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Finlandia, taglie a ferie e stipendi. Competitività alla finlandese?

Tanto tuonò che piovve. In assenza di accordi tra le parti sociali per aumentare le ore lavorate a parità di retribuzione, e puntando a recuperare cinque punti percentuali di competitività, il governo finlandese ha dato seguito alle proprie “minacce” ed ha agito unilateralmente, presentando un pacchetto di misure. Nulla di inedito, molto di tradizionale.

Vengono tagliati due giorni di festività, identificati in Ascensione ed Epifania. I lavoratori del settore pubblico subiranno un taglio di otto giorni nella dotazione di ferie, passando da 38 a 30, il primo giorno di malattia non sarà più retribuito, mentre i successivi lo saranno all’80%; a conferma che il lavoro domenicale appare destinato a diventare sempre meno “festivo” un po’ ovunque, è previsto un taglio alla maggiorazione retributiva domenicale, che passerebbe dal 100% al 75%.

Per ridurre il cuneo fiscale, le imprese avranno un taglio dei contributi dell’1,72%. Nel complesso, gli interventi sul costo del lavoro produrranno risorse in misura tale da evitare i tagli di spesa pubblica ed aumenti di entrate che il governo aveva in precedenza previsto. Il taglio del costo del lavoro a mezzo di soppressione di festività e/o dotazione di giorni di ferie retribuite nei contratti collettivi era stato tentato anche in Italia, o forse era un astuto piano per alimentare i talk politici televisivi. Ricordiamo l’accorpamento di festività civili proposto da Giulio Tremonti e il “detto non detto” dell’ex sottosegretario all’Economia del governo Monti, Gianfranco Polillo, che voleva tagliare una settimana di ferie per “aumentare il Pil” (sic). In realtà per ridurre il costo del lavoro ma non era carino dirlo.

Tornando alla Finlandia, interessante anche l’entrata a gamba tesa sulla sacralità della contrattazione tra parti sociali: le nuove norme entreranno in vigore allo scadere dei contratti collettivi, e più non dimandate. Anche se non manca il lip service al sindacato, col quale il governo si dice pronto a collaborare per scrivere i nuovi testi di legge. Il primo detta, il secondo scrive. Deve essere il sense of humour finlandese.

Come vi dicevamo poco tempo addietro, le forze politiche finlandesi hanno scelto di non gridare al complotto esterno e di non brandire il vessillo no-euro, e la popolazione li ha sin qui seguiti. Poi, resta inteso ed implicito che la competitività di lungo periodo è legata anche e soprattutto alla capacità di innovare, e su quella il cambio può fare poco o nulla, come noto a (quasi) tutti.

Foto: Pete/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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