• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Donati e la dismissione dell’AGI

Donati e la dismissione dell’AGI

Con una tempestività inverosimile, tipica di un orologio svizzero, il capogruppo alla Camera dell’Idv, Massimo Donadi, ha annunciato un’interrogazione parlamentare al Governo per sapere “le intenzioni” dell’Eni sul futuro dell’Agenzia Giornalistica Italia (Agi) di cui l’Ente di Stato è unico proprietario da sempre.

Erano passate poche ore dallo sciopero proclamato dall’assemblea di redazione che aveva discusso e respinto la richiesta aziendale di ricorrere alla ex-Legge 416 sui prepensionamenti, corredata da un ‘debole’, per la verità, piano di ristrutturazione che ipotizza, ovviamente, un taglio dei livelli occupazionali dagli attuali 90 a 69, perché il costo del lavoro giornalistico è cresciuto tanto da risultare pari al 30% dei ricavi. Non è dato sapere a quanto ammonta in cifra assoluta né come è ripartito sulle singole posizioni di lavoro: sarebbe interessante infatti sapere la composizione delle diverse buste paga, quanti e chi gode e in che misura di ‘benefit’, come gli ad personam.

È un passaggio importante perché fatto 100 l’intero costo del lavoro, questo 100 può non essere, e non lo è, la somma degli emolumenti corrisposti, ma tra loro sicuramente squilibrati e ineguali pur a parità di voci contrattuali, come ad esempio gli scatti d’anzianità. Orbene, preoccupato tanto quanto, e forse anche più, del CdR dell’Agi e degli organismi sindacali accorsi premurosi al capezzale del moribondo, Donadi definisce “ingiustificato ed incomprensibile” il taglio del 30% del personale giornalistico “alla luce degli enormi utili, per miliardi di euro, realizzati dall’Eni negli ultimi anni”.

In nome tutto questo della “libertà e pluralismo dell’informazione” che, conclude Donadi, “sono valori fondanti della nostra democrazia e non possono essere messi in discussione” da scelte discutibili. A ruota segue uno degli organismi sindacali, l’Asr, che parla di “un atto grave”; sollecita a “respingere con forza la logica puramente contabile dei costi e dei ricavi”; assicura di stare al fianco della redazione dell’Agi per “riaffermare le ragioni di una professione proiettata nel futuro ma saldamente ancorata contratti e regole che ne tutelano l’esistenza e la dignita’”.

Potrei e dovrei gioire di siffatta duplice manifestazione di interesse! Ed invece mi preoccupo e molto perché sento ‘puzza’ di bruciato. Ossia di un ‘falso’ interesse da parte di entrambe le manifestazioni. Allora, caro on. Donadi dov’era Lei e soprattutto i suoi solerti ispiratori, non più tardi di 6 anni fa, marzo 2003, quando un vero e proprio ‘tsumani’ si abbatté sui giornalisti, o meglio su una parte della redazione, quella indesiderata, non allineata, diciamo pure dissidente, dell’Agi, pilotato da un ex-direttore fattosi ‘regista occulto’ dai piani alti del Palazzo Eni di fronte al Laghetto dell’Eur, ed attuato da un direttore ‘per caso’, a colpi di prepotenze, sopraffazioni, violenze verbali e psicologiche nei confronti, appunto, di colleghi a lui, a loro due, indigesti, indesiderati, non allineati, con il complice ‘silenzio’ di un CdR, suo, loro, sgabello?


E la stessa Asr dov’era in quei giorni tremendi quando si calpestavano senza scrupoli le professionalità delle persone, quando cioé “contratti e regole che ne tutelano l’esistenza e la dignita’” non esistevano, neanche si nominavano? In quel non lontano 2003, ‘annus horribilis’ per l’Agi e direi per tutta la categoria dei giornalisti, successero fatti orrendi, messi deliberatamente nel congelatore, una ‘mattanza’ di professionalità, si documenti l’on. Donadi così attento alla libertà e al pluralismo dell’informazione, tanto che alcuni redattori per salvare la pelle furono costretti a rivolgersi al giudice del lavoro: e partirono cause per demansionamento, dequalificazione, per ‘mobbing’, tutte cose ben note, ma taciute, dagli organismi sindacali a tutti i livelli.

