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Crotone ed i flussi migratori: ecco cosa succede

Erano solo di transito qui a Crotone negli scorsi giorni di luglio; prelevati dai luoghi di sbarco e condotti nel porto cittadino. Trecento persone, tra cui molti bambini e donne incinte che daranno alla luce i propri figli quasi certamente in Europa. Sino a maggio ne erano arrivati circa 40mila di immigrati sulle coste italiche, ma l’impennata di sbarchi che si registra da giugno a oggi, comprensiva degli orrori e delle sciagure, causate da sovraffollamento e bestiale istinto di sopravvivenza a bordo delle carrette, è davvero senza precedenti. La tendenza dei numeri indica un superamento del picco massimo di arrivi raggiunto nel 2011 con i suoi 64.261 immigrati.

L’estate favorisce gli imbarchi, ed è ancora lunga; probabilmente il costo pro-capite a viaggio è molto maggiore di quello praticato in bassa stagione, quando il mare è brutto; ma funziona così anche con le crociere turistiche per coloro che si imbarcano per svago, con l’idea di godersi un privilegio a prezzi stracciati. E se l’estate è ancora lunga, se abbiamo probabilmente già superato il picco di arrivi di clandestini registrato nel 2011, se due continenti sono praticamente in fiamme o addirittura già in guerra, quanti disperati arriveranno ancora dalla striscia di Gaza, dalla Siria e da ogni dove si combatte e si vivono conflitti? I numeri indicano qualcosa in più di un enorme flusso migratorio verso l’Occidente; stiamo assistendo a un travaso di popoli, a una vera e propria invasione, sia pure disarmata. C’è poi da verificare se saranno sufficienti gli stanziamenti statali per far fronte all’emergenza con l'operazione “Mare nostrum”.

Frattanto a Crotone, una delle frontiere dei flussi migratori, si registrano episodi di violenza, come quello avvenuto la settimana scorsa in via Spiaggia delle Forche. Un parcheggiatore africano chiede insistentemente il “corrispettivo” per l’assistenza al parcheggio prestata a due donne, quelle rifiutano recisamente; partono insulti e invettive da parte del parcheggiatore. Un giovane s’avvede di quanto sta accadendo e interviene; giusto il tempo di prendere una paio di sberle dall’africano. Nel giro di qualche secondo si scatena una rissa furibonda allorché si materializza dal nulla un nugolo di ragazzi. E’ pestaggio vero e proprio nei confronti del parcheggiatore e di un suo connazionale intervenuto in difesa. Arrivano sul posto le forze di polizia e un’ambulanza e tutto finisce così, con prosieguo della vicenda al pronto soccorso e tra i commenti della gente, non certo di solidarietà con le vittime.

Quando fa caldo anche il sangue si surriscalda; due africani lanciano uno sguardo in una macchina dove una coppia è intenta a parcheggiare; il conducente balza fuori dal mezzo all’improvviso e con tono rabbioso domanda ai due immigrati perché stessero squadrando la sua ragazza. Questi fanno finta di non sentire e non capire proseguendo nel loro cammino; a quel punto il conducente del veicolo li insegue con un bastone che ha prelevato dal bagagliaio e per fortuna non va oltre il classico sfogo verbale di “n.d.m”. Roba da poco, da ordinaria frustrazione di un popolo intimorito da questa promiscuità etnica, di un popolo che sa gonfiare il petto contro i diseredati, ma che mette la testa sotto la sabbia dinanzi alle vessazioni ed ai vessatori nostrani e non sa fare squadra, eccetto che per il calcio, al cospetto dei problemi veri, che vanno dal completo declino della città sino all’assoluta mancanza di prospettive e progettualità. 

Non c’è problema di alloggi, di spazi e di strutture nel territorio di Crotone; si va dalle scuole non utilizzate alle caserme nuove di zecca e mai consegnate. L’ex scuola elementare a Strongoli; la caserma di Cutro, potevano entrambe essere destinate all’accoglienza di immigrati; ma il diniego di parte locale è stato già formalizzato dal comune di Strongoli e uno c’è stato ex-ante da parte cutrese, cioè prima ancora che l’ipotesi di ospitare nuclei familiari di migranti nella struttura concepita per l’esercito, entrasse nella fase attuativa. E poi ci sono le case, i terreni, le ville ed i capannoni confiscati alle mafie; hai voglia a ricavarne centri d’accoglienza. Comunque sia, quel vaso di Pandora aperto con la globalizzazione selvaggia, bisognerà in qualche modo richiuderlo e farvi rientrare almeno buona parte di ciò che ne è fuoriuscito e continua ogni giorno a fuoriuscirne. Si dovrà, quantomeno, levare dalla strada le centinaia di migliaia di diseredati; si dovrà completare la liturgia dell’accoglienza, semprecchè essa non sia di facciata, e dare assistenza prima, lavoro e alloggio dopo, a quelli che vengono dal mare o che fuggono da guerre e conflitti; giacché di conflitti e guerre l’umanità non riesce a farne a meno.

In parole povere, non è del tutto peregrina l’ipotesi che il territorio della provincia di Crotone possa trasformarsi, per slancio umanitario o per obbligo istituzionale, in una vera e propria enclave africana e mediorientale, in un ghetto che prima o poi dovrà essere riempito di contenuti utili all’auto-sostentamento. Ma che quei contenuti non siano la pesca e tantomeno l’agricoltura, che l’UE ha bandito da tempo, persino come lontana ipotesi di sviluppo e ultima spiaggia per la salvezza. Se l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, allora nell’attesa che si definisca il destino di centinaia di migliaia di immigrati, profughi e richiedenti asilo, il piacere, in termini di occupabilità e la sostanza, in termini di economia del territorio, sono rappresentate dai flussi di denaro che discendono dai flussi migratori, indipendentemente da dove essi abbiano origine, se dallo Stato o dalla UE con il denaro che gli versa l’Italia medesima.

Frattanto, nel capoluogo di quella che fu provincia, in ogni strada e quartiere, come palpebre di metallo, si abbassano le saracinesche. Nei negozi entrano solo le mosche; lo scontrino medio giornaliero nei negozi di alimentari, raramente va oltre i sette euro. Le notizie a mezzo stampa che affascinano e interessano di più la popolazione, sono quelle riguardanti le offerte dei supermarket ed i mitici tre per due. Se il Corno d’Africa va svuotandosi, nel Mediterraneo ne sta spuntando un altro, di corno; basta passare virtualmente una mano sulla fronte della Calabria per accorgersene e mentre gli spazi nel resto d’Europa per l’accoglienza di profughi e immigrati vanno saturandosi, è facile che proprio quelli di transito divengano la destinazione finale dei flussi.

Photo: Elio Carrozza, Flickr

 

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