• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca Locale > Dopo cento anni a Crotone chiude la Scuola Sacro Cuore

Dopo cento anni a Crotone chiude la Scuola Sacro Cuore

Non si può dire che siano stati cento anni di solitudine, tutt’altro. Se la città di Crotone è stata meno sola di quanto non lo sia adesso nella sua dimensione culturale, sociale e spirituale, lo si deve anche alla “Scuola Sacro Cuore” di via Risorgimento, che è stata una roccaforte sul piano dell’istruzione e della formazione di migliaia di giovani crotonesi nel corso di oltre un secolo.

La meglio gioventù è passata da quelle aule ricavate in un vecchio palazzo nobiliare cui, per ricavare ancora spazio sulla base di una domanda di istruzione crescente, la Curia mise a disposizione una parte del monastero delle Clarisse. Si studiava anche pianoforte al Sacro Cuore e tutto ebbe inizio intorno al 1910, quando il complesso era ancora intitolato a Giovanna d’Arco.

Ebbene, quella scuola elementare, già scuola del lavoro e asilo, da poco anche nido, sta per esalare l’ultimo respiro. Chiude il Sacro Cuore, le suore “Figlie di S. Anna” non avranno più ragione di restare in questa città che proprio non riesce a imparare nulla del suo passato, né trarre insegnamento da quanto di positivo ha vissuto nel corso della sua storia. Sono stati spesi miliardi per mantenerlo integro e decoroso quell’avamposto nel corso di un secolo, sino a che, nell’anno duemila, la scuola Sacro Cuore non è riuscita a ottenere la parificazione con le scuole pubbliche, attendendo quelle rimesse che lo Stato trasferisce puntualmente con anni di ritardo, ma riuscendo ugualmente a non lasciare un solo euro di debito verso nessuno.

Semmai è la città di Crotone, i crotonesi tutti, anche coloro che quelle aule non le hanno mai frequentate né conosciute, ad essere in debito verso quella scuola che ha tenuto altissimo il vessillo dell’istruzione primaria in questa città sempre più dolente e distratta. Chiude dunque la scuola cattolica più antica e probabilmente non avranno più nulla da visitare, tornando a casa, soprattutto quelle centinaia di crotonesi illustri affermatisi nel mondo e che dalla vecchia cara scuola cattolica di via Risorgimento avevano imparato, insieme all’alfabeto, il senso pieno dei valori cristiani.

Le suore “Figlie di S. Anna” hanno arato sapientemente le coscienze di tanti uomini e donne divenuti nel tempo professionisti del mondo laico o uomini di chiesa. Queste api operaie delle coscienze si sono prodigate per anni nel silenzio per l’educazione dei nostri figli e da missionarie dell’istruzione, della cultura e della fede hanno cercato di rendere fertile terreni aridi dove i semi sarebbero morti se non ci fosse stata la loro amorevole cura.

Partecipazione e coinvolgimento delle famiglie, queste le loro linee guida che di colpo vengono annientate e cancellate sull’altare di quel dio che un cuore non ce l’ha e che si chiama denaro. Perché la scuola è destinata a chiudere per motivi di natura economica, così come l’Italia intera rischia di chiudere, implorando, implicitamente, di “non aprire quella saracinesca” coloro i quali tentano nell’intrapresa commerciale il rimedio alla sopravvivenza, solo e soltanto perché non circola denaro e la gente rinuncia alla qualità della vita, figuriamoci a quella dell’istruzione.

Riconosciuta paritaria ai sensi della legge numero 62 del 10 marzo 2000, la “Scuola del Sacro Cuore” ha mirato innanzitutto a sanare i propri debiti, investendo nella struttura, ampliandola per fornire un servizio alla città, venendo incontro alle esigenze di quelle famiglie che sceglievano volutamente una formazione cattolica per i propri figli. Ma i soldi dello Stato arrivavano a singhiozzo, incagliandosi tra le maglie di una burocrazia che, tra patti di stabilità e risanamento del debito pubblico sta strangolando le attività più sane e umiliando lo spirito stesso di Nazione.

Pur tuttavia le suore hanno resistito finché hanno potuto, malgrado le difficoltà materiali e quelle sopraggiunte con la crisi: denatalità; rinunce da parte delle famiglie; insicurezza degli operatori laici dell’istruzione in servizio presso il Sacro Cuore che, spaventati dal futuro, hanno optato per l’immissione in ruolo presso istituti pubblici portandosi dietro, per continuità didattica, un congruo numero di alunni.

Loro, le suore dell’ordine “Figlie di S. Anna” hanno resistito in silenzio sino a qui; nel corso dell’estate gli hanno comunicato che devono chiudere; che devono compilare il nulla-osta per tutti gli alunni iscritti e quindi prepararsi allo smantellamento della scuola; la Curia crotonese ha reagito con la freddezza di un curatore fallimentare e con la solidarietà standard di un messo notificatore del tribunale, eppure loro, le suore, avevano avviato anche l’attività del nido per i bambini di pochi mesi.

C’è da versare lacrime sincere dinanzi cotanto scempio. La disperazione che gli sottende parla di qualcosa che sta andando via per sempre, portandosi dietro un passato di cento anni e l’indefinibile età del futuro; non è poco e se solo Crotone avesse la dignità e il peso di una opinione, forse questo massacro della sua storia e del suo spirito si potrebbe evitare.

Per una scuola cattolica che chiude, apre una università su iniziativa cattolica; è un controsenso, come se fosse possibile passare all’età adulta saltando l’adolescenza; come se la natura consentisse di cogliere frutti senza aver seminato; la stessa cosa quando si pretende di costruire un palazzo senza fondamenta o di accedere all’istruzione senza mai sapere cosa sia un abbecedario e quindi comprendere gli enormi sacrifici che fece Geppetto per comprarne uno al suo amatissimo Pinocchio. 

Al momento la campanella al Sacro Cuore di via Risorgimento, a Crotone, non dovrebbe suonare, né rimbombare il vociare dei bambini in quell’atrio e in quel cortile condiviso con ciò che resta del monastero delle Clarisse. Gli alberi secolari, i panciuti e flemmatici gatti allevati dalle suore e persino l’ingorgo di macchine fuori dalla scuola all’uscita dei bambini, non avranno più ragion d’essere. A meno che… a meno che lo slancio imprenditoriale nel settore della scuola innanzitutto della Curia crotonese e di tutti i cittadini che hanno a cuore la propria identità non si desti da questo grande sonno che ha ormai i connotati di un coma sociale profondo. Don Lorenzo Milani diceva così: “Non vedremo sbocciare dei santi finché non ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale”.

Si vede che il mondo non apprezza più nemmeno i santi e soprattutto non vuole nemmeno vederli crescere.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares