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 Home page > Attualità > Cronaca > Giocare col fuoco non fa diventare famosi

Giocare col fuoco non fa diventare famosi

Gli incendiarono il letto sulla strada di Trento
riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento


Può essere molto semplice morire in Italia.
Basta scegliere la panchina sbagliata, che subito arrivano tre imbecillotti che decidono di appicare fuoco alla tua stessa persona.

Più difficile è diventare famosi. Ci vogliono anni e anni di foto, scandali che coinvolgano presidenti e first lady, modelle, veline e papponi, poi magari ci scappa una prova in una qualche fiction o un premio al talento ancora non provato e da lì in poi, forse, è discesa.

Diventare famosi perchè si rischia di venire ammazzati da tre imbecilli che appiccano il fuoco, qui in Italia, non è proprio pensabile, non è rilevante che un indiano, un immigrato, viva o meno.

Infatti di Singh Navte non se ne sa proprio nulla.
O almeno nessuno dei media dalla voce rimbombante ne parla.

Per cui ringrazio chi risponde al mio vecchio appello, e porta notizie confortanti:

31 maggio, Fabrizio:
Sing Natve, per le ricerche che ho fatto, dovrebbe essere ancora ricoverato al san camillo di roma, ho telefonato, ma per privacy non mi hanno fornito notizie. Dopo diverse telefonate, ho parlato con BACHUU , esponente della comunità indiana di roma (tra l’altro vittime di una aggresione pochi giorni fa, ne hanno parlato giornali e tele - 25 maggio 09 a roma, in occasione dei preparativi del capodanno indiano).


Nella telefonata mi ha tranquillizzato dicendo che Natve stava meglio e che tra poco dovrebbe essere dimesso dall’ospedale.
Mi ha riferito che la comunità indiana avrebbe rilasciato una dichiarazione pubblica ai mass media.
Stiamo aspettando.
Saluti a Tutti.
fabrizio da fano

12 settembre, Alessandro
ciao,

a metà agosto stava abbastanza bene. Doveva subire un nuovo intervento ad un piede. Ho condiviso con lui una camera del sant’eugenio, avendo subito la stessa tipologia traumatica. Io sono uscito dall’ospedale a metà giugno, ma ogni tanto lo chiamo per avere sue notizie.

alessandro

Grazie ad entrambi, per essere parte di quel piccolo pezzo d’Italia che desidera non scordare le persone, e che crede che esista anche un mondo al di fuori delle sparate televisive.

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