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E’ necessario un ripensamento dell’antimafia

Ogni volta che si avvicinano date importanti, simbolicamente importanti per il contrasto a tutte le mafie, i soliti fiumi di retorica e simbolismo invadono media, spazi, luoghi. Un giorno, due giorni, e poi, il silenzio. Tanti interrogativi sorgono sull'antimafia di oggi. Pensiamo alla Commissione Antimafia parlamentare, che ha dei poteri enormi, ma spesso costituita da chi nulla sa di mafia o di mafie. D'altronde le commissioni d'inchiesta spesso sono più auto-celebrative che altro, sono più funzionali alla non inchiesta, che all'inchiesta. Cosa si sa oggi delle mafie? Film, immagini, libri, eroi, vini, prodotti, business. L'antimafia è diventata complessivamente anche un business e paradossalmente spesso è la stessa mafia che ha sfruttato il business dell'antimafia per conseguire il suo solito diabolico profitto.

Progetti, finanziamenti. Marcio. Ovviamente non sempre è così, ma il marcio nell'antimafia esiste. La retorica, la spettacolarizzazione dell'antimafia, ha compromesso il contrasto alle mafie. Perché oggi le mafie, salvo qualche caso, raro, che merita i dovuti approfondimenti, non sparano più, non commettono più stragi, ma uccidono tramite il danaro.

E la crisi, con la mancanza di liquidità, con le banche sempre più rigide nel fornire finanziamenti, hanno favorito l'intrusione, l'infiltrazione, il controllo e la dipendenza da questo fenomeno oramai secolare che ha saputo sempre adeguarsi ai nuovi tempi. I nuovi mafiosi non sono più con il canonico basco e lupara, ma in giacca e cravatta e nel mondo della finanza, nei mercati. Vi sono tanti sistemi che favoriscono la circolazione di danaro, di riciclaggio, ed a questi si aggiunge anche quella omertà che è maturata nel civile Nord Est, non tanto per paura, ma per complicità. Le mafie hanno trovato terreno fertile perché a queste si è aperta la porta ed una volta aperta quella porta non la si potrà più chiudere. E' fondamentale un ripensamento nell'antimafia e dell'antimafia, è necessario abbandonare, cestinare retorica e demagogia, contrastare quel business che è emerso nell'antimafia, perché l'antimafia torni ad essere una cosa credibile.

E' necessario smitizzare l'antimafia. E' necessaria una piazza pulita nell'antimafia. E' fondamentale una rielaborazione delle così dette giornate sulla legalità nelle scuole. La giornata della legalità per come oggi funziona è semplicemente inutile, spesso diviene una passerella per i vip dell'antimafia. E poi vi è un problema culturale e sociale di non poco conto. E' stato un gravissimo errore lasciare il contrasto sociale alle mafie prevalentemente ad alcune articolazioni della chiesa. Certo, è importante che la chiesa condanni e contrasti le mafie, basta pensare a quello che accora oggi accade durante le processioni in alcune zone del nostro Paese. Od al fatto che le tradizioni religiose si sono sempre mischiate con le tradizioni dei mafiosi. Anche se poi con una confessione i tuoi peccati vengono assolti. Certo, il Papa aveva annunciato la scomunica verso i mafiosi, ma come ricordava monsignor Schinella, "Non basta affermare la scomunica, bisogna tradurla in termini giuridici come è per ogni comunità quando voglia definire i delitti e le pene da infliggere ai suoi cittadini", cosa che non è accaduta. Un contrasto laico ed indipendente ed autonomo può essere realmente efficace al contrasto delle mafie. Eppure, ritornando sul Nord Est, nonostante le continue indagini, inchieste, sequestri, arresti, e tanto altro che si affermano sempre di più in quella terra che pareva essere isola felice, il fenomeno mafioso viene percepito come un qualcosa da Sud, di distante, di non radicato, un non problema, una cosa da cronaca per mezza giornata che non sfiora minimamente la coscienza della collettività. 

 

Marco Barone 

(Foto: Raphaël Labbé/Flickr)

 

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