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“Gli Stati Uniti avranno un nuovo reattore nel 2020″. Francese

Il nucleare è duro a morire. Mercoledì Le Monde ha pubblicato un’intervista a Jaques Besnainou, direttore della filiale americana di Areva, società francese costruttrice di centrali nucleari, che controlla una fetta di circa il 25% del mercato mondiale nel settore.

Il messaggio di monsieur atomo è chiaro: gli Stati Uniti avranno un EPR nuovo già nel 2020. Fukushima non spaventa, semmai “rallenta il rilancio del nucleare oltre Atlantico” spiega Besnainou, aggiungendo che “il consenso verso questa fonte di energia non è stato rimesso in dubbio”.

Le basse tesi difensive del capoccia di Areva farebbero impallidire qualsiasi nuclearista berlusconiano. Il calcolo della sicurezza nelle centrali, per Besnainou, pare più un effetto di catastrofi, che uno strumento di previsione delle stesse: “dopo quello che è successo in Giappone siamo obbligati a interrogarci sul rischio inondazione delle centrali…Bisogna essere preparati a questa eventualità”.

Nel nuclearista imprenditore allora, con convinzione imperitura, c’è l’american-think: “la maggior parte delle persone sanno bene che è più inquietante il prezzo della benzina che sale, rispetto alle conseguenze di Fukushima”. Besnainou aggiunge che, a suo parere, un americano “non stringerà mai la cintura” privandosi dell’atomo, che garantisce il 20% della produzione di energia elettrica USA, ciò con il concomitante aumento dei costi energetici delle fonti alternative. Il nucleare “continuerà perché i suoi clienti lo vogliono”; i 104 reattori nucleari americani sono “un’incredibile macchina da soldi”. Ancora. “Con un prezzo KwH sotto i 200 dollari e le centrali che non emettono Co2, chi può credere che il nucleare si fermerà?”.

Negli States il budget per il nucleare quest’anno è stato tuttavia ridotto di due terzi; ciò nonostante una Cina sempre più potente sul fronte fotovoltaico e nulceare, “gli americani ci rifletteranno, non crediate”.

Areva, parola di Jacques Besnainou, ne è certa: “otterrà il permesso di costruire un nuovo reattore nel 2012, lo venderà agli Stati Uniti fra il 2012 e il 2015, e sarà pronto nel 2020″. E la retorica: “solo il nucleare sarà in grado di fornire un’energia pulita a un prezzo ragionevole evitando al tempo stesso le guerre per l’accesso alle riserve energetiche”.

Di fatto Fukushima ha aperto la strada al nucleare francese di Areva, che può profittare degli errori di Toshiba-Westinghouse e Hitachi-General electric, entrambe alleanze industriali nippo-americane che detengono il resto della torta nucleare.

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