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Da domani sconti bloccati sui libri. La politica italiana scoraggia la lettura

Se in tutti i Paesi avanzati gli Stati promuovono la lettura, in Italia si fa di tutto per scoraggiarla. Dalla mezzanotte di oggi entrerà in vigore la legge Levi, dal nome del deputato che l’ha presentata in Parlamento, la quale fissa al 15% il tetto massimo degli sconti applicabili sul commercio online di libri. Per questo la norma è stata ribattezzata anti Amazon, in riferimento al colosso web della vendita di prodotti editoriali, che da quando è sbarcato in Italia ha rotto gli equilibri del mercato editoriale nostrano.

L’intento della legge, presentata nel 2008 dai deputati Ricardo Franco Levi (Pd) e Franco Asciutti (Pdl) e votata in modo bipartisan in Parlamento appare, quindi, evidente: difendere le case editrici e le catene di distribuzione nazionali dalla concorrenza, attraverso l’adozione di misure protezionistiche. Un provvedimento palesemente in contraddizione con i principi del libero mercato condivisi in sede Europea dal nostro Paese e tanto cari, almeno a parole, al nostro governo.

A farne le spese saranno ovviamente i cittadini, o meglio quel basso numero di lettori, giudicato dalla stessa politica ad ogni rilevazione statistica come un dato negativo. Quella stessa politica ipocrita e paradossale, che come al solito quando c’è da scegliere tra gli interessi di lobby e corporazioni e quello generale sacrifica sempre la crescita sociale e culturale del nostro Paese.

In quei Paesi dove la percentuale di lettori è molto più alta i cittadini scelgono le classi dirigenti con più consapevolezza, libertà, senso critico. Sarà per questo che in Italia la classe politica fa scelte opposte?

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