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E’ allarme per l’utilizzo scorretto di farmaci sui minori

L'ultimo Rapporto OsMed 2010, appena pubblicato e redatto dall’Istituto Superiore di Sanità, ha rivelato dati allarmanti sul fenomeno dell'abuso di farmaci nei bambini del nostro Paese. Otto bambini italiani su dieci, infatti, ricevono in un anno almeno una prescrizione medica, in particolare di antibiotici e antiasmatici a riprova dei nefasti influssi dell'inquinamento sulla loro salute. I più piccoli, tuttavia, in piena tendenza coi livelli di guardia a livello globale (circa un milione di casi l'anno solo negli Stati Uniti), sono vittime di un uso inadatto e non sempre razionale di prodotti farmaceutici, spesso somministrati non per il loro benessere ma come supporto esterno agli adulti che non riescono a gestire i propri figli.

Dall'indagine viene fuori che il bambino che "ha la tosse da tanto tempo", che "non dorme mai", che "non vuole mangiare" appare come un problema da risolvere pur in assenza di specifiche ed evidenti complicanze sul piano clinico. Insomma, complici anche gli enormi interessi delle multinazionali farmaceutiche, per ogni malanno vero o presunto e per ogni bambino ci deve essere un rimedio farmacologico. In proposito, proprio negli Stati Uniti è stato pubblicato di recente uno studio dell'Università del Colorado e del Rocky Mountain Poison Drug Centero sul Journal of Pediatrics, che dimostra le proporzioni dell'abuso dei farmaci nei bambini attraverso i dati rilevati nel 2010.

Lo studio evidenzia come nessuna delle forme ufficiali di abuso su minori classificate dalle autorità, includa chiaramente l'utilizzo criminale di farmaci di cui i piccoli non avrebbero affatto bisogno. Una carenza normativa che, secondo i ricercatori, sarebbe decisamente sottostimata. Il team universitario ha incluso nell'analisi i documenti relativi alla somministrazione "con secondi fini" di alcool, antidolorifici, farmaci per la tosse e il raffreddore, sedativi, sonniferi e antipsicotici. Degli oltre 1.400 bambini studiati, circa il 14% ha avuto conseguenze di qualche entità, anche importanti, incluso il decesso. Le conclusioni dell'indagine tracciano l'elenco di quali sarebbero le motivazioni di quella che si profila come una vera e propria forma di violenza, più o meno consapevole, degli adulti sui bambini: punizioni alternative, semplice divertimento, desiderio di prendersi una pausa dalle responsabilità genitoriali.

In Italia, per fortuna, ancora non si registrano fattispecie così estreme a livello domestico ma il ricorso a farmaci "non necessari" è divenuto assai frequente, soprattutto nel campo del sonno pediatrico e delle allergie respiratorie, perfino delle patologie gastrointestinali dei primi mesi di vita. Bisogna prestare molta attenzione all'iperemotività dei genitori, che vivono male i sintomi delle patologie dei propri figli, perchè l'ansia e la volontà di una guarigione repentina è spesso alla base dell'abuso di farmaci. Molti bambini hanno patologie lievi seppur con sintomi fastidiosi, ma non per questo devono essere "ipertrattati" a livello medico. I piccoli vanno certamente curati quando ne hanno necessità, ma vanno anche capiti e protetti.


Se i genitori fossero meno ansiosi e più tolleranti, oltre che realmente consapevoli delle conseguenze dei propri comportamenti, probabilmente avremmo bambini più sani sia nel corpo che nella psiche. Ma questa nuova forma di "ansia da prestazione educativa" non riguarda soltanto i papà e le mamme. Non molto tempo fa, tanto per citare un esempio eclatante, è salito alla ribalta della cronaca un episodio di cattiva gestione della responsabilità sui minori ad opera di alcuni insegnanti di un asilo di Nardò, in provincia di Lecce, dove di pomeriggio venivano somministrati psicofarmaci ai bambini ritenuti "troppo vivaci". I tranquillanti hanno effetti collaterali forti e provocano danni anche negli adulti, figurarsi nei minori.

