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 Home page > Attualità > Società > Giornalismo contemporaneo. La perdita dell’aureola

Giornalismo contemporaneo. La perdita dell’aureola

“Come, voi qui, mio caro? In un bordello voi, il bevitor di quintessenza, voi, il mangiator d’ambrosia! Veramente c’è di che stupire”.
 
 “Mio caro la mia aureola è scivolata, a causa d’un brusco movimento, giù dal capo nel fango del macadam. Non ebbi il coraggio di raccattarla, e mi parve meno spiacevole perdere le insegne, che non farmi rompere le ossa” (dalla "Perdita d’aureola" di Baudelaire).
 
 
Questo dialogo, che ebbi modo di leggere e analizzare al liceo, come un flash si riflette carico ed energico sul bianco della pagina disegnando uno specchio che riverbera i lineamenti del giornalismo contemporaneo.
 
La rivoluzione telematica ha rappresentato un evento di portata paragonabile all’invenzione della stampa. Le informazioni sono facilmente a nostra disposizione. S’organizzano in valanghe pronte ad investirci quotidianamente, pronte per certi versi, a soffocare le nostre riflessioni.
 
Paradossalmente il progresso pare aver innescato un movimento retrogrado.
 
L’informazione subisce sempre più il processo della mercificazione. Le analisi sugli avvenimenti non sono derrate proficue. Il pubblico deve schivare ogni possibile sbadiglio. S’Egli l’abbraccia potrebbe decidere di cambiar fonte e nessun media vuole che ciò accada.
 
Allora si cerca di tener viva la sua attenzione con tutto ciò che rappresenta un affare: gossip a volontà, mitizzazioni di personaggi deplorevoli o di parti corporee di questi (ma vi pare che di pomeriggio si debba mostrare la centrifuga delle "colline artificiali" di una concorrente del Gf9?), mediatizzazioni di stragi familiari di cui si perde presto l’archè (vedi caso Cogne, strage di Erba), gallerie d’arte truculenta, scene strappalacrime iperespressioniste con l’unico obiettivo di far vibrare le corde del tuo animo. E poi basta pronunciare un paio di volte la parolina magica crisi per dire che se n’è parlato.

Abbiamo bisogno di sguazzare nella notizia, abbiamo bisogno di conoscerne gli approfondimenti.
 
Ma dove è andata a finire la mission di chi decide di fare questo mestiere? Dove sono i Travaglio che gridano a gran voce ciò che qualcuno non vuole si sappia? Dov’è andato a finire il ruolo di interfaccia che il giornalista deve esercitare, inserendosi tra fatto e pubblico?
 
La loro coscienza è caduta nel fango della razionalità capitalista. 
 
Quel che conta è l’audience. Insieme ad esso, in un rapporto di proporzionalità diretta, proliferano gli introiti. Devono poter toccare il cielo.
 
E’ andato delineandosi l’infotainment, figlio dell’innesto tra information ed entertainment. Lo spettacolo viene promosso a prima notizia e disseminato ovunque. Il palinsesto non subirà alcuna variazione nemmeno di fronte a fatti, per evitare i quali, il governo (alla cui guida ricordo vi è il proprietario di Mediaset) si batte duramente.
 
Pensiamo al caso Englaro. Berlusconi in pochi giorni propone un ddl per sottrarre la donna dalle grinfie di un padre omicida, a detta di alcuni, a fronte di una sentenza della Cassazione che legittimava la cessazione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiale. Eluana muore il 9 febbraio 2009 ma quel giorno, chi monitora il palinsesto, guarda caso, consegna lo speciale sulla vicenda nelle mani di Fede, negandone uno a Mentana.
 
Canale 5 non poteva mica farci perdere l’espulsione della pazza Federica o del conteso Marco dal Gf9. Ma ciò che mi urge domandare è: che hanno combinato, quella sera, gli italiani divoratori di trash? Dopo cena i freni inibitori si sfilacciano ma di fronte a fatti del genere, meglio guardare “Porta a porta” (anche se contaminato dalla faziosità di Vespa) che assistere ad uno spettacolo tristissimo come quello condotto dalla Marcuzzi.
 
Già, avete ragione, anche lo spettacolo di Vespa lo è stato, ma almeno mi ha condotto a questa critica. Non è altrettanto gratificante commentare sui coups de théatre dei realities.
 
Vespa sprizzava partigianeria da tutti i nei. E’ normale avere un determinato point o’ view ma lui, in quel contesto, avrebbe dovuto fare principalmente il moderatore. Ha comunicato il suo orientamento fin dall’inizio con l’intervista al dottor Gigli, il quale ha proposto un esame tossicologico su Eluana, per poi proseguire con la lettera del padre di Terry Schiavo a Beppino Englaro, la testimonianza del padre di un ragazzo in stato vegetativo da otto anni che partecipa a tutte le attività della famiglia etc .. Vespa, Berlusconi l’ha capito che eri uno dei suoi!!!!
 
Ad ogni modo, la storia disegna sempre degli enormi cerchi concentrici: il fait - divers ha sempre celato in sé un dispositivo magnetico, ha sempre avuto il potere di esaltare il pubblico. La Gazzette de France, gli occasionels, Pulitzer, Hearst non a caso hanno riscosso un gran successo. E’ soprattutto l’immagine a reggere in mano lo scettro nel regno della comunicazione del sensazionale.
 
Si vede e questo deve bastare.
 
Veniamo educati ad accumulare esperienze visive vuote ma non a promuovere il dibattito pubblico. È assurdo. Se proprio vogliamo appagare la nostra coscienza con la visione di immagini, degustiamo il fotogiornalismo di un outsider come Oliviero Toscani!
 
La tv con la sua fascinosa milizia d’immagini consente all’utente una fruizione poco impegnativa. Dal canto suo, la carta stampata finisce per trovarsi impegnata nella ricerca di un convoglio riparatore alla sua inferiorità e così arriva ad omogeneizzare lo stile del suo messaggio a quello televisivo danneggiando la qualità dei suoi pacchetti informativi, perché a strafare si finisce col fiato corto.
 
La maggior parte dei giornalisti fagocitano il centro dei fatti e prendono in considerazione solo gli elementi più frivoli, quelli che io chiamo orpelli. Alcuni meriterebbero il premio per il miglior restauro apportato alla realtà.
 
E’ il caso del voto del Senato al ddl Calabrò. Alcuni giornalisti non hanno fatto altro che sottolineare a più riprese le divisioni interne al Pd, non dando altrettanta importanza a quelle interne al Pdl. Laura Bianconi non ha partecipato al voto, Lucio Malan si è astenuto e tre hanno votato contro.

Tra le tante cose, si va avanti anche sotto le spinte propulsive delle monomanie, reiterando, a periodi, sempre gli stessi dati: improvvisamente tutti i romeni violentano le donne una dopo l’altra, improvvisamente tutti i cani randagi si mettono d’accordo per andare, tutti insieme allegramente, a sbranare gli uomini.
 
Ora internet, a mio avviso, merita di sventolare il vessillo del pluralismo. Abbiamo veramente la possibilità di entrare in contatto con un variegato catalogo d’opinioni. Blog, forum aprono veramente un grande mondo tutto da esplorare, da sottoporre comunque al vaglio della coscienza. Abbiamo la possibilità di spaziare. Ci troviamo in una stanza virtuale in cui non si riesce a sbattere contro le pareti scoprendo così la sua limitatezza. In essa si aprono miliardi di stanze più piccole.
 
Uno dei meccanismi che declina l’invito alla formazione di un’opinione pubblica, è l’eccitamento che i media si provocano l’un l’altro. I loro tentacoli s’intrecciano, l’uno cerca di cozzare l’altro, ma alla fine chi è che muore? Lei. Solo Lei. L’opinione pubblica.
 

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