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Crotone: il futuro in una squadra

Duecentomila dipendenti della PA da ricollocare dopo che le province sono state abolite, così come le partecipate smembrate, o il corpo forestale dello stato accorpato a quello dei carabinieri. Una vera panacea per risolvere tutti i mali possibili, la riforma Madia, peccato che si stia rivelando verso un'ecatombe per la crisi occupazionale in atto. Eppure si parla tanto di diritti; diritti negati a chi prima un lavoro ce l'aveva e che di colpo si trova con un pugno di mosche in mano, insieme a famiglie ridotte alla canna del gas. In una realtà come quella crotonese, che dopo la deindustrializzazione si era votata al terziario, convertendosi ad aprire uffici dotati di scrivanie ed impiegati, la città sta vivendo un periodo così cupo che mai avrebbe immaginato. Qui a far girare l'esangue economia erano le mezze maniche ed i colletti bianchi della provincia insieme agli operai delle partecipate, che avevano sperato in un futuro migliore, meno avvelenato dai fumi delle fabbriche e più a misura d'abitante.

Ma il tutto si è rivelato un bluff e dopo venti anni circa ti svegli un giorno e ti ritrovi privo di certezze, con nubi all'orizzonte ed una tempesta di vento e d'acqua che rischia di spazzare via tutto. Non solo con l'abolizione delle province sono venuti meno posti di lavoro, ma servizi necessari per i cittadini delle aree periferiche; a meno che non si sia deciso di abolire ogni funzionamento della vita sociale e di delimitare la città con un cordone sanitario, considerato che il virus della fame e della miseria rischia di provocare la moria degli abitanti. Servizi come dicevamo, che vengono meno, come l'edilizia scolastica delle scuole superiori o comprare il gasolio da riscaldamento per aule non solo pericolanti, ridotte adesso a celle frigorifero.

E così con un inverno freddo i ragazzi si sono ritrovati, mercoledì 20 gennaio a protestare sotto il palazzo provinciale, per chiedere di svolgere lezioni non al ghiaccio ed al gelo, mancando il bue e l'asinello del presepe, ormai deposto. Quel che meraviglia in questa protesta legittima è il chiedersi se i ragazzi sappiano che nelle casse della provincia non c'è nemmeno un soldo bucato, in quanto sta per essere definitivamente dichiarata morta. A chi chiederanno dunque gli studenti il conto per avere dei caloriferi, o di aggiustare strade sempre più dissestate, dal momento che ci sono paesi dell'entroterra non attraversabili nemmeno a dosso di mulo e stanno letteralmente crollando, costringendo gli stessi abitanti a non muoversi? I presidi, o meglio i nuovi super manager, che dovrebbero occuparsi di fornire risposte hanno già dimenticato il loro ruolo, o sono fermi per penuria di quattrini?

Ma dove stiamo andando? Possiamo ancora dire di appartenere a realtà come quella crotonese, che ha solo il mare dentro i suoi confini, purtroppo inquinato per scarichi fognari mancanti, abuso edilizio, trivelle ben posizionate per succhiare latte da una mammella ormai svuotata!! Forse una cosa ci resta : la palla. E dal momento che la squadra del Crotone sta facendo un ottimo campionato, basterà vivere di solo stadio? Una palla per sognare, un calcio per farla rotolare e non morire. Il futuro è sempre più fosco ed a stretto giro di palle.

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