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Europa: Procedura d’infrazione per l’Italia. Nubi dense all’orizzonte

Il debito italiano ha la febbre alta. Nonostante indagini statistiche tiepide, ma ottimistiche in fatto di previsioni sul buon andamento della performance italiana, gli indicatori economici dicono tutt’altra cosa. In base a tali previsioni di spesa, se l’Italia, per rientrare nei parametri del debito, non taglierà la spesa pubblica, è previsto un aumento dell’Iva al 25% entro il 2018. In buona sostanza o per l’Europa scatteranno le clausole di salvaguardia o aspettiamoci un aumento dell’Iva che andrà a gravare sugli stipendi dei cittadini per l’aumento di tutti i generi di prima necessità e non solo. Intanto le tasse locali hanno registrato aumenti del 300%, specie nei comuni più grandi come Milano, Roma, Napoli, soprattutto se consideriamo come indicatori l’aumento dell’Irpef e la tassa sui rifiuti solidi urbani, costi che vanno ad incidere sulle famiglie con una spesa di 2000 euro l’anno in più. Altro che tasse diminuite!

Basta prendere uno stipendio medio e decurtarlo delle varie voci di spesa che riguardano tasse da pagare e ci si accorgerà come le retribuzioni risultino sotto pressione. In pratica di questo passo ci stiamo avvicinando sempre più alla situazione economica dei nostri fratelli greci, i quali dovranno essere messi ancora una volta a stecchetto, con stipendi mensili di 480 euro circa. Ma non è tutto. Il fuoco cova sotto la cenere, per il verdetto che si attende dalla Commissione Europea, per quanto riguarda il parere sulle regole del bilancio del debito, sperando che non ci siano infrazioni di sforamento che, in tal caso, aggraverebbero la fragile ripresa dell’Italia. Ma a soffiare sul fuoco, a quanto pare, è il PPE che in una missiva indirizzata a Juncker lo rimprovera per la linea morbida usata in materia di flessibilità verso paesi come l’Italia, la Francia, la Spagna, il Portogallo, richiamandolo ad essere più severo per quanto riguarda l’osservanza ai Patti di Stabilità.

Insomma se regole ci sono, devono valere per tutti allo stesso modo, altrimenti a rimetterci, secondo i Tedeschi, saranno loro, considerato che la loro economia ultimamente segnala una ripresa per quanto riguarda non solo le esportazioni ma anche i consumi interni. La Germania ultimamente sembra non gradire i provvedimenti adottati da Draghi che hanno ripercussioni pesanti sui contribuenti a causa di un tetto posto all’inflazione da tenere sotto il 2%. Ciò che tormenta i sogni della Germania sono le disposizioni del Governatore della BCE che, per difendere l’Euro, ha annunciato un piano per comprare titoli di stato con interessi pari a zero. In pratica a giugno dovrà partire il provvedimento per l’acquisto dei corporate bond ossia obbligazioni societarie che dovrebbero avere un rendimento maggiore dei titoli di Stato che ovviamente non hanno. Pertanto la Bundensbank vuole rimanere fuori da questo piano emesso dalla BCE che secondo la Germania ha un potere decisionale troppo forte e, con questa politica monetaria di tassi negativi, rischia di mettere a repentaglio le pensioni dei tedeschi. Da noi si parla di fondi pensioni a rischio, in Germania ci si preoccupa di non metterle a repentaglio. Non sarebbe ora di uscirne? Rimanere significherebbe austerità, mancanza di crescita e morte sicura per noi Italiani.

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