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Facci non ci sta: gli applausi ai funerali, abitudine spaventosa

La firma di "Libero", "Il Riformista", e "Il Foglio" consegna al suo blog un pensiero contro l'usanza tutta italiana di applaudire ai funerali. Ma a ben vedere, gli altri non stanno meglio di noi...

Una bara. Dentro potrebbe esserci chiunque. Un militare caduto in guerra, un sacerdote che si è opposto alla mafia, un cantante che ha interpretato i nostri sogni. Chiunque. Dinnanzi alla morte, in fondo, siamo tutti uguali. 

Il feretro lascia la chiesa, dove la comunità dei fedeli ha espresso il proprio cordoglio, nel corso della cerimonia funebre. Lascia la chiesa, in uno scroscio incessante di applausi. C'è chi dice sì. C'è chi dice no. Filippo Facci è tra questi.

Tendenzialmente potrei anche pensarla come l'autore dell'articolo, benché non consideri l'applauso come il motivo principale per vergognarmi di essere italiano (la classe dirigente è ampiamente avanti...), così come espresso dalla penna di Libero e tante altre testate.

Non ricordo di aver applaudito ad un funerale ma se l'ho fatto era per sfogare quella rabbia di non poter più prendere con quelle mani il caro estinto. Nel battere quasi con ferocia quelle mani, c'era tutta la voglia di abbracciarlo, toccarlo, fargli sentire col tatto l'affetto che provavo per lui. Sarebbe certo auspicabile un raccoglimento meditativo, ma in fondo il dolore si vive in maniera estremamente personale. Come la spiritualità: è intima ed interiore e nessuno deve permettersi di criticarne gli aspetti.

Pensiamo anche al funerale del marine citato dall'autore: se qualcuno applaudisse i funerali diventerebbero due, dice giustamente Facci. E con essi raddoppierebbero anche i funeral party.

Perché loro usano così, bevono alla salute del trapassato. A rigor di logica, dovremmo considerarlo un orrore perché troppo distante dalle manifestazioni canoniche del dolore. Veniamo da una storia che ci ha consegnato le prefiche, professioniste del dolore esibito. Eppure a nessuno verrebbe in mente di scomodare la storia per criticare l'usanza di pagare qualcuno che piange un morto. 

Come dire, sulle ali di quel frastuono il nostro beniamino (musicale, cinematografico, religioso) raggiunge il buon luogo che noi tutti speriamo ci sia dopo la morte.

Tra le tante libertà che mancano, godiamoci almeno quella di poter soffrire per i nostri defunti nella maniera (legittima e civile!) che riteniamo più opportuna. Non vorremmo che Supermonti tassasse pure il dolore funerario. Che poi, un applauso, fa male solo ai detrattori di colui al quale è diretto. Ed ai bambini che dormono in chiesa, tra le braccia dei genitori...

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.47) 6 marzo 2012 11:35

    Applaudire vuol dire manifestare il proprio consenso o gradimento. Quale consenso o gradimento c’è da esprimere per la morte di una persona cara?

    Trovo questa abitudine che si è andata estendendo in Italia qualcosa di ridicolo.

    D’altronde non c’è da meravigliarsi in quanto gli italiani in fatto di ridicolo sono dei maestri internazionali, che di tanto in tanto si danno un capo, che riassume in se tutte le ridicolaggini del popolo, con lo scopo di dare lezioni di ridicolaggine all’estero

  • Di Nicola Spinella (---.---.---.222) 6 marzo 2012 12:10
    Nicola Spinella

    Invece riguardo al Funeral Party, come considerate l’usanza di bere alla salute del trapassato? Perché un applauso no ed una birra sì?


  • Di (---.---.---.194) 6 marzo 2012 15:59

    " in fondo il dolore si vive in maniera estremamente personale", hai detto benissimo, e proprio per questo l’applauso non lo trovo affatto una cosa personale, ma un rito standardizzato e forzatamente plateale che la maggior parte dei presenti compie meccanicamente, non scaturisce dal profondo; personalmente lo trovo anche abbastanza fuori luogo dato che prima lo si faceva solo in caso di "morti eccellenti", adesso invece pure per elementi guasti che ben poco giovamento hanno portato alla società in vita...
    forse noi italiani siano particolarmente inclini agli applausi immotivati, vedi il curioso caso dell’atterraggio aereo! :D
    Non so se qualcuno di voi ha mai assistito alle esequie di soggetti particolarmente devoti facenti parti di una di quelle "comunità" che incutono anche un certo timore. tipo "rinnovamento nello spirito", ecc: lì si sfocia proprio nel tragicomico, in una ridicola pantomima che, da quel che ho notato e sentito, spesso infastidisce i parenti prossimi e ne aumenta rabbia e dolore in un momento già molto difficile e delicato. Però poi vediamo "fondamentalismi" solo in casa altrui...
    Dopo aver assistito a scene del genere ho deciso che metterò per iscritto le mie intenzioni, ovvero non voglio un inutile rito religioso, non voglio preghiere mnemoniche o infiniti rosari stampati a pappagallo, ecc, ma non mi sembra neanche il caso di organizzare un buffet stile happy hour quando di "Happy" c’è veramente ben poco.
    Inutile aggiungere che ognuno è libero di pensare e far ciò che vuole, diritto innegabile, questa è solo la mia modesta visione a riguardo.

    • Di (---.---.---.88) 6 marzo 2012 23:34

      a mio parere dici benissimo, come io non avrei saputo dire: l’applauso é "un rito standardizzato e forzatamente plateale che la maggior parte dei presenti compie meccanicamente, non scaturisce dal profondo"


      Riguardo al "funeral party" invece, io non l’ho mai chiamato così, pero’ di fatto vi ho partecipato diverse volte: la famiglia di mia madre é tedesca e di credo luterano (protestante) e li quando qualcuno muore i parenti prossimi organizzano un pranzo o una cena. E’ l’occasione per parenti e amici per ritrovarsi. E’ vero, alle volte capita che qualcuno racconti aneddoti divertenti che riguardano qualche fatto accaduto alla persona che é morta insieme a chi racconta l’episodio, ma poi a metà del racconto divertente scende una lacrima e credetemi tutto questo é davvero molto piu’ spontaneo e commovente di tanti funerali cui ho partecipato in Italia, con il prete che non sa neppure chi fosse il morto e cosa avesse fatto nella sua vita. 
  • Di pv21 (---.---.---.67) 6 marzo 2012 19:41

    Videocrazia >
    Tutto è ormai diventato occasione di "spettacolo", anche i momenti più privati.
    Tutto deve fare "rumore" per avere valore. Il vero nemico è il silenzio.
    Non si va più al funerale per "accompagnare" un amico, una persona cara o stimata.
    Si presenzia al funerale per "esserci", per farsi "vedere e sentire".
    Perfino un funerale può essere occasione per un gesto di saluto alle telecamere.
    Qual’è oggi il significato dell’applauso?
    Apparire è la negazione di Parola e merito ...

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