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 Home page > Attualità > Economia > "Don’t Blame Speculators"

"Don’t Blame Speculators"

E’ notizia di ieri che Silvio Berlusconi in una conferenza stampa tenuta a margine del G8 ha riproposto la soluzione Tremonti per far fronte al caro petrolio. Il presidente del Consiglio ha indicato la soluzione tecnica di un’azione sui «margini di deposito» di competenza delle borse sui futures che dovrebbero aumentare «fino al 50%» dall’attuale 5% ed una azione da parte delle autorità antitrust dei vari Paesi della comunità internazionale.
Da dove nasce la preoccupazione di una pressione speculativa sul prezzo del crude oil? Vorrei riproporvi un articolo che un paio di mesi fa ho pubblicato nel mio blog:

Alcune settimane fa nel Senato degli Stati Uniti la commissione per la sicurezza e gli affari governativi ha posto la seguente questione: La speculazione finanziaria nei mercati delle commodities: gli investitori istituzionali e gli hedge fund stanno contribuendo all’inflazione del prezzo del cibo e dell’energia? Ho trovato molto interessante il contributo di Michael W. Masters (Managing Member and Portfolio Manager, Masters Capital Management, LLC) che riporto nella versione originale in inglese commentandolo: Good morning and thank you, Mr. Chairman and Members of the Committee, for the invitation to speak to you today. This is a topic that I care deeply about, and I appreciate the chance to share what I have discovered. have been successfully managing a long-short equity hedge fund for over 12 years and I have extensive contacts on Wall Street and within the hedge fund community. It’s important that you know that I am not currently involved in trading the commodities futures markets. I am not representing any corporate, financial, or lobby organizations. I am speaking with you today as a concerned citizen whose professional background has given me insight into a situation that I believe is negatively affecting the U.S. economy. While some in my profession might be disappointed that I am presenting this testimony to Congress, I feel that it is the right thing to do. You have asked the question “Are Institutional Investors contributing to food and energy price inflation?” And my unequivocal answer is “YES.” Michael Masters è netto, non fa giri di parole ma ha un teorema supportato da dati e grafici che spiegano perchè il prezzo del petrolio sale e l’economia USA non si inginocchia. What we are experiencing is a demand shock coming from a new category of participant in the commodities futures markets. A questo punto della lettura si può erroneamente pensare che il riferimento sia al boom economico e di domanda di Cina ed India ma andando avanti si capisce che non è così... Institutional Investors. Specifically, these are Corporate and Government Pension Funds, Sovereign Wealth Funds, University Endowments and other Institutional Investors. Collectively, these investors now account on average for a larger share of outstanding commodities futures contracts than any other market participant. According to the DOE, annual Chinese demand for petroleum has increased over the last five years from 1.88 billion barrels to 2.8 billion barrels, an increase of 920 million barrels. Over the same five-year period, Index Speculators’ [institutional investors’] demand for petroleum futures has increased by 848 million barrels. The increase in demand from Index Speculators is almost equal to the increase in demand from China! Dalla lettura del documento si comprende immediatamente la misura del peso di questi investitori in termini di contratti futures con sottostante le commodities (tra cui il petrolio). Nella tesi di Michael Masters ciò che è accaduto è che gli investitori istituzionali hanno accumulato commodities attraverso il mercato dei contratti future influenzando il prezzo degli stessi futures (che a in teoria dipende unicamente dal prezzo spot del sottostante che rappresenta il prezzo "reale" del bene sia esso l’oro, il petrolio etc.). Detti investitori istituzionali (definiti “Index Speculators”) sono una tipologia completamente diversa dagli speculatori tradizionali (che normalmente non immettono sul mercato fiumi di liquidità, sono specializzati in alcune commodities ed offrono un prezzo consapevole ovvero hanno ben presente il valore di un bene quando offrono un prezzo per quel bene). L’Index Speculators è in possesso di grandi quantità di denaro, li investe distribuendoli sui cosiddetti indici commodities chiave, non ha consapevolezza del valore economico quando paga un prezzo: in altre parole ragiona in termini di asset allocation del portafoglio ovvero se decide di assegnare una certa percentuale del capitale disponibile in una determinata materia prima acquisterà un certo numero di contratti furures, a qualunque prezzo, fino a quando tutti i soldi non sono stati impiegati nella percentuale fissata. Gli speculatori tradizionali comprano e vendono in tempi estremamente rapidi, l’Index Speculators non vende mai perchè gestisce i contratti futures come qualsiasi asset azionario: una tale strategia ovviamente può avere un impatto enorme sui prezzi. Michael Masters spiega come è nata questa categoria di investitori e come il denaro impiegato sia cresciuto solo negli USA da 13 miliardi di dollari nel 2003 a 260 miliardi di dollari nel marzo 2008. Nello stesso arco temporale i prezzi delle merci sono cresciuti in media del 183%. Nel 2003 la forza dell’Index Speculators era quella di un sassolino nello stagno oggi è la più grande del mercato: In the early part of this decade, some institutional investors who suffered as a result of the severe equity bear market of 2000-2002, began to look to the commodity futures market as a potential new “asset class” suitable for institutional investment. While the commodities markets have always had some speculators, never before had major investment institutions seriously considered the commodities futures markets as viable for larger scale investment programs. Commodities looked attractive because they have historically been “uncorrelated,” meaning they trade inversely to fixed income and equity portfolios. Mainline financial industry consultants, who advised large institutions on portfolio allocations, suggested for the first time that investors could “buy and hold” commodities futures, just like investors previously had done with stocks and bonds.Ma allora perchè nessuno sembra accorgersi del fenomeno? Michael Masters fornisce questa chiave di lettura: The huge growth in their demand has gone virtually undetected by classically-trained economists who almost never analyze demand in futures markets. Ad aggravare l’effetto dell’Index Speculators sui prezzi delle commodities è che il mercato dei contratti futures sono molto più piccoli dei mercati dei capitali (il rapporto è di circa 1 a 250 in termini mondiali) per cui l’impatto di ogni dollaro investito è sicuramente maggiore (sposto più facilmente una barchetta che una portaerei!) ed in generale accaparramento genera accaparramento creando le bolle.



Ma intanto L’Economist ci dice "Don’t Blame Speculators"...

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