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Elezioni Serbia: la Comunità Internazionale spaventata dal ritorno dei nazionalisti di Nikolic

L’eventuale e probabile turno di ballottaggio per le Presidenziali è stato fissato al venti maggio

Sarà una Pasqua ortodossa caratterizzata da un’appassionata campagna elettorale: il prossimo sei maggio, Domenica in cui la chiesa Serbo- ortodossa festeggia San Giorgio il Santo guerriero che uccise il Drago simbolo del Demonio, e come si sa nel mondo slavo la simbologia assume alle volte aspetti esiziali, il paese dell’Ex Jugoslavia uscito piegato ma non distrutto dalle terribili guerre balcaniche dell’ultimo decennio del secolo passato affronterà un turno di elezioni generali.

Si vota, infatti, sia per rinnovare i Consigli comunali e provinciali che per eleggere i nuovi 250 membri della Narodna cioè dell’Assemblea legislativa di Belgrado. A seguito, poi, delle dimissioni del Presidente filo- europeista Boris Tadic, i serbi saranno pure chiamati all’elezione anticipata del Presidente della Repubblica, è un Paese dalla forma di governo semi-presidenziale, che generalmente si svolge in due turni. Per poter essere proclamato eletto al primo turno, infatti, ciascun candidato necessita del raggiungimento della metà più uno dei voti validamente espressi e tutto lascia intendere che quest’anno non si manifesti una tale situazione. I sondaggi diffusi nei giorni scorsi sono stati un’autentica doccia fredda per il filo-europeista, e personaggio di spicco del Partito Democratico, Boris Tadic, Presidente uscente.

Tadic si è dimesso dalla carica all’inizio di aprile ritenendo che, abbinando le Presidenziali alle Legislative senza quindi dover ancora aspettare un anno per la ricandidatura, avrebbe potuto sbaragliare abbastanza agevolmente il campo facendo perno sul recente accordo di Associazione economica raggiunto con l’Unione europea, vero e proprio capolavoro diplomatico della sua Amministrazione, primo passo verso l’adesione della Nazione danubiana all’Unione medesima. Tadic però sembra aver fatto i conti senza l’oste ed i sondaggi non lo danno assolutamente in vantaggio sul più temibile rivale e cioè sul nazionalista Tomislav Nikolic (nella foto) già da lui sconfitto nel 2004.

Nikolic, che rappresenta il Partito progressista ma che in realtà per uno dei frequenti paradossi della politica balcanica è intriso sino al midollo di conservatorismo e nazionalismo, viene dato alla pari se non leggermente in vantaggio su Tadic. Nikolic già ha fatto sapere di essere dubbioso in ordine al reale vantaggio di un’adesione rapida della Serbia all’Unione europea e questa sua posizione, ovviamente, gli è valsa l’appoggio immediato da parte della Russia. Nikolic ha poi escluso qualsiasi concessione al Kossovo che, secondo lui, deve rimanere per sempre una provincia serba, cosa tra l’altro sostenuta, senza convinzione però pure dal rivale. D’altronde fu Vice-primo ministro del governo di coalizione formato con il Partito Socialista di Slodoban Milosevic quando il “criminale di guerra” di Belgrado sedeva ancora alla Presidenza serba. La sua eventuale vittoria, è stato già annunciato tra primo e secondo turno l’apparentamento con il Partito Radicale di Jadranka Seselj, moglie del criminale di guerra oggi in prigione Vojislav, viene vista dalle cancellerie occidentali come un’autentica iattura.

Tutto lascia però presagire che nessuno dei due maggiori candidati alle Presidenziali del sei maggio raggiungerà la metà più uno dei voti validi e quindi sarà necessario ricorrere al ballottaggio del venti Maggio. La logica, l’Accordo di Associazione con l’Unione europea e l’avvio dei Negoziati di Adesione ovviamente sono un grosso vantaggio per la Serbia perché vogliono dire cospicui investimenti stranieri ed un’irripetibile occasione di sviluppo, indicherebbe Tadic come meritevole della riconferma ma si sa come la logica nei Balcani sia stata troppe volte una variabile ininfluente ed, oggi, a Belgrado si ritiene che, piuttosto che da Kossovo ed Europa unita, i Serbi siano interessati dal come uscire dallo stato di povertà e di estesa disoccupazione, specialmente giovanile, in cui si trovano. La storia recente del Paese dimostra come durante i periodi di difficoltà questo antico popolo guerriero abbia sempre prediletto rinchiudersi nei confini nazionali ed affidarsi ai nazionalisti. L’Europa si augura che non risucceda anche nel prossimo mese di maggio.

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