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East-West Calligraphy. Rassegna di Calligrafia tra Oriente e Occidente

Ha chiuso domenica 7 gennaio una interessante mostra al Museo Correr di Venezia

 

Un’esposizione di due esperti di un’arte antichissima, così lontani, in fondo vicini, quali il venerando Sensei (Maestro) giapponese Tanahashi Kazuaki e l’italiana Monica Dengo, è stata allestita fino a domenica scorsa nella Sala delle Quattro Porte, che fa parte del lungo percorso espositivo del Museo Correr.

Si poteva ammirare una serie di lavori che, messi uno di fronte all’altro, hanno costituito un dialogo fra l’Oriente e l’Occidente, apparsi in grado di comunicare, nonostante l’appartenenza a culture spazialmente lontane.

Nel catalogo inerente, Monica Viero, responsabile Biblioteche e Archivi per MUVE (Fondazione Musei Civici di Venezia), ha ricordato che la Biblioteca del Museo Correr, insieme a studiosi, artisti e appassionati, lavora da tempo per far conoscere non solo lo studio storico delle forme latine, di cui conserva preziose e antiche testimonianze, ma anche il potenziale espressivo della scrittura e il valore artistico dell’arte di scrivere a mano. La mostra offre l’occasione per un approccio alla scrittura a mano come espressione artistica e veicolo di conoscenze e messaggi capaci di mettere in dialogo e costituire un autentico ponte culturale fra Oriente e Occidente.

Monica Dengo (Camposanpiero, PD, 1966), tra le prime e più importanti figure di riscoperta dell’arte della scrittura a mano libera in Italia, collabora da molti anni con la Biblioteca del Museo Correr nell’opera di promozione della conoscenza della Calligrafia, attraverso laboratori, organizzazioni di mostre ed eventi a tema.

Nella sua scheda artistica si legge che gli studi scientifici sull’importanza della scrittura a mano per le attività cerebrali, l’hanno portata ad indagare l’atto di scrivere come forma di espressione indipendente dalle regole della leggibilità e profondamnete connessa con la totalità del corpo e della mente.

Dunque, chi meglio di Tanahashi Kazuaki (Tokyo, 4 ottobre 1933) - calligrafo, pittore, insegnante e studioso di Zen, scrittore e traduttore di testi buddisti dal giapponese e dal cinese in inglese – poteva esprimere nella sua opera, quello che anche Monica, probabilmente, aveva dentro di sé?

Chiamato e conosciuto come Kaz Sensei (Maestro Kaz), Tanahashi si trasferì negli anni ‘60 a San Francisco, dove, oltre che per le sue doti artistiche, è conosciuto come ambientalista e operatore di pace. Nella sua scheda si legge : “Pittore e calligrafo, è stato pioniere della tecnica di pittura a tratto unico. Ha tenuto mostre personali in tutto il mondo e ha condotto numerosi Workshop. Editore, autore e traduttore di testi buddisti, ha prodotto oltre quaranta libri in inglese e giapponese. Ha tradotto dal giapponese all’inglese lo Shobogenzo, “il Tesoro del Vero Occhio del Dharma”, del Maestro Zen Eihei Dogen (1200 – 1253), fondatore della scuola Zen Soto.

Nella propria missione di attivista ambientale, è stato il segretario fondatore di Plutonium Free Future, con sede a Berkley, California, la rete di cittadini giapponesi e statunitensi che si oppone ai nuovi sviluppi nucleari nel mondo.

Come uomo di pace, ha lavorato contro la corsa agli armamenti nucleari e le due guerre del Golfo. Attualmente è il direttore fondatore di A World without Armies, con sede a Berkley, organizzazione umanitaria mondiale, impegnata nella missione di smilitarizzazione globale attraverso studi accademici, esperienze politiche, testimonianze individuali, sostegno a iniziative e a programmi di pace e riconciliazione.

Abbiamo tutti un pennello in noi, scrive nel suo libro Painting Peace : Art in a Time of global Crisis (2018). Nasce con noi e ognuno lascia il segno in questo mondo nel proprio modo unico.

Così Monica Viero descrive le sue opere : Nel lavoro di Tanahashi esposto in questa mostra, gli elementi e le forme delle arti visive tradizionali dell’Asia orientale classica si contemporaneizzano e si fondono con la pluridecennale ricerca artistica e con il suo speciale itinerario personale che, anche alla luce della meditazione Zen, rendono la sua opera universale e in contatto profondo con tutto quello che, orientale o occidentale, antico o contemporaneo, teorico o pratico, è, nella sua più ampia definizione, umano.

Monica Dengo ha conosciuto il lavoro di Tanahashi grazie al suo libro Brush Mind, nel 1992, appena arrivata a San Francisco, dove si fermò per qualche anno e dove dal 2000 al 2003 insegnò Calligrafia e Tipografia Sperimentale all’Academy of Art University.

