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Facebook: "Un covo di assassini". Si scatena la polemica sul gruppo "Uccidiamo Berlusconi"

Si moltiplicano le proteste del mondo politico, questa volta davvero bipartizan, contro il gruppo nato su Facebook "Uccidiamo Berlusconi" che cresce di ora in ora grazie all’attenzione mediatica creata dal Guardasigilli Alfano a cui si associa il ministro dell’interno Maroni.

La Procura di Roma apre un’indagine per minacce gravi, apologia di reato, ovvero istigazione a commettere reati, e non si esclude una rogatoria internazionale (dato che la sede del social network più famoso del mondo ha sede in California) per chiedere l’oscuramento del gruppo "senza perdere i dati" in esso contenuti.

Il ministro della Giustizia Angiolino Alfano si aspetta che "la magistratura faccia il proprio dovere indagando tutti quanti quelli che inneggiano all’odio".

Arriva subito a stretto giro la richiesta del ministro dell’Interno Roberto Maroni di "indagare tutti quelli che hanno partecipato al gruppo".

La solidarietà all’azione della Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo, arriva anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini che mette in guardia da un pericoloso ritorno agli anni ’70, associandosi alla preoccupazione di Maroni <<dalle parole si può passare ai fatti>>.

Frattini è preoccupato dal ritorno ad "un decennio di violenze e di delitti iniziati proprio con la violenza delle parole, trasformatasi poi tragicamente in violenza delle armi".

Questa volta sono proprio tutti d’accordo nel ridimensionare la libertà di espressione sul web - Anche il Partito Democratico si lamenta degli oltre 180 gruppi nati su Facebook contro lo stesso segretario Dario Franceschini.

Siamo in presenza di una "falsa notizia" creata artificiosamente dalla stessa becera classe politica dirigente, e riportata scrupolosamente dalla stampa, che insegue falsi pericoli e illusorie minacce nei confronti del Presidente del Consiglio. 

Ci si lamenta dell’uso delle parole e del rischio che ne possa derivare un danno all’incolumità del "potere", quando poi a ben vedere sono le stesse parole della politica, e purtroppo anche degli alti vertici istituzionali, a creare caos e smarrimento.


Tutti abbiamo ancora nella mente le parole del premier subito dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge Alfano, ovvero dell’attacco frontale partito da palazzo Chigi nei confronti del Presidente della Repubblica, delle "toghe rosse" milanesi e dei giornalisti "farabutti".

Maroni chiede di indagare tutti i partecipanti al gruppo "Uccidiamo Berlusconi", certo si tratta di avviare indagini su più di 17 mila utenti e molto probabilmente si potrebbe scoprire che si tratta di ragazze e ragazzi che stanno preparando un attacco rivoluzionario fatto di sberleffi e insulti nei confronti di coloro che dovrebbero guidarli assumendosi le responsabilità politiche del loro operato.

Non siamo poi così stupidi, siamo invece consapevoli che questa classe politica crea un caso mediatico ad arte per distogliere l’attenzione da altre problematiche che investono direttamente la nostra quotidianità.

L’operato del governo ci è chiaro da tempo, creare faziosamente un falso caso per poi assumere dei provvedimenti ad hoc per limitare la libera espressione del pensiero.

Il messaggio che tenta di inviare è l’evocazione di un pericolo per contrastare il più possibile quanti si oppongono alla dittatura del "pensiero unico".

Certo la forma e le espressioni usate dal social network sono riprovevoli quando si utilizzano termini insultanti nei confronti di qualsiasi persona, ma nessuno può pensare sul serio che qualcuno abbia in mente di uccidere il Presidente del Consiglio annunciandolo su Facebook.

Forse è per questo che non si sà per dove siano partiti Putin e Berlusconi (in visita in Russia) subito dopo l’atterraggio dell’aereo del premier, forse Berlusconi teme che qualcuno di quei 17 mila utenti lo abbia seguito per ucciderlo, forse le paronoie e le allucinazioni del "potere guasto" stanno emergendo in tutta la loro sconvolgente gravità.

La magistratura dovrebbe invece occuparsi di coloro che davvero hanno ucciso attraverso il loro doloso comportamento che ha causato vittime innocenti all’Aquila a Messina o a Viareggio.

Commenti all'articolo

  • Di Altomeni Anna-Lisa (---.---.---.134) 22 ottobre 2009 22:03

    Le parole non hanno mai ucciso nessuno,la mancanza di libertà si! Queste polemiche sono sterili e inutili e penso che queste siano solo manovre per poter mettere le mani su uno strumento che ancora non è stato assoggettato a nessun controllo politico e sul quale le persone possono esprimere liberamente il loro pensiero senza "pilotaggi".Nessuno si è chiesto come mai questo fantomatico problema è emerso solo adesso mentre il gruppo esiste da più di un anno? /\/\ Berlusconi e \/\/ la Libertà!!!!!!!!!!

  • Di Marco (---.---.---.101) 23 ottobre 2009 10:26

    Sono completamente in disaccordo sul Vs. tentativo di minimizzare la gravità di questa vicenda.
    1) Il fatto che la politica utilizzi in maniera irresponsabile toni sopra le righe, non deve costituire un alibi per utilizzare la stessa o una condotta, per ora solo verbale, più grave da parte di chi si sente in diritto di giudicare la ns. classe politica.
    2) Ridurre a goliardate di "ragazzi" un fatto potenzialmente gravissimo è un tentativo meschino di difesa dell’indifendibile. Facebook costituisce un veicolo di diffusione di idee e opinioni. Se fosse esistito negli anni 60 e 70 sarebbe stato strumento di lotta politica proprio come oggi, non mi pare che la lotta politica degli anni 60 e 70 possa essere ridotta a "GOLIARDATA di RAGAZZI". Forse che le incitazioni all’odio, alla violenza e all’assassino utilizzate in quegli anni debbano essere distinte da quelle odierne? Su che base?
    Non dimentichiamoci di quanti ideologi e apologeti di quegli anni non si sporcarono mai le mani ma furono responsabili di aver instillato in giovani per lo meno sprovveduti l’idea di una lotta rivoluzionaria violenta e la giustificazione politica e ideologica dell’omicidio.
    Perchè non dovrebbe essere così anche adesso? Solo perchè allora a comportarsi così erano molti di più? 
    3) Aver prestato il fianco alla stigmatizzazione da parte delle istituzioni (classe politica in primis) di questa violenza per ora solo verbale, è indice comunque di stupidità, idiozia, non certo di mancanza di pericolosità reale. Come già detto sono gli stupidi a sparare per primi.
    4) Avrete buon gioco dopo a cercare alibi su poteri occulti e servizi segreti deviati che, approfittando di questo, Butteranno benzina sul fuoco. Ma la prima benzina la avrete versata voi e per primi avrete buttato il fiammifero acceso.

  • Di pv21 (---.---.---.254) 25 ottobre 2009 12:54

    Prima riflettiamo su cosa vuol dire essere preda di Untori della parola e rischiare di essere Travolti dalle informazioni. Poi decidiamo se alla cosiddetta "libertà di comunicazione" debba essere immolato anche il rischio di manipolazione ed istigazione collettiva. Basterebbe poco per fare rispettare 2 regole di civiltà.
    (c’è di più => http://forum.wineuropa.it )

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