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Couchsurfing - Viaggiare gratis

Parcheggiano le biciclette e surfano il divano. Celesta e la sua amica Laura sono ragazze napoletane che hanno deciso di raggiungere Marsiglia in un modo un po’ inusuale. Dopo aver comprato due mountain bike sono partite per la Francia facendo diverse tappe. Invece di dormire in tenda o prendere una camera in un ostello si fanno ospitare da chi abita lungo il percorso.

Trovano i contatti grazie alla community di couchsurfing, che tradotto vuol dire appunto “surfisti del divano”. Si tratta di un progetto inventato nel 2003 dal programmatore statunitense Casey Fenton per fare incontrare gente disposta a ospitarsi. Fanno parte del progetto milioni di membri in 230 paesi.

Non è il sito ideale per quelli che frequentano lussuosi resort perché i couchsurfer sono tipi che si adattano. Possono essere ospitati su un divano ma anche piantare una tenda nel giardino di una casa o dormire in macchina. Le parole chiave della community sono ospitalità e condivisione ma non è solo questo. Se il rapporto non si limita all’ospitalità e ci si offre di fare da guida l’esperienza diventa molto più completa, si fa amicizia più rapidamente e si comprendono meglio gli usi locali. Non è obbligatorio ospitare, si può anche solo viaggiare.

Come funziona?

Per prima cosa bisogna visitare il sito couchsurfing.org e creare un profilo. Poi decidere se ospitare o iniziare a viaggiare.

Nel primo caso si può caricare una foto del posto da offrire ai couchsurfer, decidere quanti ospitarne e per quanto tempo. Secondo un vecchio detto l’ospite dopo tre giorni puzza ma nella community c’è chi è disposto a convivere per periodi molto lunghi. Spesso è già dal profilo che si capisce se il viaggiatore è più o meno compatibile caratterialmente con il padrone di casa. Si può anche delineare il profilo delle persone che si preferisce ospitare: fumatori, mistici, raver, fricchettoni o impiegati postali. Quando l’ospite riparte può lasciare delle referenze. In base a queste gli altri membri si fanno un’idea del divano e della persona. È il sistema dei feedback che usano molti altri siti, ad esempio Ebay, dove si lascia un voto dopo ogni trattativa in modo da capire se si contatta un imbroglione o una persona onesta.

Per essere individuati dal motore di ricerca del sito conviene iscriversi a dei gruppi. Sono divisi per regioni o città di provenienza ma anche per categorie: rocker, ciclisti gay, punk. Quando si trova una persona da ospitare si invia un messaggio e il gioco è fatto.

Sono due le possibilità per iniziare il viaggio con couchsurfing. Cercare una persona che vive nelle vicinanze di un posto oppure scrivere che si va in quella regione per un certo periodo e aspettare di essere contattati da qualcuno. Per ringraziare dell’ospitalità si può cucinare, fare un piccolo regalo o comprare una bottiglia di vino.

Sembra che le esperienze nel complesso siano positive, se escludiamo l’ateo che è finito in casa di una signora che ha chiamato un prete per tentare di convertirlo al cristianesimo.

La community di couchsurfing organizza, inoltre, una serie di eventi. Si tratta di feste, raduni o campi estivi a cui partecipano centinaia di persone provenienti da tutto il mondo. Si parla dell’organizzazione del sito, si ipotizzano progetti di viaggio o scambi linguistici. L’ultimo incontro a Napoli c’è stato il 13 maggio.

Il fondatore di couchsurfing ha annunciato l’anno scorso la cessione di una quota della società che da “no profit” è diventata una Benefit corporation. Questo passaggio ha scatenato numerose polemiche sul forum del sito e molti utenti sono rimasti delusi. Sostengono che l’idea di diventare una società che deve produrre benefici per i soci è molto diversa da quella di un ente che si basa solo sulle donazioni dei singoli individui.

Alcuni membri hanno considerato la cessione come un modo di arrendersi alle logiche del profitto, tradendo le scelte etiche iniziali.

I fondatori sostengono che la visione del progetto non cambierà e che si sono solo organizzati differentemente per svolgere al meglio il loro compito. Nell’ultimo anno hanno realizzato un’applicazione per smartphone e migliorato la versatilità del sito.

Dalla California Daniel Hoffer, il presidente di couchsurfing international, è rassicurante: “Un progetto per connettere le persone è un modo per rendere il mondo un posto migliore”.

Ricorda un po’ una pubblicità della Apple. Il nuovo CEO Tony Espinoza ha iniziato proprio nell’azienda di Cupertino il suo percorso professionale.

I surfisti del divano vivono lo stesso dilemma di quelli che surfano le onde del mare raccontati nel film “Lord of Dogtown”. In attesa di capire se resteranno ribelli legati al fascino selvaggio della natura, oppure organizzeranno gare di surf sponsorizzate dalle multinazionali, possiamo soltanto inviare un messaggio a Celesta e Laura per sapere come è andato il loro viaggio a Marsiglia. Hanno una tenda e, in fondo, per fare un viaggio in bici non servono che due ruote e tanta forza di volontà.

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