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 Home page > Attualità > Politica > È un bene la rivolta dei lavoratori a Torino?

È un bene la rivolta dei lavoratori a Torino?

Qualcuno con i premi ha diviso i sindacati confederati, e con lo stesso metodo qualcun’altro ha comprato i leader sindacalisti che non hanno saputo nasconderlo, ottenendo un ulteriore scisma: quello dei lavoratori dai sindacati. È questo il modo in cui leggo la caduta di Rinaldini raccontata dai giornali negli ultimi giorni e ripresa oggi, con un istruttivo filmato, dalla redazione di Beppe Grillo: al contrario di quest’ultimo non vedo assolutamente l’avvenimento come una presa di coscienza e di forza da parte dei lavoratori, ma come una sconfitta.



“A me preoccupano più i premi che le punizioni” disse un uomo che se pur controverso da certi punti di vista, sicuramente ha avuto il pregio di leggere l’Italia di oggi e di prevedere alcuni sviluppi del berlusconismo. Così Indro Montanelli fu cacciato dal suo giornale da chi, promettendo dei salari più alti, trasformò quel che restò de “Il giornale” in un comitato elettorale al pari di mediaset come rivela il signor “cado dalle nuvole” Mentana. Così ha conquistato i posti di potere in Rai, ha trasformato il parlamento in un teatrino di marionette ecc ecc.

Divide et impera dicevano da queste parti duemila anni fa e la locuzione rispecchia fedelmente il modo di procedere della Cricca delle libertà sfruttando una predilezione all’individualismo tutta italiana la quale ora mentre scivoliamo velocemente verso il baratro, non potrebbe essere più deleteria. Divisa l’opposizione, divisi i sindacati divisi i lavoratori (ricordiamo Alitalia che fine ha fatto), divisi tutti gli uni dagli altri per la tendenza a trasformare lievi differenze di vedute in baratri dimenticando ciò che invece accomuna e da forza. Andare a farsi mangiare dal drago uno alla volta non serve a niente, ma opponendosi in 1000 il drago viene sconfitto.

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