E una di quelle cause di lavoro attende di essere esaminata dai giudici della Corte d’Appello. Fissata per il 26 novembre 2008, l’udienza é stata d’ufficio rinviata, 24 ore prima, al 27 gennaio 2010. Si tenga conto che il ricorso porta la data del 27 settembre 2006! Ha ragione allora il Ministro della Giustizia, Alfano quando lamenta che il peggior nemico della giustizia è la lentezza insopportabile…

Raccontarla questa storia è un’immensa, inestimabile fortuna, caro on. Donadi: perché, si documenti così da presentare a chi di dovere un’interrogazione precisa, c’è chi la sua amara storia fatta di prepotenze, sopraffazioni, violenze verbali e psicologiche, non la può più raccontare avendo scelto (il 15 marzo del 2003) la via più drammatica, neanche tanto distante dal suo posto di lavoro, che possa esserci.

Sono fatti realmente accaduti, non è una fiction, ben noti a tutti gli organismi sindacali a tutti i livelli che adottarono la linea del ‘silenzio’: gli stessi che oggi come Lei, on. Donadi, fanno sentire e forte la loro voce, fanno seguire i loro comunicati a pochi secondi di distanza da quelli del CdR. Forse allora, nel 2003, non si poteva disturbare, per ragioni e affinità politiche, il direttore ‘per caso’ e neanche il ‘regista occulto’ che aveva assunto a piene mani da ‘l’Unità’ e dal ‘Manifesto’…Non si poteva intervenire a sostegno di una Redazione gestita con il pugno (rosso) di ferro

Fortunatamente con l’arrivo all’Eni dell’attuale ad Paolo Scaroni nell’estate del 2005 la situazione è radicalmente cambiata, e quel direttore ‘per caso’, strumento in mano del ‘regista occulto’, se ne è andato, lasciando, ahimè, una pesantissima, bruttissima, eredità in termini di perdite sia finanziarie che di abbonamenti (faceva spallucce alla disdetta di quattro grandi quotidiani Il Messaggero e Il Mattino, Il Giornale e Libero: peggio per loro non ci leggono!) e di appeal. E per due anni (2005 e 2006), l’azionista di maggioranza, l’Eni, si documenti on. Donati, ha dovuto ripianare le perdite e provvedere alla ricapitalizzazione della società per la modesta cifra di 10 milioni di euro! Certo, dirà Lei, i profitti ammontano a miliardi euro…

Non è semplice né facile rimettersi in carreggiata, riconquistare abbonati, riacquisire quote di mercato, dopo il passaggio di uno ‘tsunami’ che ha lasciato tanti regalini di Babbo Natale nelle buste paga di chi in quel lontano ‘annus horribilis’ è stato ‘devoto’ e ‘genuflesso’ a quei due ‘compagni’, il ‘regista occulto’ e il direttore ‘per caso’ ai quali, se giustizia ci fosse, andrebbe chiesto il conto…. 

Commenti all'articolo

  • Di Salvatore (---.---.---.252) 29 gennaio 2009 20:02

    L’articolo è sicuramente interessante e tecnicamente ben impostato, ma…non capisco perché ti rivolgi in continuazione a Donadi, come se fosse la causa dei mali che descrivi. Ti chiedi dove fosse nel 2003, annus horribilis per il giornalismo, ma è stato eletto parlamentare solo due anni dopo, nel 2005 in un’elezione suppletiva; sembra di capire che ce l’hai con i sindacati che all’epoca tacquero e solo oggi alzano la voce, ma non riesco lo stesso a capire perché dici peste e corna (magari a ragione) del "regista occulto" e del "direttore per caso" senza farne i nomi. Proprio perché questa vicenda non è nota a tutti (anzi), aiuterebbe sapere di chi si sta parlando esattamente. A me interesserebbe molto, ad esempio, e credo di non parlare solo per me…
    comunque, bel pezzo.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares