• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Francesca Morvillo e gli agenti delle scorte

Francesca Morvillo e gli agenti delle scorte

Il 23 maggio è stato il 30° anniversario della strage di Capaci e il prossimo 19 luglio sarà il 30° anniversario della strage di via D’Amelio. L’attenzione nei confronti di entrambe le stragi è rivolta prevalentemente all’assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E ciò, per vari motivi, è più che comprensibile. Ma non dovrebbero essere dimenticati gli altri assassini, quello di Francesca Morvillo, moglie di Falcone, e degli agenti delle scorte che, nel caso della strage di Capaci, furono Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, e nel caso della strage di via D’Amelio, furono Emanela Loi, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. E’ emblematico il fatto che su Wikipedia vi siano solo le biografie degli agenti di polizia assassinati in seguito alla strage di Capaci, mentre per la strage di via D’Amelio, sempre su Wikipedia, c’è solamente la biografia di Emanuela Loi.

Rinviando, per gli agenti delle scorte, a quanto viene scritto relativamente alla loro biografia a quanto viene scritto su Wikipedia o su altre fonti informative, intendo occuparmi in questo post della biografia di Francesca Morvillo.

A proposito di Francesca Morvillo su Wikipedia si può leggere:

“Francesca Laura Morvillo (Palermo, 14 dicembre 1945 – Palermo, 23 maggio 1992) è stata un magistrato italiano.

Nata a Palermo il 14 dicembre 1945, il 26 giugno 1967 si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Palermo…

Come il padre Guido, sostituto procuratore a Palermo e il fratello Alfredo poi, decide di entrare in magistratura. Nel corso della carriera ricopre le funzioni di giudice del tribunale di Agrigento, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo, di Consigliere della Corte d’Appello di Palermo e di componente della Commissione per il concorso di accesso in magistratura…

Nel 1979, dopo un primo matrimonio conclusosi con la separazione, Francesca Morvillo conobbe Giovanni Falcone, all’epoca giudice istruttore presso il tribunale di Palermo; si sposarono con una cerimonia civile nel maggio 1986.

Il 23 maggio 1992, intorno alle 18, sull’autostrada A29 Palermo-Trapani, nei pressi dello svincolo di Capaci, una carica di500 chilogrammi di tritolo fa saltare in aria le tre macchine che accompagnavano Giovanni Falcone e sua moglie di ritorno da Roma.

Francesca Morvillo, ancora viva dopo l’esplosione, viene trasportata prima all’ospedale Cervello e poi trasferita al Civico, nel reparto di neurochirurgia, dove però muore intorno alle23 acausa della gravi lesioni interne riportate”.

Nel sito www.ilprofumodellaliberta.it è inserito un ricordo di Francesca Morvillo, scritto da Maria Teresa Ambrosini, avvocato generale pressola Procura della Corte di Appello di Palermo, dove si può leggere, fra l’altro:

“L’avevo conosciuta nell’estate del 1996: allora ero uditore alla Procura presso il Tribunale di Palermo, e Guido Morvillo, sostituto presso quella Procura, volle che incontrassi Francesca, sua figlia, studentessa universitaria al penultimo anno di giurisprudenza. Desiderava che le parlassi dell’esperienza del mio ingresso in questa professione appena aperta alle donne perché auspicava che Francesca abbracciasse la sua stessa attività…

Francesca non lo deluse: laureatasi l’anno successivo, partecipò nel marzo del 1968, appena ventiduenne (era nata il 14 dicembre 1945), al concorso per uditore giudiziario che superò brillantemente, e fu nominata con decreto del gennaio 1970…

La incontrai nuovamente nel febbraio del 1972 allorquando, dopo un anno circa di permanenza presso la sezione penale del Tribunale di Agrigento, venne trasferita alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo, in quello stesso Tribunale ove anch’io, negli stessi giorni, mi ero immessa quale giudice, a seguito della istituzione di autonoma pianta organica di quegli uffici giudiziari…

Ella interpretò le funzioni affidateLe guidata dal Suo innato trasporto verso i giovani. Questo sentimento Le consentì una comprensione più profonda della loro personalità, delle problematiche che li investivano e quindi della ricerca delle modalità più idonee per aiutarli a superare i periodi di crisi e delle risposte più adeguate alle azioni antisociali eventualmente poste in essere; ancora Le fece avvertire forte l’esigenza di restituire a ciascun minore la dignità che è propria di ogni essere umano…

Questo impegno Ella svolse con serenità ed equilibrio, con una professionalità sempre più forte e adeguata ai cambiamenti che si svolgevano nella società e nel diritto, con una preparazione giuridica approfondita e costantemente aggiornata, con la disponibilità al confronto con colleghi ed operatori, con quella umiltà che dovrebbe essere dote essenziale in un magistrato e, infine, con una dote, purtroppo molto poco diffusa: un profondo rispetto per i diritti degli altri, per la dignità che vedeva in ogni essere umano con cui entrava in contatto, dal più umile al più autorevole, dal più misero al più degno di considerazione…

Dopo oltre sedici anni, pur consapevole di lasciare un’attività che avrebbe rimpianto, per il peculiare legame che si era creato tra tutti coloro che erano coinvolti nei procedimenti minorili, connotati da frequenti momenti di confronto e di collaborazione, chiese e ottenne di essere trasferita alla Corte di Appello della nostra città, ove nel luglio 1988 prese possesso delle funzioni di Consigliere presso la terza sezione penale.

Essendo stata anch’io, quasi contemporaneamente, trasferita al Palazzo di Giustizia, ho continuato a lavorare accanto a lei, avendo così modo di constatare direttamente quali spazi sempre più vasti di stima e di considerazione essa si andava creando nel nuovo ambiente di lavoro, ove ben presto venne ritenuta uno dei magistrati con maggiore competenza nella materia penale, e di trovare conferma del suo stile di lavoro anche nello svolgimento delle funzioni giudicanti, specie nei processi impegnativi e delicati, dei quali fu relatore inappuntabile ed estensore ineccepibile delle sentenze.

Sono stata accanto a lei in quei momenti di tormento e di ansia che le venivano dal condividere la vita di Giovanni Falcone. Ma, per la riservatezza che la distingueva, mai faceva trasparire le sue angosce, le sue preoccupazioni: bisognava soffermarsi nella profondità dei suoi occhi, osservare attraverso il suo sguardo per superare il controllo delle sue emozioni, e così leggere nel suo animo. Infatti, solo nell’intimità del rapporto di amicizia lei si lasciava andare alla confidenza, e pur sempre con discrezione…

Dolce Francesca, indimenticabile compagna e amica, insostituibile collega e magistrato esemplare, strappata così crudelmente ai tuoi cari e a questa vita, che il tuo supremo sacrificio – culmine delle tue qualità morali, che rende perenne il ricordo di te e ti ha aperto le porte per una vita migliore, eterna, accompagnata dalle preghiere dei tuoi familiari e di quanti hanno conforto nella fede – non venga vanificato dall’indifferente svolgere delle vicende quotidiane, ma ci valga da monito e da impegno a rendere a te e a Giovanni quella giustizia terrena per la quale avete immolato la vostra esistenza”.

Il ricordo di Maria Teresa Ambrosino è veramente molto bello. Pertanto aggiungo solamente che esso dimostra ulteriormente quanto insensate e tragiche siano state le due stragi. Anche per questo dovrebbe essere fatta piena luce sui veri motivi alla base di queste stragi e sui veri mandanti. Purtroppo nutro dei dubbi, credo fondati, relativamente al fatto che questo possa mai avvenire.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares




Ultimi commenti