivere, in cerca di una nuova vita, portandosi appresso tutti i ricordi ed un immenso mal d'Africa.
 
La Libia e l'Italia ebbero rapporti molto difficili fino al 6 ottobre 2004, quando il Presidente della Commissione europea Romano Prodi ed il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ratificarono la fine dell'embargo con la Libia.
 
Migliaia di italiani, che erano stati tenuti lontani dalla terra in cui erano nati, poterono finalmente tornare in Libya e rivedere tutti i luoghi della loro infanzia.
Sono una dei ventimila italiani che nel 1970 furono cacciati dalla Libia colpevoli di essere italiani, in violazione della risoluzione ONU 388, del trattato Italo-Libico del 1956 e della legge di ratifica 843/57.
 
Lo stato Italiano che doveva tutelarci e far rispettare gli accordi ci chiese di avere pazienza perché i giusti risarcimenti dovevano attendere gli accordi internazionali ed intanto i profughi della Libia morivano disillusi e trattati da stranieri nella propria patria.
 
Nel 2008 il tanto atteso accordo internazionale e la delusione per non esserne stati inclusi, vanificando trentotto anni d’attesa senza nemmeno l’ombra delle scuse per come fummo trattati.
 
Anche le promesse inserite nella legge di ratifica n. 7 del 6 febbraio 2009, (Gazz. Uff., 18 febbraio, n. 40), dove, all’art. 4, si parla degli indennizzi spettanti a noi profughi. restano ad oggi solo promesse non mantenute, di un indennizzo che forse arriverà a qualche percento del valore dei beni confiscati illegalmente nel 1970.

Sono due anni che manca solo una firma per dare il via all'iter, quella di Giulio Tremonti.
 
Da cittadini italiani rispettiamo leggi che il parlamento promulga e il capo dello Stato ratifica ma con profonda amarezza vediamo che lo Stato può impunemente ignorarle perché nessuno le fa rispettare nell’indifferenza dei mezzi d’informazione e delle istituzioni.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.158) 2 ottobre 2010 11:24
    Damiano Mazzotti


    I soldi ai libici sono arrivati... Loro hanno il petrolio...

    E i soldi ai cittadini italiani arriveranno quando ci saranno dei nuovi politici che invece di pensare ai loro affari e agli affari privati con i libici, daranno priorità ai diritti dei cittadini...

  • Di Vanessa Giuliano (---.---.---.21) 2 ottobre 2010 13:34
    Vanessa

     ho 14 anni e leggendo questo articolo ho imparato qualcosa che sui libri di storia non hanno mai scritto...Grazie Vanessa!

  • Di Vanessa Giuliano (---.---.---.21) 2 ottobre 2010 13:40
    Vanessa

    il commento precedente è di mio figlio che ha usato il mio account per errore!

  • Di (---.---.---.21) 2 ottobre 2010 16:19

    Complimenti per l’articolo, è vergognoso che per attuare una legge si debba aspettare una semplice firma di Tremonti.

    Leggendo questa vicenda, mi sono immedesimata nella loro vita, soprattutto quella dei bambini che sono stati strappati dalla loro casa e dai loro sogni.
    Tremonti....vedi di concludere, qui si sta parlando del tuo Paese.
    Rita P. 
  • Di (---.---.---.21) 2 ottobre 2010 18:56

    Impunemente la nostra amata Patria continua imperterrita ad ignorare anche i più elementari diritti del cittadino.


    Tale e quale al paese del terzo mondo che le nostre risorse finanziarie contribuiscono a civilizzare, ad ovvio beneficio delle Grandi Imprese Italiane, che godono di commissioni miliardarie, mentre i profughi rimasti in vita ancora aspettano di ricevere quelle che sono briciole di ciò che il colonnello rubò alle loro famiglie : ecco la nuova frontiera della colonizzazione Italiana.

    Complimenti, mia amata Patria, illegale e morosa senza opzione di giudizio.

    Brava Vanessa.

    DB
  • Di pv21 (---.---.---.23) 2 ottobre 2010 19:52

    Un anno fa Berlusconi si definiva il miglior Premier degli ultimi 150 anni. Ad agosto ha ricevuto il premio Grande Milano perchè "statista di rare capacità". Due giorni fa al Senato ci ha informato di "aver intimato" a Obama e Putin di non presentarsi al G8 dell’Aquila senza aver firmato l’accordo sulla riduzione degli arsenali militati. Scoppiata la crisi finanziaria è andato a Washington e da lì non si è mosso finchè il governo (Obama) non ha stanziato 700 mld per non far fallire le banche. Parlando della "contestata" visita di Gheddafi ha semplicemente dichiarato che il nostro governo non è stato mai informato su quello che il leader libico volesse fare stando in Italia. Nel teatrino di Pantomima e Rimpiattino cambiano situazioni e personaggi, ma non cambia il copione del protagonista ... 

  • Di (---.---.---.166) 3 ottobre 2010 09:04

    Che dire che non sia gia stato detto.... di fronte agli interessi economici la vita e il patrimonio affettivo dei singoli non valgono nulla. Sono uno dei bambini del 1970 cacciati dalla Libia con la complicità benevola dell’Italia. Chi vuole approfondire la vicenda può documentarsi con il saggio di Arturo Varvelli sull’ascesa di Gheddafi e le relazioni tra i nostri paesi, dove grazie ai documenti della Farnesina ora finalmente resi pubblici, si comprendono le reali ragioni del "baratto". La spensieratezza perduta dell’infanzia non può tornare e non può essere compensata ma le violazioni del diritto nazionale e internazionale invece chiamano giustizia anche se sono passati quarant’anni.
    Massimo Russo www.tripolini.it

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