Le stesse associazioni di categoria dei farmacisti hanno avuto modo di denunciare, a più riprese, come questo malcostume di somministrare a bambini e adolescenti psicofarmaci per risolvere problematiche di qualsiasi tipo (esistenziali, psicologiche, comportamentali), risulti ormai avviato su un sentiero di crescita costante. E' una pratica da scoraggiare non soltanto attraverso una più severa previsione legislativa, ma anche con la continua sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Sarebbe il caso, inoltre, di cominciare ad indagare seriamente per verificare quanto davvero sia diffusa la somministrazione di farmaci e psicofarmaci sui minori proprio nelle nostre strutture pubbliche, nelle scuole e negli ospedali ad esempio.

Perchè a volte, nella società del "tutto e subito", dietro singoli episodi possono nascondersi metodologie ben più diffuse e maligne. Come dimostra la recente ammissione del Ministro per la Salute Fazio che, sollecitato nel question-time alla Camera, ha dovuto confermare l´esistenza presso l'Istituto "Stella Maris" di Pisa di una sperimentazione in corso su bambini, con somministrazione di una molecola psicoattiva per migliorarne l'attenzione. Si tratterebbe di un vecchia molecola anti-ipertensiva che si sta cercando, evidentemente per le pressioni della lobby delle aziende farmaceutiche, di riciclare come psicofarmaco pediatrico. Cosa assai discutibile dal momento che neppure se ne conoscono i possibili riflessi sul cervello dei bimbi.

L'associazione Giù le Mani dai Bambini, il più rappresentativo Comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica, da tempo sta denunciando, in modo circostanziato, la strategia in corso per medicalizzare i comportamenti di fasce sempre più ampie di bambini italiani. "La Guanfacina di Shire - sostengono dall'associazione - è una molecola apolide che non rendeva più. Dunque cosa c´è di meglio che inventare da zero una nuova applicazione terapeutica per guadagnare altri soldi a spese della salute dei più piccoli?".

Nonostante l'ammissione a denti stretti del ministro Fazio, nella manovra ecnomica appena approvata non c'è traccia dei fondi a suo tempo promessi per incrementare la vigilanza anti-abuso e iscrivere sul registro di controllo anche le somministrazioni di anti-depressivi ai bimbi, utilizzati in misura 15 volte maggiore degli psicofarmaci per l´iperattività. Un ulteriore segno di ipocrisia e di cedimento alla propaganda, tant'è che non di rado le stesse istituzioni si prestano alle strategie di marketing elaborate dalla agenzie a libro paga delle case produttrici di farmaci, attraverso forme di patrocinio o mediante partecipazioni dirette in convegni e seminari, vale a dire là dove si crea artificialmente il bisogno di un farmaco in particolari segmenti di popolazione. Si tratta di una spirale palesemente criminale, attuata da sciacalli senza scrupoli.

Il dossier relativo allo "Stella Maris" di Pisa, nel frattempo, è arrivato al Parlamento Europeo, dove negli atti della Commissione preposta si legge testualmente: "la Guanfacina è un vecchio brevetto da tempo in cerca di una malattia a cui essere associato. In genere succede il contrario, di fronte ad una malattia si fa della ricerca per trovare antidoti e terapie. Che un´agenzia di relazioni pubbliche si presti a simili tentativi è un problema di etica professionale che non vogliamo affrontare, ma che una casa farmaceutica operi cercando ipotetici clienti per una molecola esistente e non più usata per il primitivo scopo, ci sembra un´operazione assai disinvolta, che rovescia la scala di valori alla quale ci si dovrebbe attenere quando si tratta di salute: prima i bambini e poi il business".

Giusto, prima i bambini e dopo gli affari. Ma in questa Italia delle cricche e della spregiudicatezza elevata a sistema, che ha da tempo deciso di sacrificare i suoi figli più giovani e le sue risorse migliori relegando un'intera generazione in un limbo senza speranze e senza futuro in nome dell'egoismo del mondo degli adulti timorosi di perdere le residuali rendite di posizioni economiche e sociali accumulate in anni ed anni di eccessi, possiamo davvero credere che esista qualcuno disposto a rinunciare a interessi miliardari per salvaguardare la salute dell'infanzia?

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