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Contro tutto: MUOS, nucleare, rigassificatori, TAV, autostrade, ponti...

In bilico tra la Ragion di Stato e la salute del cittadino.

Guai se non ci fosse una ostinata difesa, se serve anche feroce, a tutela dell'ambiente in cui viviamo. Preservare la salubrità del mondo che i circonda, dal luogo puntuale in cui si vive a quello planetario, dovrebbe stare a cuore di qualunque cittadino, soprattutto se fa parte della cosiddetta "società dei consumi".

Ambientalismo o ecologismo, chiamatelo come volete, devono essere le vigili sentinelle contro coloro, siano istituzioni o privati, che minacciano l'aria che respiriamo o l'acqua che beviamo. Insomma è assolutamente indispensabile limitare, se non annullare del tutto, gli effetti antropici delle attività umane che, inevitabilmente impattano sull'ambiente naturale spesso con effetti disastrosi.

Il problema è saper discernere tra ragion di stato, quando non degenera in "cinismo istituzionaleassociato ad interessi particolari, da quello pur legittimo di pochi, quando non assume la forma irrazionale, a volte patologica , di localismo esasperato che va sotto il nome di "sindrome di Nimby", acronimo inglese che significa "non nel mio cortile".

Diciamo subito che non è facile districarsi perché entrambi, nella quasi totalità dei casi, si avvalgono di "studi approfonditi" da parte di scienziati e tecnici di valore riconosciuto che sostengono tesi diametralmente opposte.

Di esempi sotto gli occhi ne abbiamo decine, tutte opere pubbliche che vengono ritenute indispensabili per l'ammodernamento del paese in chiave infrastrutturale e viabilistica: vedi l'autostrada Pedemontana, Brebemi, la tangenziale Est Esterna che pone il problema se salvare 100 ettari di bosco o andare a rimestare la terra della diossina di Seveso; oppure il TAV che sta impegnando le forze dell'ordine in quotidiani scontri furibondi nei pressi della galleria di Chiomonte. Così è per il ponte sullo stretto di Messina, contestato non solo come opera inutile e dispendiosa con impatto devastante sul territorio, ma anche per il sospetto di interessi legati a potentati economici se non mafiosi. E poi ancora: il raddoppio della Firenze -Bologna, la litoranea toscana, il Mose, l'Expo 2015, il MUOS, ecc...

L'elenco di opere contestate o contestabili sarebbe lunghissimo e ci confermano che nel condominio Italia il litigio è la norma. E purtroppo, il litigio porta all'inconcludenza.

Perfino sul tema energetico, fondamentale per gli effetti sulla nostra precaria economia, se appare comprensibile, anche se non del tutto giustificabile, il rifiuto del nucleare, anche le energie rinnovabili, ovvero solare, eolico e biomasse sono entrate nel mirino dell'"effetto Nimby" , con una impennata nel 2012 delle contestazioni.

Anzi, le opere a carattere energetico sono quelle in assoluto più numerose al centro di contrapposizioni.

A monitorare "la sindrome di Nimby" si è perfino istituito un forum che ci descrive il fenomeno complesso che investe enti pubblici, politici, associazioni e privati cittadini: tutti uniti nella protesta e nel rifiuto dell'"Only in my back ass.." , altro acronimo inglese che significa " accetta tutto e ringrazia", una sorta di passivismo civile che certamente non appartiene alla nostra cultura.

La sostanza è che nel paese dei campanili, dei potentati locali, della politica con le mani in pasto, tutto si fa a passo di lumaca, quando si fa, con il rischio concreto che ad opera finita questa non serve più a nulla perché superata dai tempi e da nuove esigenze. Ne conseguono sprechi di risorse imponenti e di sospetta causalità.

Tutto il Paese è tappezzato di ponti e viadotti che non portano da nessuna parte: opere colossali incompiute e abbandonate (vedi i siti nucleari ante referendari), tratte ferroviarie a sviluppo bloccato e via di questo passo... Mentre il territorio sprofonda nell'incuria ,con rischi idrogeologici tremendi, le scuole pubbliche che non sono a norma, gli ospedali che sono fatiscenti...

Ma dove ci porterà tutto questo? Esiste un punto di equilibrio tra l'interesse pubblico di una nazione, inserita in un contesto socio economico globale, e quello locale, spesso controllato da interessi privati di pochi? La politica, i nostri politici, sono in grado di costituire una vera leadership capace di orientare l'opinione pubblica verso le scelte giuste? E quando le scelte sono state fatte esiste la coerente determinazione ad attuarle anche se c'è un prezzo politico da pagare?

Ecco il punto è proprio questo: i cittadini non hanno fiducia nelle istituzioni esattamente come le istituzioni diffidano dei cittadini. Dietro qualsiasi progetto può nascondersi l'inghippo, la prepotenza, l''imbroglio, l'opportunità per pochi a danno dei molti.

Siamo una società fondata sulla "sfiducia distruttiva" che alimenta il particolarismo ed il caos progettuale. Se non si cambia registro tutto questo ci porterà inevitabilmente verso il declino.

Quando la smettiamo e diventiamo cittadini "normali” che decidono di vivere in un paese "normale”?

 

Foto: Sboneham/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.234) 12 agosto 2013 13:53

    Caro Paolo, condivido quasi tutto, ma ti contesto la frase finale: io, come te e tanti altri vorremmo tanto essere cittadini normali che vivono in un paese normale.
    Il guaio è che viviamo in un paese in cui il potere, la classe dirigente politica, quella imprenditoriale e -ancor peggio- quella finanziaria non sono affatto normali, ma sono sostanzialmente delinquenziali, totalmente disinteressati al bene sociale e spesso sudditi di potenze straniere, del loro appoggio politico e delle loro tangenti (MUOS, F35...).
    Stiamo subendo una recessione dovuta in gran parte allo sperpero di denaro pubblico in GrandiOpere Inutili che ben si sa che non verranno mai completate (ponte sullo stretto, TAV TO-Lione...).
    E’ vero che, come tu denunci, esistono anche irrazionalità e luddismi da parte dei cittadini, ma come stupirsi se molti non si fidano mai del potere, soprattutto su argomenti di non facile comprensione?
    Non sono i cittadini che la devono smettere, sono le persone al potere che devono essere cambiate. E non è facile. E’ innegabile che nelle ultime elezioni i cittadini italiani ci hanno provato, ma senza successo.
    GeriSteve

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