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Deutsche Bank, Citibank, Barclays e Royal Bank of Scotland: tutte sotto inchiesta

Era iniziata come una soffiata alla testata americana Bloomberg: cinque fornitori denunciavano un accordo tra grandi istituti al fine di manipolare il mercato valutario. Ne è derivato il pandemonio, con tanto di inchiesta della FCA, la Consob britannica.

Royal Bank of Scotland, Citibank, Barclays e Deutsche Bank, questi i nomi finiti sotto l'occhio della FCA, l'authority britannica che veglia sul mercato finanziario. Vecchie abitudini, visto che la Deutsche Bank è già sotto accusa per aver nascosto perdite per 12 miliardi, mentre a Barclays è toccata una multa da 470 milioni per aver manipolato il mercato energetico. E recentemente anche un altro importante istituto, la Lloyds Tsb. Stavolta però il fatto è più grave. 

Le cinque banche avrebbero difatti trovato un accordo al fine di manipolare l'indice WM/Reuters, cioè un indice sintetico. Un indice sintetico cosa fa? Fiuta gli umori all'interno di un mercato, perché non indica il valore di un solo attore, ma di più di uno. Un esempio è il Ftse all-share, che è calcolato sull'andamento di tutte le imprese quotate alla Borsa di Milano. Il punto è che il WM/Reuters non lavora all'intero di un mercato limitato come quello della Borsa di Milano, ma analizza l'andamento di ben 155 valute, ottenendo un indice capace di captare l'andamento dell'intero mercato valutario.

Manipolarla al fine di renderne le fluttuazioni più rigide e meno rispondenti alla dinamica tra domanda e offerta significa portare un cambiamento profondo nel sistema economico. Basti pensare che - come riporta Le Monde - l'indice in questione permette ai fondi istituzionali, e in specie ai fondi pensione di essere costantemente a conoscenza del valore del denaro detenuto all'estero. E i fondi pensione - brutalmente - siete voi.

Almeno in paesi come gli Stati Uniti, dove questi sono diffusi, mentre in Italia se ne sente parlare più raramente. Pensate solo che Fannie Mae e Freddie Mac, due degli istituti assicurativi salvati dal governo americano dopo la crisi del 2008 erano fondi pensionistici: prese assieme fatturano 100 miliardi di dollari (qui e qui).

Una paura dunque motivata, quella della FCA. A fornire ulteriori ragioni del perché è di nuovo Le Monde: sul mercato Forex si scambiano valute estere (es. dollari). A farlo sono non solo gli istituti bancari, ma anche banche centrali, fondi speculativi, compagnie d'assicurazione e i già citati fondi pensionistici. Tutti insieme allegramente, in un mercato che è sostanzialmente la linfa dell'economia mondiale. Se ci mettiamo in mezzo i frequentatori dell'High Frequency Trading, ossia coloro che tramite computer realizzano guadagni giocando ad altissima velocità sulle microvariazioni degli indici, allora si capisce perché di manipolazioni non dovrebbero essercene.

Ad oggi la FCA ha dunque deciso di andare a fondo della questione. L'inchiesta si è allargata anche ad altri indici, anch'essi fondamentali e delicati. Si indaga sul Libor, il tasso interbancario britannico, ossia l'interesse pagato nelle operazioni tra banca e banca; sull'Euribor, il tasso interbancario europeo; sul Platts, l'indice sul prezzo del petrolio.

Si indaga infine sull'Isdafix, che misura il tasso d'interesse relativo agli swap, cioè a contratti derivati che prevedono lo scambio di attività finanziarie da parte di due soggetti. Tutti mercati estremamente delicati, ma anche pericolosi, specialmente quello dei derivati. L'operazione è probabilmente senza precedenti, ma sarà tutto da vedere.

Foto: Jack Torcello/Flickr

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