Così racconta nel catalogo le sensazioni di quei momenti :

Brush Mind” è una raccolta di pensieri e di segni, un’introduzione leggera ad un argomento enorme, il rapporto profondo tra segno scrittorio e cultura. Da subito mi sono interessata alla Calligrafia dell’Asia orientale, così come all’espressionismo astratto. Ero attratta dal segno come espressione diretta di un’azione, un segno non ritoccato, non corretto, che va oltre la bellezza formale nel momento in cui è fatto proprio, come una firma.

E’ un grande onore per me esporre qui al Museo Correr con Tanahashi Kazuaki. Il suo lavoro mi ha accompagnato fin dall’inizio, per molti anni, anche se ci siamo incontrati di persona solo nel 2013. Da allora abbiamo tenuto assieme, ogni due anni, Workshop intensivi di Calligrafia a Venezia. Per me conoscere Kaz ha rappresentato l’opportunità di avvicinarmi al pensiero del Buddismo Zen, e di comprendere come lui vive la filosofia Zen nel suo lavoro, nei suoi rapporti con le persone, nelle sue scelte di vita.

Riguardo alla mostra “East-West Calligraphy” così si esprime :

Il mio contributo per questo evento è stato creato appositamente per lo spazio in cui è allestito, la Sala delle Quattro Porte. La scultura lignea della Madonna della misericordia, esposta permanentemente al centro della parete, ha rappresentato inevitabilmente il punto focale, un’icona potente che ho immaginato potesse rappresentare la Madre Terra. Ho quindi pensato le mie opere come pianeti fluttuanti. Oppure atomi, particelle, messaggi nel cosmo, che portano con sé un bagaglio fatto di segni. Ruotano attorno alla figura centrale ma sono liberi di fluttuare.

Il messaggio che voglio proporre è la possibilità, attraverso lo studio e la messa in discussione della scrittura, di creare ponti e dialogo tra le culture. Il segno è punto di contatto e di possibile interazione tra culture diverse, perché tutte le culture hanno prodotto e producono segni. Sovvertire il linguaggio, sovvertire il codice della scrittura, significa levare le ancore, salpare nello spazio, viaggiare attraverso l’universo dei segni, alla ricerca di un tipo di comunicazione diversa. Le sfide che abbiamo davanti sono enormi e il sovvertimento di una pratica apprentemente consolidata, condivisa, definita, accettata, come la scrittura, ci spinge ad andare oltre, ad attraversare il confine, a metterci in ascolto. Ci spinge a diventare interpreti del nostro tempo, ad aprire delle porte e ad ascoltare con attenzione tutti i meravigliosi linguaggi che ci circondano, come i linguaggi degli animali e delle piante.

Durante l’inaugurazione della mostra, Kaz Sensei ha tenuto una performance, Art In Dharma, per introdurre i presenti alla riscoperta del pennello, utilizzato al posto delle penne, come strumento per esprimere se stessi con la propria fisicità intera e di far emergere un’espressione artistica che, secondo la filosofia Zen, rivela l’essenza, la profondità di chi la traccia, le sue sensazioni mentali e fisiche. Il Maestro emetteva un solo respiro nel tracciare gli ideogrammi giapponesi, seguendo una continua energia, un’unica forza vitale continua, frutto di una perfetta fusione tra arte e pratica di meditazione.

Nella prima settimana della mostra ci sono state due masterclass di due giorni.

Nell’ordine, Heart of the Brush. Arte della scrittura in Oriente, è stata tenuta da Kaz Sensei negli spazi della Biblioteca del Museo Correr.

Iniziando dagli antichi capolavori cinesi, copiando fedelmente e interiorizzando ideogrammi selezionati in stili diversi, il Maestro ha cercato di giungere al cuore del processo creativo e di apprendimento, avvicinando gli allievi al senso estetico che sta alla base della calligrafia orientale. Ognuno è così riuscito a trovare il modo per aumentare il piacere dell’atto dello scrivere con serenità ed entusiasmo, secondo modalità applicabili alla guarigione consapevole in tutti gli aspetti della vita quotidiana.

La seconda Masterclass, Mark making for the Imagination. Arte della scrittura in Occidente, ha avuto luogo a Ca’Pesaro, un grande palazzo, sede della Galleria internazionale d’arte moderna e del Museo d’arte orientale.

Monica Dengo ha concentrato il suo insegnamento sul valore della scrittura a mano libera oggi, sul segno scrittorio e il suo legame corpo/segno/forma. Ogni partecipante, partendo dall’atto di fare segni e del copiarli, ha potuto scoprire, attraverso l’esperienza diretta, come la scrittura a mano occidentale contenga alcuni elementi comuni alla scrittura a pennello orientale.

 

 

 

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