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 Home page > Tribuna Libera > È giusto espellere Epifani e Damiano dalla CGIL?

È giusto espellere Epifani e Damiano dalla CGIL?

Alcuni politici, e tra questi Epifani e Damiano, già esponenti della CGIL, hanno votato, alla Camera il decreto delegato Jobs Act, e quindi si sono schierati contro lo statuto dei lavoratori. Un comportamento inspiegabile, che ha indotto alcuni sindacalisti ad avviare una campagna su internet per raccogliere adesioni alla proposta di ritirare a questi parlamentari la tessera del sindacato.

La Camusso ha criticato l’iniziativa, perché contraria al pluralismo, allo statuto della CGIL.

E’ una posizione affrettata, superficiale ed impropria, che non s'interroga sugli intenti strategici del Jobs Act, e sulle ragioni di fondo dell’iscrizione e della permanenza nel sindacato e sul ruolo e valore del parere della base.

Il Jobs Act vuole distruggere il sindacato, la libertà e la dignità dei lavoratori?

I sindacalisti della CGIL che hanno votato lo Jobs Act alla Camera e al Senato sono, per gli altri iscritti, fuori o dentro il sindacato?

E' necessario il parere dei lavoratori o decide solo la segretaria?

Queste le domande di fondo, imposte dalla consultazione avviata dai delegati sindacali e ad esse avrebbe dovuto rispondere la Camusso, prima di stroncare l'iniziativa.

Il pluralismo, certo, ma quali sono i limiti del pluralismo?

Il pluralismo è una ricchezza ed una risorsa, se non intacca i principi fondamentali che identificano un'organizzazione sindacale e la rendono diversa rispetto ad altre associazioni. Quando travalica questi limiti, il pluralismo diventa confusione, debolezza e quindi rottamazione del sindacato, specie, se è in atto un attacco strategico alle conquiste epocali dei lavoratori e agli organismi che li rappresentano.

Il Jobs Act è parte di un disegno che mira ad eliminare i corpi intermedi, e tra questi il sindacato.

Non sono dunque in gioco piccole questioni, ma principi di fondo, che investono la libertà sindacale e la dignità dei lavoratori, che sono il DNA della CGIL.

E allora, dove sono la discriminazione e il settarismo a cui allude la Camusso?

No, non è settario, né discriminatorio, chiedere agli iscritti se Damiani ed Epifani possono conservare la tessera del sindacato. E' impropria la risposta della Camusso, che si pronuncia senza neppure attendere il parere degli iscritti.

Il sindacato è un gruppo di persone che si mette insieme per difendere i propri valori e i propri interessi. E ciò che li tiene insieme non è il possesso di una tessera, ma il riconoscimento del sindacato come strumento necessario per la tutela della loro dignità e della loro libertà.

E a questo punto, non di pluralismo né di libertà di pensiero si tratta, ma di compatibilità del voto al Jobs Act con le ragioni che giustificano l'esistenza del sindacato,e di coerenza di tale voto con il passato e il presente della CGIL.

E allora il problema non è la tessera, il problema è se gli iscritti alla CGIL considerano ancora membri del sindacato chi consente la cancellazione dello statuto dei lavoratori e con essa della libertà sindacale, della dignità dei lavoratori.

Non si tratta di rompere un rapporto, ma di prendere atto che un rapporto si è già spezzato tra chi sta nel sindacato per difendere la dignità e la libertà dei lavoratori e chi si oppone. Non prendere atto di ciò, vuol dire chiudere gli occhi di fronte alla realtà.

Il PD ha cambiato natura, è diventato un partito di destra.

Si vuole forse che anche il sindacato cambi natura e rinunci al suo ruolo, in nome di un pluralismo, che di fronte ad una insanabile incompatibilità, di principi e di valori, diventa una parola vuota priva di significato?


Foto: Simone Ramella, Flickr

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