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 Home page > Attualità > Politica > E’ così dannatamente semplice - Riflessioni sull’immigrazione

E’ così dannatamente semplice - Riflessioni sull’immigrazione


Molti italiani vorrebbero una patria di autoctoni, priva della attuale marcata presenza di immigrati.
Gli italiani sono soliti dire che "ognuno dovrebbe rimanere a casa propria".

Facendo un falso passo indietro rispetto alle mie posizioni, radicalissime in senso opposto, voglio ammettere che abbiano ragione, in virtù del fatto che, escludendo i viaggiatori, le persone preferiscono crescere e vivere dove sono nate.
Il problema, quindi, non è "Come fare ad accogliere migliaia di persone, come dare loro lavoro, come levare dalla strada chi non lo trova?", bensì "Come si possono creare le premesse perchè ognuno rimanga a casa sua?".

In sordina, è ovvio che chi emigra non ha a casa una situazione facile, è ovvio che è inseguito da problemi fin troppo grandi, per noi, da capire. Questo è ovvio perchè le "anime migranti" sanno a cosa possono andare incontro, sanno che potrebbero ritrovarsi a mollo nel mare col solo appoggio delle gabbie per tonni, tuttavia conoscono bene le difficoltà della vita e sono disposti a rischiare. Magari nemmeno per loro stessi, forse per le madri, i padri, i figli, o quant’altro.



L’Italia rientra in quel poco nutrito gruppo di paesi "evolutissimi" che da tempo sfrutta le risorse prime e la manodopera a basso costo dei paesi detti "del terzo mondo". Questo sfruttamento, che è alla base del modello attuale di capitalismo, sostiene lo standard di vita medio occidentale, permmettendo una aspettativa di durata e qualità della vita infinite volte superiore a quelle di una persona del terzo mondo.

Prendiamo due bambini appena nati, uno a Milano, l’altro a Caracas. Avranno due vite differenti, e non dovete essere troppo lungimiranti per coglierne le diversità; è un quiz che non pubblicherebbero nemmeno su La settimana enigmistica.

Quindi, credo sia il minimo provare ad accoglierli, a dare loro l’opportunità di verificare se esiste una vita diversa da quella in piena, costante povertà. Tuttavia è possibile un’altra strada: migliorare la loro qualità di vita sul loro territorio, difenderli da questo modello aggressivo che li spinge a trovare fortuna da questa parte del mare, creare infrastrutture e possibilità dove non ci sono. Noi stessi siamo emigrati costantemente per il mondo in cerca di fortuna fino a che non c’è stato il piano marshall, la piena occupazione e la generazione dei baby boomers, per cui come pretendere di risolvere il problema in maniera diversa?

P.S. Come ovvio post scriptum di questo articolo la mia opinione in merito alla politica adottata da questo governo in materia: è razzismo. I centri di detenzione, la mozione in cui si richedeva la denuncia delle persone extracomunitarie, forse clandestine, al pronto soccorso è razzista, l’introduzione di classi ponte è razzista, e via dicendo. Credo fortemente in una società multietnica e culturale, ma se proprio decidete che ognuno debba stare al suo posto, fate in modo che sia così.

Commenti all'articolo

  • Di DD (---.---.---.140) 14 novembre 2008 13:04

    Condivido a pieno questo discorso. E’ alla base di molti discorsi. anche riguardo alla crisi si puo’ parlare di questo. Si stanno svegliando anche gli altri paesi. Paesi che non vogliono essere considerati solo terra da cui ricavare ricchezza aggratis.
    Su una cosa vorrei fare una precisazione. Se da un lato abbiamo dei razzisti, dall’altro abbiamo delle persone che giustificano tutto(il cosiddetto buonismo di sinistra). La povertà non giustifica l’essere un criminale. Lo vediamo anche in base alla differenza di etnia. Gli indiani o i nigeriani sono sicuramente meno fastidiosi di uno slavo o di un marocchino. Ovviamente é riferito a una frangia di immigrati. Che relazione c’é tra la loro povertà e il fatto che debbano importunare le ragazze, o che debbano quando sono ubriachi fare stronzate di ogni genere? Se uno mi sputa addosso non si merita di essere picchiato a sangue?
    Dobbiamo essere migliori noi, ma anche loro.

