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Dall’ovetto kinder ai fiori di oleandro

Non è finita. Dopo l’incredibile questione dell’ovetto kinder un’altra vicenda balza agli onori della cronaca giudiziaria. Ne parla il Corriere della Sera: un etiope di 39 anni rischia da sei mesi a tre anni per aver strappato due fiori da regalare alla morosa da un cespuglio di oleandri (immaginiamo polverosi) di una strada romana.

L’uomo ha dichiarato di voler andare via dall’Italia e visto come vanno le cose ci sto pensando seriamente anch’io se è per questo, ma l’accavallarsi di notizie simili, a dir poco demenziali, comincia a insospettirmi un po’ perché hanno tutte a che fare con “l’assurdità della giustizia”. E capite bene che non è un argomento qualunque...

Pensiamoci un attimo: per anni siamo stati tutti quanti sottoposti a quella specie di forsennato lavaggio del cervello chiamato ‘emergenza giustizia’. Sembrava che tutto in Italia rischiasse di andare in malora per il problema delle toghe rosse, delle procure politicizzate, delle intercettazioni e del giustizialismo (che è altro dalla giustizia, lo sappiamo).

Poi, dispettosa, si è affacciata all’orizzonte la crisi economica più nera, pericolosa, agghiacciante degli ultimi decenni (diciamo dal ’29, tanto per cantarsele chiare). A quel punto, ma solo a quel punto, politici e giornalisti si sono dovuti occupare di altro. Ad esempio dei conti pubblici. Del debito crescente in maniera esponenziale. Dell’evasione fiscale. Dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri sempre più poveri. Della disoccupazione giovanile. Dei precari. Degli immigrati. Del rischio default. Dei BOT. Eccetera.

Occuparsene, sia chiaro, non è sinonimo di fare qualcosa sul serio. Ma in quel momento tutti noi ci siamo dovuti accorgere che eravamo rimasti a fissare intontiti uno stupido film in cui il cattivo di turno (nei panni del giudice) perseguitava l’onestuomo (nei panni del noto signor B.) fino ad amareggiargli la vita e rendergli impossibile il Grande Progetto (salvare il paese, il continente e il mondo. Forse il cosmo). Si sono accese le luci e ci siamo accorti, stropicciandoci gli occhi, che era tutta una balla. La questione più urgente era l’economia a cui nessuno aveva dedicato una grande attenzione (a parte i soliti disfattisti della sinistra), ma che, silenziosa, ci stava scavando la fossa sotto ai piedi.

Ora, piano piano, il problema giustizia si riaffaccia: si parla di nuovo di intercettazioni (a me, se anche fosse, non me ne fregherebbe proprio niente) e poi sui giornali si ripetono da qualche giorno queste storie assurde. Il ragazzo che rischia la prigione per un ovetto kinder forse rubato (o forse no); l’immigrato con un piede in galera per un fiore. Aspettiamoci uno di questi giorni di vedere in manette il classico, intramontabile, ladro di polli...

Per carità, saranno certamente tutte storie vere, esempi di demenzialità persecutoria delle Legge (cioè atteggiamento demenziale e persecutorio di chi intende applicare alla lettera una Legge che, di per sé, è naturalmente sacrosanta: non si può rubare, non si può danneggiare eccetera). Ma... vorrei vedere in faccia gli agenti che hanno fermato l’etiope e commentarne l’espressione facciale. Per fortuna non so chi siano, con l’aria che tira finirei in galera anch’io.

Detto questo, non vorrei che l’emergenza giustizia si riaffacciasse, aggrappata ai fondelli dei poveri diavoli di cui sopra, per mettere alla gogna la magistratura e risollevare dalla polvere, circonfuso dall’aureola raggiante dei santi martiri, proprio quel Nostro che da un po’ sembrava sulla via del tramonto.

Perché alla fine i poveri diavoli continueranno ad andare in galera, ma i martiri ascenderanno al cielo (non è sempre andata così?).

p.s.: per favore spedite gli agenti che hanno fermato lo strappatore di fiori a dirigere il traffico in cima alla Maiella (d'inverno, se possibile). 

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