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Crotone: un’idea di bonifica dell’ex area industriale

Si susseguono gli interventi, le polemiche ed i botta e risposta sulla spinosa questione della bonifica dell’ex area industriale di Crotone. L’ultimo degli interventi è quello del Movimento 5 Stelle che ha chiesto pubblicamente all’assessore regionale all’Ambiente di essere coinvolto nella fase di attuazione della bonifica che sembra essere saldamente in mano alla Regione Calabria, divenuta interlocutore principale del soggetto, Syndial-Eni, che materialmente dovrebbe portarla a conclusione.

La risposta dell’Assessore non si è fatta attendere – certo che vi coinvolgeremo, anzi lo abbiamo già fatto- è il senso di quella risposta indirizzata al Movimento grillino crotonese. Ma andiamo con ordine a elencare le fasi essenziali della vicenda che sembra essere entrata nella fase finale e al capolinea delle decisioni irrevocabili, sotto la spinta dell’Esecutivo regionale che fa capo al Governatore della Calabria e al suo assessore che è di Crotone.

Dal 2003, presso il Ministero dell’Ambiente, si svolgono conferenze dei servizi istruttorie e decisorie praticamente tutti gli anni ed a quelle più recenti, che risalgono al 2016, si è aggiunta una serie di riunioni tecniche; l’ultima è dell’ottobre scorso. Nella sede romana del Ministero, oltre i tecnici padroni di casa, erano presenti o collegati in videoconferenza praticamente tutti i soggetti interessati allo stato di avanzamento dei lavori di bonifica presso il Sin di Crotone: dal neo-commissario delegato sino al curatore fallimentare di “Kroton-Gres, passando per i delegati del Comune (compreso il sindaco) della Provincia e della ASL di Crotone. Le riunioni tecniche, si sa, sono tecniche e non desterebbe alcun interesse dettagliare in merito ai vari punti trattati, che vanno dalle acque di falda ai conferimenti in discarica laddove è stato evidenziata la politica “discariche zero” perseguita dalla Regione Calabria. Appare invece molto interessante quella parte di resoconto della seduta di ottobre laddove si evince l’idea complessiva, e abbastanza condivisa, del completamento della bonifica e del futuro dell’ex area industriale. Nulla, comunque, che non fosse già noto, ovviamente anche al Movimento 5 Stelle di Crotone, poiché abbondantemente rendicontato da questo giornale. Ma ripetere giova sempre, e stavolta lo facciamo in maniera testuale, almeno per quanto riguarda il riutilizzo e il futuro dell’area.

E dunque così è detto in quel verbale di riunione del 12 ottobre: “L’intervento garantirà la riqualificazione delle aree e la fruibilità finale per finalità di tipo turistico e culturale (realizzazione di una pista ciclabile, di un percorso archeologico e di polo museale), consentendo anche la valorizzazione dell’area archeologica limitrofa.” Questo è quanto riferisce Syndial S.p.a.

Il sindaco di Crotone in merito, così si esprime: “Ferma restando la necessità di acquisire la documentazione per la necessaria valutazione tecnica di dettaglio, si dichiara disponibile alla condivisione della proposta”. Per quanto riguarda invece l’Assessore regionale all’Ambiente, così è riportato a verbale: “l’approccio progettuale illustrato e condiviso con Syndial è stato sviluppato considerando quale priorità la restituzione dell’area alla piena fruibilità da parte della cittadinanza in conformità con gli interventi di realizzazione dei percorsi archeologici (es. collegamento con Capo Colonna) già finanziati con risorse pubbliche”.

Ci vogliono quattrini e pure tanti per realizzare quelle robe lì, ma ce ne vorranno almeno dieci volte di più per mantenere in piedi e far funzionare questo genere di strutture. Di solito le si da in affidamento alla cooperative, che poi vogliono soldi per gestirle, manutenzione a parte, e poi escono di scena lasciando un cumulo di macerie che ci vorranno fior di quattrini per levare di mezzo. In altri termini: taluni piani industriali necessitano di un dettagliato e lungimirante piano di gestione che dovrebbe essere redatto ancora prima del piano industriale anzidetto. Ma è accademia tutto questo, ed a Crotone non ci sono accademie. Sicuramente Syndial-Eni questo tipo di ragionamenti li conosce e conosce anche i suoi polli; conosce il loro senso di protagonismo; sa valutare esattamente appetiti e aspirazioni dei suoi interlocutori in loco. Avallare l’idea, tutta locale, che su un’area inquinata e da disinquinare in economia possa sorgere una sorta di Eldorado delle buone intenzioni, fa abbastanza presa presso le amministrazioni territoriali. Però il problema è: se non si possono edificare i siti contaminati; se non è consigliabile destinarli a un utilizzo promiscuo; se non sono assolutamente coltivabili, cosa farci di un’area di circa mille ettari. Forse ci sarebbe voluto un concorso internazionale di idee, ma saremmo sicuramente arrivati a proposte simili a quelle attualmente più accreditate (realizzazione di una pista ciclabile, di un percorso archeologico e di un polo museale). La carta da giocare, a bonifica ultimata, poteva essere quella di un insediamento produttivo di nuova generazione, di green-economy, tanto per itenderci.

Nello specifico dell’area ex industriale, la “morte sua” poteva essere la creazione di un parco fotovoltaico per la produzione di energia solare. In Italia è già successo, in Sardegna e guarda caso proprio in un’area di proprietà dell’Enichem e di Montefibre di soli 45 ettari, nel comune di Ottana, in provincia di Nuoro. L’impianto è entrato in funzione nel 2013, sono stati collocati circa 240 mila pannelli solari, il necessario per soddisfare il fabbisogno energetico di 35 mila famiglie. Attualmente il parco solare di Ottana è il più grande d’Italia e tra i più importanti in Europa. A Crotone abbondano sia il sole che gli ettari di terreno da riutilizzare proficuamente al punto che la costruzione di una centrale fotovoltaica nell’ex area industriale sarebbe una tra le più grandi al mondo.

Posto che le più grandi sorgono in America (Topaz Solar Farm – di 2.500 ettari e Desert Sunlight Solar Farm – di 1.600 ettari). In Europa gli impianti più grandi per la produzione di energia solare si trovano in Spagna (Olmedilla de Alarcón) e in Germania, in una ex miniera di lignite all’aperto (Solarpark Finsterwalde). Nei prossimi anni, i paesi produttori di petrolio hanno annunciato di voler ridurre l’attività estrattiva di greggio; il futuro energetico dell’umanità volge sempre di più lo sguardo verso le energie rinnovabili. Non sarebbe per niente male l’idea di farsi trovare preparati una volta tanto, destinando un’area ammorbata, ma inondata dal sole, alla costruzione di una centrale fotovoltaica. Essa sorgerebbe, tra l’altro, accanto a una stazione di pompaggio di metano, vicino a una centrale a biomasse e su di un terreno dove ci vorranno secoli prima che torni a essere quello che era al tempo in cui Esiodo descriveva scene di pascolo sulla riva dell’Esaro. Sicuramente, però, è oramai troppo tardi, ancora una volta Crotone si sta lasciando il futuro alle spalle e sta pure accelerando i tempi per farlo.

Antonella Policastrese

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