  • Di Riciard (---.---.---.200) 14 novembre 2008 18:43
    Riciard

    Condivido a pieno il ragionamento, sal vo per una eccezione: non mi piace fare distinzione di etnie, un criminale è criminale e va trattato secondo la legge, che sia italiano, francese o algerino.

  • Di MediaMan (---.---.---.193) 14 novembre 2008 22:31

    Perchè molti italiani non riescono a differenziare l’immigrazione regolare con quella irregolare e clandestina... Non c’è nessun paese al mondo oggi che non punisce l’immigrazione clandestina... tranne l’italia... Da noi si fa finta di non vedere gli spacciatori irregolari che vengono da diversi paesi come marocco, albania, ecc. e per questo che molti italiani si lamentano degli immigrati stranieri clandestini... perchè accusarli di razzismo? Come quelli che girano senza pagare il biglietto in treno e se il controllore dice qualcosa viene subito accusato di razzismo.... Andate in germania o in altri paesi civile a vedere se trovate immigrati irregolari che stanno tranquilli su una panchina aspettando di vendere una dose di droga....

    Cercate di avere meno pregiudizi anche voi che difendete gli stranieri... non vanno difesi tutti a oltranza ..
    chi ruba e spaccia ed è irregolare va trattato di conseguenza e la polizia deve poter controllare ciunque incontri per la strada...

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.188) 14 novembre 2008 23:15

    Le riflessioni portate in questo articolo sono argomento molto interessante e profondo per una discussione.
    Il tema dell’immigrazione come sappiamo è ormai un problema di primario livello d’attenzione.
    Clandestino o no, l’immigrato in un paese come l’Italia ancora poco preparato per organizzazione e strutture, è un problema in più da gestire.
    Con ciò non vuol dire che l’Italia è una nazione di razzisti, bisogna rimboccarsi le maniche e pensare ad affrontarlo con i dovuti interventi tecnici e legislativi, cosa che fino ad oggi si è fatto in maniera saltuaria e contraddittoria.
    Ne destra ne sinistra hanno avuto il polso o la determinazione di affrontarlo in maniera adeguata.
    Costoro che affrontano avventure al limite della sopportazione fisica sappiamo che lo fanno come dicevi tu Riciard per fuggire da situazioni disastrose e peggiori di qualsiasi nostra immaginazione.
    E’ doveroso quindi dargli supporto immediato poi la gestione è da trattare con le dovute cautele.
    Ogni straniero che arriva in Italia avrebbe bisogno di alloggio, mantenimento, lavoro, istruzione, supporto linguistico, ...è pronto il nostro paese a dare questo? Quando ad esempio per il lavoro non riusciamo a soddisfare il fabbisogno interno e dei nostri giovani? O per un alloggio tanti italiani sono ancora in attesa di una situazione definitiva?
    Chiaramente dobbiamo pure pensare che lo Stato non può sopportare il peso di dare tutto questo ad ogni cittadino che sia straniero o italiano, allora vada avanti chi sà arrangiarsi e costruirsi una vita autonomamente nel rispetto della legge. E questo dobbiamo permetterlo sia agli immigrati che agli italiani.
    Dal lato di coloro che delinquono è doveroso che vengano condannati sia gli immigrati che gli italiani in maniera paritaria.
    Allora occorre che la nostra politica apra gli occhi e capisca che il problema non sta più nella direzione del ’facciamoli entrare’ o ’non facciamoli entrare’, ma nel come gestire al meglio ed ospitare costoro in situazioni provvisorie o stabili.
    Ormai quello degli immigrati è un flusso che andrà sempre a crescere finchè qualcuno come ha detto Riciard non deciderà di creare condizioni in questi paesi del 3° mondo di minima vivibilità.
    Allora basta con ’l’Italia razzista’ ma facciamo sentire le ns voci alla politica per affrontare questo problema che genera sempre più scontri fratricidi.





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