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Diseguaglianze di reddito e ricchezza: con la crisi i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri

L’Ocse (organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico) ha presentato un rapporto relativo alla diseguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza nei Paesi aderenti a questa organizzazione.

Una parte del rapporto è dedicato all’Italia. E in Italia, è questa la principale conclusione, il divario tra ricchi e poveri è in continuo aumento. Alcuni dati sono sufficienti per dimostrare la validità di quanto appena rilevato.

Nel 2013, il 61,6 % della ricchezza, cioè del patrimonio mobiliare e immobiliare, reale e finanziario, apparteneva al 20% della popolazione più ricca. E l’1% più ricco deteneva il 14,3% della ricchezza complessiva, cioè quasi il triplo rispetto al 4,9% detenuto dal 40% più povero della popolazione.

Il reddito medio del 10% della popolazione italiana più ricca è stato superiore di 11,4 volte a quello del 10% della popolazione più povera, rispetto a una media Ocse di 9,6 volte (in Francia è di 7,4 e in Germania di 6,6).

La situazione, relativamente alle diseguaglianze nel reddito, si è aggravata negli anni della crisi: tra il 2007 e il 2011 il reddito medio del 10% più povero della popolazione è sceso del 4% all’anno, mentre la diminuzione è stata del 2% per il reddito medio totale e dell’1% per la fascia di popolazione più ricca.

L’Italia è anche uno dei Paesi che ha visto aumentare di più la povertà negli anni della crisi: un incremento di 3 punti tra il 2007 e il 2011, il quinto più forte tra i 34 Paesi aderenti all’Ocse. La povertà ha colpito soprattutto i giovani (14,7% tra i 18 e i 24 anni rispetto a una media Ocse del 13,8%) e i giovanissimi (al 17% sotto i 18 anni con una media Ocse del 13%).

Per ridurre tali diseguaglianze l’Ocse, per tutti i Paesi, indica 4 interventi prioritari: combattere la disparità di genere, diminuire il divario tra lavori precari e stabili, investire nell’istruzione – in particolare quella tecnico-professionale -, varare politiche fiscali più mirate.

In Italia, io credo, considerato quanto rilevato in precedenza, questi interventi dovrebbero essere ancora più intensi, rispetto ad altri Paesi, e considerando che i giovani sono più colpiti dalla povertà in Italia, rispetto a quanto avviene altrove, dovrebbero essere privilegiate le azioni tendenti a ridurre la precarietà nel lavoro e ad aumentare gli investimenti nell’istruzione.

E soprattutto, nel nostro Paese, comunque, dovrebbe essere elaborata e attuata una politica organica contro la povertà, e quindi anche contro le diseguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza.

 

Foto: Epsos.de

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