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Facebook e privacy nella moderna attività giornalistica

Giornalisti che incappano in qualche errore nell’uso delle immagini tratte dai social network.

Ormai non c’è più da stupirsi di nulla. Nemmeno del giornalista che si procura le immagini di una persona deceduta sfruttando Facebook ma collegandosi al profilo di persona omonima. Immagini poi pubblicate su quotidiani o, peggio ancora, messe in onda nel telegiornale.

E’ quanto accaduto, ad esempio, nei mesi di marzo e aprile che hanno spinto il Garante per la privacy ad opportuni provvedimenti (doc. web n. 1615317 e n. 1615339) su specifica segnalazione dei soggetti interessati o, come potremmo dire in gergo giuridico, “lesi” dall’utilizzo improprio della loro immagine.

Prendendo ad esempio il secondo provvedimento del 6 maggio 2009 (ogg. “Giornalismo: uso di immagini tratte dai social networks”), la sig.ra R.Z. si è vista “sbattere” su Il Giornale e in televisione su Mattino 5 e TG1 perché una sua omonima era morta durante il tragico terremoto in Abruzzo. Un “simpatico” errore dovuto al fatto che gli addetti all’attività giornalistica recuperarono la foto di R.Z. direttamente da Facebook, passando però dal profilo sbagliato dell’ominima R.Z. ancora viva, la quale, il 10 aprile, ha presentato una segnalazione al Garante per la privacy pronunciatosi nel provvedimento suindicato.

Insomma, come dire: “faccia on-line, occhi aperti” 

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