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 Home page > Attualità > Cronaca Locale > Cucinelli un imprenditore umbro davvero innovativo?

Cucinelli un imprenditore umbro davvero innovativo?

Brunello Cucinelli è un imprenditore umbro, piuttosto noto non solo per i risultati conseguiti dalla sua azienda che produce abbigliamento pregiato in cashmere ma anche per le modalità di gestione dell’azienda, il luogo dove essa svolge la propria attività, gli originali rapporti instaurati con i dipendenti.

Può essere utile saperne di più ed esprimere anche alcune valutazioni sul suo operato. Cucinelli è nato a Castel Rigone, un piccolo paese situato nella provincia di Perugia, nel 1953 e fondò la sua azienda nel 1978.

Nel 1985 acquistò il castello trecentesco di Solomeo, piccolo borgo nelle vicinanze di Perugia, dove nel 1987, dopo due anni di restauri, venne trasferita la sede dell’azienda.

Come si può leggere in un articolo a lui dedicato su Linkiesta, per Cucinelli “la persona è al centro dell’impresa. Se altrove il concetto è un abito buono per retorica e dibattiti, nel caso di Cucinelli diventa perno dell’architettura imprenditoriale. ‘Non uso espressioni come risorse umane o capitale umano – dice – perché l’essere umano è prima di tutto una persona. Se io ti do dignità, tu domani sei più responsabile e creativo. Dobbiamo trattarci in un modo leggermente diverso, perché tutti sanno tutto. Io so quanto guadagni e dove sei stato in vacanza. Per essere credibili bisogna essere veri’”.

E ancora sempre leggendo lo stesso articolo:

“La parabola di Cucinelli è caso di studio e favola bella, ma reale. In Umbria tutto si compie: dai laboratori dell’azienda alla scuola dei mestieri, nata per restituire nobiltà a un ventaglio di professioni che l’uomo qualunque bollerebbe come anacronistici.

La struttura è aperta ai giovani e si avvale degli insegnamenti dei lavoratori Cucinelli. Quattro indirizzi: rammendo e riammaglio, taglio e confezione, orticultura e giardinaggio, arti murarie. I primi due riguardano l’attività imprenditoriale di Cucinelli, gli altri sono funzionali al restauro e alla riqualificazione del borgo di Solomeo.

È il cerchio che si chiude perché poi ci sono teatro, anfiteatro, biblioteca e giardino dei filosofi. Un paradiso terrestre a misura di lavoratore. Forse troppo ‘bello e impossibile’ per l’Italia, ma non per il cashmere di Brunello.

Il suo capitalismo umanistico vuole essere prassi, non eccezione.

Afferma Cucinelli ‘Come tutte le cose, anche il capitalismo dev’essere contemporaneo. Voltaire diceva che ‘se del tuo tempo non vuoi accettare cambiamenti forse prenderai la parte peggiore’. Io credo che il capitalismo debba andare di pari passo con l’uomo’”

E’ necessario aggiungere che, comunque, Cucinelli è diventato molto ricco. Cucinelli è entrato nella lista dei miliardari mondiali di “Forbes” mentre nel primo semestre del 2014 la sua azienda ha ottenuto dei ricavi netti pari a 175,8 milioni, in crescita dell’11,6% rispetto a giugno 2013.

I mercati internazionali fanno la parte del leone, in aumento del 15% con incidenza del 79,4% sul totale del fatturato (la Cina segna addirittura un +43,5%). Intanto è continuata l’avanzata delle boutiques monomarca in giro per il mondo (al momento sono 102) che si sono aggiunte ai 700 multibrand in 70 Paesi.

Inoltre, nel 2012, l’azienda fu quotata presso la Borsa italiana.

E il road show istituzionale, programmato in due settimane, si interruppe dopo soli 6 giorni per eccesso di richiesta. Grazie al grande interesse degli investitori, la domanda superò 18 volte l’offerta. Il 27 aprile 2012, nel primo giorno di quotazione, le contrattazioni fecero salire il prezzo del titolo del 49,7%. Dei successi dell’azienda ne hanno beneficiato anche le tasche dei suoi dipendenti.

Dopo il successo della quotazione in Borsa, Cucinelli scelse di dividere i 5 milioni di utili derivati dalla quotazione dell’azienda con i suoi 783 dipendenti. Inoltre i suoi dipendenti guadagnano quasi il 30% in più di coloro che lavorano in settori simile a quello dove opera l’azienda di Solomeo.

Per la verità Cucinelli è stato criticato dai sindacati.

Nel XII congresso regionale della Cgil, tenutosi a Foligno nel 2014, Cucinelli è stato criticato dal segretario della Cgil regionale Mario Bravi nell’intervento che aprì i lavori congressuali.“Cucinelli continua a negare la bilateralità nelle relazioni sindacali e per questo non può essere considerato, nonostante le sue indubbie capacità imprenditoriali, il Re Sole del nuovo Rinascimento – ha affermato -. Abbiamo bisogno di un altro rinascimento – ha continuato il segretario Cgil – che non è paternalistico e non cala dall’alto, ma che riconosce e rispetta il ruolo, la funzione del lavoro e delle sue rappresentanze. Questo è quello che ha fatto crescere l’Italia nei decenni passati. A nessuno è consentito di dimenticarselo, nemmeno agli innovatori dell’ultim’ora”.

Peraltro nell’azienda di Cucinelli non c’è nessuno iscritto al sindacato, nessuna elezione delle rappresentanze sindacali.

Secondo un altro esponente della Cgil umbra, Vincenzo Sgalla, ci sono diverse cose che non andrebbero a favore dei lavoratori, come ad esempio le ferie: si possono prendere da settembre in poi e non in estate come gli altri; gli straordinari non sono pagati e non risultano grazie alla pratica del cartellino che non esiste e quindi niente timbrature.

Quindi i giudizi sull’operato di Cucinelli non sono univoci.

Ci sarà certo qualcosa da migliorare, nei rapporti con i dipendenti della sua azienda, e dovrà essere migliorata. Pertanto, non sarà tutto oro quello che luccica, come si dice, però ritengo che, rispetto alla grande maggioranza degli imprenditori italiani, Cucinelli si distingua nettamente, e in senso positivo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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