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Draghi semina sicurezza a Barcellona. Niente panico: è solo un normale declassamento

Nei suoi poco più di 100 giorni di governo, Mariano Rajoy oltre alle riforme ha fatto un callo, grosso e doloroso. Il callo ad essere preso a pesci in faccia da qualsiasi parte si volti, nonostante la ferocia e l'orgoglio impassibile con cui applica le riforme stesse, che in teoria dovrebbero valergli solo grandi elogi.

Invece Monti l'ha preso per i pubblici fondelli già un paio di volte. Prima del secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, l'amico Sarkò ha detto agli elettori: “Guardate oltre i Pirenei, come se la passano quei poveri cristi degli spagnoli. Volete fare la loro stessa fine?”. Certo, si sottintende che Hollande, che è stato eletto, sarà bravo quanto Zapatero, ma è Rajoy chi governa adesso e la cui immagine di Presidente di un Paese costantemente additato come palla al piede per l'economia europea non gli giova. Anche perché gli si è consumato da tempo il solco del disco della pesante eredità ricevuta dai socialisti.

Avremmo dovuto essere entusiasti ed onorati di organizzare il summit della BCE a Barcellona; era dal 2002 che non si svolgeva un avvenimento di tale importanza da queste parti. In fondo erano solo sei giorni che la frontiera catalana aveva sospeso il trattato di Schengen per controllare meglio i cittadini sospetti (tutti, direi) di voler far casino, magari di pretendere di protestare per qualcosa di futile tipo sanità ed educazione, per esempio.

E quindi se ne esce il segretario di Stato per la Sicurezza a dire che le proteste, durante una riunione cosí importante, ci danneggiano sui mercati, ci fanno fare la figura dei rozzi mai all'altezza delle circostanze. Infatti non è volata una mosca, altro che molotov.

Peccato che dopo che il Governo centrale ha mandato 3500 agenti di polizia di rinforzo ai 4500 già previsti dalla Generalitat de Cataluña, il sempre fuori luogo S&P declassa, con un tempismo inaudito, il debito della Catalogna. E non di poco, di quattro gradini in un colpo solo, dalla A alla BBB- , che è la quasi spazzatura. Ma facciamo finta di nulla, che viene Draghi. E se chiediamo quanto ci sono costate le misure di sicurezza per riceverlo, ci sentiamo rispondere “meno di quelle per un Barça-Real Madrid o per uno sciopero generale”.

Ci accontentiamo della risposta e non entriamo nel dettaglio delle cifre che non è chic, soprattutto se viene a trovarci il capo della BCE, che è uno di quelli che non perde occasione per dirci che il debito pubblico va ridotto drasticamente. Cosa ci sia venuto a fare Draghi a Barcellona, spese a parte, non l'abbiamo mica ancora capito. Perché per bacchettare la Spagna e il suo sistema finanziario che necessita riforme urgenti (184.000 milioni di attivo tossico, vertigine); dire che non sa se la BCE continuerà a comprare titoli di Stato di Paesi in difficoltà; non abbassare il costo del denaro; non sapere se ci sarà una terza iniezione di liquità sul mercato... beh, per rivelazioni di questo calibro poteva rimanere a tranquillamente a Francoforte.

E, per giunta, pare che la Spagna perda il propio posto nel Consiglio della BCE. Come dire, Mariano becco e contento, che in spagnolo si dice in modo più incisivo, cornudo y apaleado, cornuto e bastonato. Ex-aequo con il Presidente catalano Artur Más, però.

di Monica Bedana

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