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Elezioni Slovenia: il “Berlusconi dei Balcani”, sinistra liberale, vince le legislative ma non ha la maggioranza

Dopo l’incerto voto di ieri non è escluso un ritorno a breve alle urne 

Controversi e deboli sono i segnali usciti dalle urne ieri in Slovenia dove gli elettori erano chiamati a rinnovare il Parlamento, novanta seggi, dopo l’interruzione anticipata della legislatura che aveva portato al governo il socialdemocratico Boris Pahor. In un paese fortemente dilaniato dalla crisi economica globale, in cui i tassi d’interesse sui titoli di stato sono in pochi mesi schizzati al sette per cento ed in cui il Prodotto Interno Lordo dal 2009 è crollato quasi dell’otto e mezzo per cento, tutti si aspettavano una netta affermazione del centro-destra che aveva guidato l’ex Repubblica jugoslavia dal 2004 al 2008 e che si era reso protagonista del suo ingresso nell’Unione europea, prima, e nell’area dell’Euro, poi.

Il Partito Democratico sloveno, aderente in sede comunitaria al Partito Popolare Europeo, di Janez Jansa, il premier del quadriennio citato, si è invece fermato ad un’incollatura dal 25% dei voti validamente espressi, venendo superato dal movimento della sinistra liberale del miliardario Zoran Jankovich, meglio conosciuto come “Il Berlusconi dei Balcani”. Slovenia Positiva, questo il nome della formazione vittoriosa alle legislative di ieri, ha conquistato ventotto seggi su novanta, risultando essere il partito di maggioranza relativa. Per poter governare però non bastano e, dunque, a Lubiana si dovrà per forza formare un governo di coalizione che già si preannuncia debole.

Il leader del centro-destra Jansa, anzi, ha già fatto sapere che un accordo con Jankovich potrebbe risultare problematico, facendo balenare il fantasma di un ritorno alle urne in tempi brevi. Jancovich sino all’altro ieri era il Sindaco della Capitale. Serbo di madre slovena è il proprietario della maggiore catena di supermercati dei Balcani, Mercator, presente in ogni parte dell’ex Jugoslavia. La parabola di Slovenia Positiva ricorda molto da vicino quella di Forza Italia nel 1994: fondato solamente quattro mesi fa da Jancovich già si è confermato come il primo partito della piccola nazione alpina. Jancovich ha promesso una crescita dell’economia slovena nel 2012 del 4% e la circostanza, in un Paese che si trova ad affrontare per la prima volta dall’indipendenza una grave ed inedita a Lubiana crisi economica, ha fatto presa sugli elettori. Jancovich ha, poi, anche sfruttato il malcontento serpeggiante tra i suoi connazionali nei confronti del centro-sinistra dal 2008 al governo: della coalizione guidata da Borut Pahor, infatti, solamente i Socialdemocratici oggi entrano in Parlamento con il 10% dei voti.

Scompare pure dall’Assemblea legislativa il Partito nazionalista sloveno, movimento pan- slavista ostile alle minoranze italiane e magiare, segno che gli Sloveni desiderano continuare a vivere in un paese democratico, rispettoso dei diritti civili e profondamente europeo. Entrano in Parlamento, invece, la Lista dei Cittadini, centro-destra, con l’8,7% dei suffragi, il Partito dei Pensionati, 6,4%, e, per il rotto della cuffia, il Partito Cristiano- popolare di Nuova Slovenia. Jancovich ha preannunciato che il suo governo “somiglierà alla squadra di manager che ha portato Mercator al successo imprenditoriale e che la sua azione sarà improntata a rendere la Slovenia uno stato efficiente e dedito al lavoro”, mentre ha frenato di molto sulle privatizzazioni. Prima di tutto, però, dovrà cercare di far quadrare il cerchio e di formare un governo stabile di coalizione, cosa molto difficile.

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