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Di neve, pirla, bischeri ed altro

"Da quando le nevicate colpiscono? Quando la neve inizia a scendere ci ritroviamo tutti bambini nel ricordo degli scherzi con gli amici fuori dalla scuola e del pupazzo, con una carota per naso, che abbiamo fatto quella volta con papà. Dovrebbero essere quasi un festa, le nevicate, non delle disgrazie, e le feste tutto fanno, ma non colpiscono".

Quando vidi le prime foto di Junior, detto Shrub, che, con mia enorme sorpresa - "Ma dai! Figuriamoci se l'America può votare uno così"- sarebbe diventato il secondo Presidente degli Stati Uniti della propria casata, dovetti sforzarmi per non andare contro tutto quello a cui la mia famiglia e la vita mi hanno educato: la tentazione che ebbi, di liquidarlo solo in base al suo aspetto - "Ma guarda che faccia da pirla"- fu, infatti, fortissima.

Vidi poi i suoi primi filmati; sentii un discorso che tenne durante la sua prima campagna elettorale: non solo aveva la "faccia da pirla", ma si muoveva come un pirla e diceva, con voce da pirla, delle cose da pirla (scusate il lombardismo, ma stupido o idiota sono solo approssimazioni del suo significato. Esiste una traduzione che vi si avvicina maggiormente, anche se manca della leggerezza insita nel pirla, ma è talmente volgare, diciamo che suona un po' come "testa di razzo", che non oso scriverla in un contributo che potrebbe esser letto anche da qualche signora).

Ancora una volta, però, non lo bollai per "pirla"; in quello che ora apparirà un eccesso di garantismo, ho atteso il suo arrivo alla Casa Bianca, e i giorni della guerra in Iraq, per decidere definitivamente, con perfetta coscienza, che fosse davvero un pirla.

E' grazie alla sua lezione, che con Matteo Renzi ho abbreviato i tempi.

Anche nel suo caso i sintomi del male sono palesi (ha l'aria che ha e dice, nel modo in cui le dice, le cose che dice) e ho sospettato che ne soffrisse - "Ma questo il PD dove l'ha trovato? Ma pensa te ..." - fin dal giovedì sera in cui, per la prima volta, lo vidi ospite di Santoro.

Ho trattenuto il mio giudizio - "Magari non è abituato ad andare in televisione"-ma non ho aspettato che raggiungesse i vertici delle istituzioni prima di esprimerlo; l’ho fatto l'anno scorso, quando Firenze è stata paralizzata da una nevicata.

Ad imitazione di Benito Mussolini dopo l'omicidio Matteotti, con indicibile senso dell'opportunità e della misura, Matteuccio nostro, per placare le polemiche scatenate dall'incapacità della sua amministrazione di tenere sgombere dalla neve le strade della città, ha infatti proclamato: "Mi assumo la responsabilità politica dell'accaduto".

Dopo aver visto gli spazzaneve in azione, nella bianca Como della mia infanzia come nella realcomunista Budapest della mia gioventù, non riuscivo a capire cosa questi avessero a che vedere con la politica - “Ne avranno di piddini D.O.C. e di rottamati. Vai a capire gli italici sinistri; capaci di scindersi su qualunque cosa” - ma di una cosa ero certo: “Se si ritiene responsabile, e ha fallito a sta maniera, adesso Renzi si dimetterà”.

Un paio di settimane dopo l’ho rivisto, sempre da Santoro, a dire le solite cose nel solito modo, ancora sindaco di Firenze. Non gli ho rivolto epiteti, contando lo facessero, con la loro vena corrosiva, i suoi elettori toscani - “Mi sa che a Firenze si dice bischero”- ma ho preso penna e calamaio e ho iscritto il suo nome nel mio libretto degli intoccabili; quelli che se conosci eviti e, soprattutto, non voti.

La nevicata di quest’anno (ma proprio tutti gli anni deve nevicare? Neanche fossimo in Europa) invece non contribuirà in alcun modo a definire il mio giudizio su Gianni Alemanno, primo ferro-tranviere della città capitolina, messa in ginocchio (no, appecorinata sarebbe più originale ma, per la ragione già detta, non lo posso proprio scrivere) da una spanna di neve. 

Non farò neppure dell’ironia su come abbia cercato di scaricare le proprie responsabilità sugli istituti metereologici che non gli avrebbero comunicato in anticipo, con la necessaria millimetrica precisione, l’entità della nevicata che avrebbe colpito la Capitale. (Ma da quando le nevicate colpiscono? Quando la neve inizia a scendere ci ritroviamo tutti bambini nel ricordo degli scherzi con gli amici fuori dalla scuola e del pupazzo, con una carota per naso, che abbiamo fatto quella volta con papà. Dovrebbero essere quasi un festa, le nevicate, non delle disgrazie, e le feste tutto fanno, ma non colpiscono).

Che Alemanno non sapesse, e che nessuno gli avesse detto, l'ho subito capito, quando l’ho visto, in un filmato su youtube, festeggiare la propria elezione parlando, ovviamente da un balcone, ad una piccola folla di simpatizzanti col braccio teso nel saluto fascista.

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