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Editoria: arriva la "marchionizzazione" della redazione

Il Congresso della Fnsi - semmai ce ne fosse stato bisogno - ha certificato che il processo di ’machionizzazione’ sociale, è già in una fase molto avanzata nelle redazioni e procede senza colpo ferire, senza alcun clamore, a fari quasi spenti. E per di più con un massiccio ricorso alla legge 416, quella dei prepensionamenti, con tanti redattori ’rottamati’ a 58 anni di età e sostituiti da giovani e giovanissmi collaboratori sottopagati. Alla 416 hanno avuto accesso un po’ tutti i piccoli e grandi gruppi editoriali anche quelli, come l’Eni, proprietario dell’Agi, che macina utili e profitti ragguardevoli che a fronte di una 416 per 19 redattori ha attuato un investimento, si dice, di 3-4 milioni di euro per una nuova sede, la sua ristrutturazione e un nuovo modello informatico. "Non vedo perché i giornalisti debbano essere strapagati, magari perché c’e’ chi ha due o tre famiglie da mantenere", ha spiegato al Congresso della Fnsi, Carlo De Benedetti, editore del Gruppo Espresso-Repubblica. In fondo, "l’interesse del giornalista è la visibilità, deve perciò essere contento di lavorare per più media, dal cartaceo al sito internet e all’iPad. Non vedo, insomma, perché debba essere pagato di più", ha precisato l’editore al quale piace la ’cura’ Marchionne per la Fiat. La libertà d’informazione, i diritti e le tutele, dunque, non si pongono neanche: con la crisi che c’è i giornalisti devono accontentarsi di quel che passa il convento ed esser contenti.


Al Congresso della Fnsi non c'era solo De Benedetti ma anche Fedele Confalonieri di Mediaset e Piergaetano Marchetti della Rcs, cioè della Rizzoli-Corriere della Sera. Giornalisti strapagati? Forse De Benedetti si riferiva a qualche collega della Rai o di Mediaset oppure con qualche suo collega e comunque far passare un numero di situazioni che si contano sulle dita di una mano per la situazione normale di migliaia e migliaia di giornalisti non è per niente onesto.

Non risulta che nella categoria ci siano possessori di palazzi o barche a vela costose a parte qualche direttore o ex giornalista passato a fare il parlamentare di lungo corso e comunque nessuno di questi ha navi da crociera. "L'interesse del giornalista è la visibilità, deve perciò essere contento di lavorare per più media, dal cartaceo al sito internet e all'iPad. Non vedo perché debba essere pagato di più". E' la filosofia-De Benedetti. E magari anziché dover essere lui a pagare il giornalista, dovrebbe esser quest'ultimo a pagare l'editore che gli mette a disposizione più media per una maggiore sua visibilità. Come poi faccia De Benedetti a dire che l'interesse del giornalista e' la visibilità, anziché la certezza del lavoro e una paga decente, è, di fatto, un mistero. De Benedetti dovrebbe infatti sapere che i redattori capo, i capiservizio e anche i vicedirettori non sono molto visibili, anzi spesso non sono visibili per niente, però sono molto più pagati e molto meno licenziabili, e pertanto vivono meglio loro e le loro famiglie, che un redattore "molto visibile". 

De Benedetti e anche gli altri editori parlano di "visibilità multimediale" ma si riferiscono in realtà al lavoro multitestata, cioé per varie testate dello stesso editore pagato però come se fosse un solo lavoro per una sola testata! Come dire, "prendi tre e paghi uno" come avviene ai grandi magazzini e nelle svendite o grandi offerte promozionali, però capovolto e ad uso del signor padrone di mass media. Strano che dalla Fnsi non si siano levate proteste. Tutto normale, tutto bene. E già gli accordi sulla 416 sono sottoscritti anche dalla Fnsi. Confalonieri ha magnificato il ruolo del giornalismo che valorizza il gossip! Più o meno ha detto: "apriremo un programma televisivo "all news" che magari avrà scarsi ricavi e un pubblico non grande, ma che valorizzerà con la sua presenza anche le altre testate, quelle di intrattenimento, quelle di gossip". Marchetti ha anche lui magnificato, come gli altri due ospiti, la bontà dell'essere adibito gratis all'uso di nuove tecnologie. "Il radiologo mica viene pagato per imparare a usare le nuove macchine radiologiche. Non viene pagato: è contento di migliorare il lavoro con le nuove tecnologie". 

Tutti e tre forse non si sono accorti che, mentre i radiologi non vengono licenziati in massa con l'introduzione di nuove macchine radiologiche, di giornalisti invece ne sono stati invece mandati a casa più di 500 solo negli ultimi due anni. Cifra da sommare all'emorragia in corso da anni. L'introduzione delle nuove "macchine radiologiche" ha provocato, a differenza dei radiologi, una ecatombe di dipendenti di giornali compresi i giornalisti. C'è da esserne contenti? E' toccato quindi ad Alberto Donati, boss della Fieg, sottolineare "la maggiore disponibilità dei giornalisti e del sindacato" salutandola come l'alba di un'epoca radiosa. Le redazioni si svuotano quotidianamente non solo di giornalisti che hanno acquisito sul campo competenza e professionalità, ma anche di diritti e tutele: tutto è nelle mani di un direttore vicino all'editore che fa e disfa a suo piacimento. Un vero e proprio 'Far West' dove s'impone il silenzio e l'omertà: meglio tacere e farsi gli affari propri. Cosi' passano nel più assoluto silenzio fatti eclatanti come quello di un direttore che dopo aver dato l'assenso alla 416 viene costretto a lasciare per aver raggiunto l'età della pensione ma subito dopo viene ricollocato in altre attività editoriali dello stesso editore! Strani scherzi del destino! Così al Congresso della Fnsi capita di dover ascoltare anche Giulio Anselmi, di professione giornalista e direttore di giornali che dopo il suo passaggio si ritrovano con meno giornalisti e, almeno nel caso de L'Espresso, anche con meno lettori. Anselmi ha applaudito, come Donati, la radiosa alba della nuova era: "adesso che si respira un'aria migliore, di minori privilegi e rigidità dei giornalisti. Finalmente i giornalisti non sono più contro le nuove tecnologie. Loro quando i computer sono apparsi in redazione li chiamavano "le macchinette", con aria di sufficienza". Forse le chiamavano così dove s'è seduto Anselmi in qualche giornale della Fiat che, nel corso del tempo, mungeva fiumi di quattrini regalati dallo Stato per auto che non sarebbero state in grado di reggere la concorrenza giapponese, coreana, tedesca, francese, scandinava. Forse Anselmi alla sua giovane età è in cerca di ingaggi, come comprensibile, ma non per questo deve venire a riverire con solerzia i desiderata degli editori.

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