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Contro la Legge Bavaglio: nella legalità, tutto

Ieri, mentre il loro mandante Silvio Berlusconi vaneggiava di un nuovo partito suo personale (quasi che il Pdl fosse davvero altro), da chiamarsi con la solita classe "Forza Gnocca", i rappresentanti della Maggioranza nella commissione Giustizia della Camera hanno scritto un’altra pagina vergognosa nella storia della Repubblica.

Dopo l’infamia della legge sui respingimenti in mare, il contemporaneo corrispondente delle leggi razziali del precedente regime, con l’approvazione dell’emendamento alla Legge Bavaglio che prevede il carcere (da sei mesi a tre anni) per i giornalisti rei di pubblicare intercettazioni "non rilevanti", la nostra democrazia ha toccato il fondo.

Sorprende la pacatezza delle reazioni ed il fatto che sulle prime pagine dei giornali trovi spazio anche altro. Sorprende che minacciare la galera per dei giornalisti colpevoli d’aver fatto il proprio lavoro (dare le notizie, qualunque siano le fonti) possa apparire quasi normale; una norma criticabile, ma non più di tante altre che questa maggioranza ha già approvato.

Si tratta invece di un punto di non ritorno. Se la Legge Bavaglio arriverà in fondo al proprio iter, se diventerà davvero Legge dello Stato, l’Italia uscirà dal novero dei paesi liberi; entrerà in quella zona grigia dove della democrazia sono rispettate solo le forme.

Un Paese semilibero, come tanti del secondo e terzo mondo, dove una Costituzione democratica resta a far da pelle alla sostanza di una dittatura.

Merita di essere ricordato per sempre, il nome di Manlio Contento, primo firmatario di quell’emendamento e meritano di essere ricordati per sempre i nomi dei suoi colleghi, oltre quelli degli altri seicento e più, Onorevoli e Senatori che sostenendo l’attuale governo, stanno trasformando allegramente il nostro Paese in una Repubblica delle banane.

A loro, quando tutto sarà finito, gli italiani dedicheranno un monumento; una colonna infame a perenne memoria di chi sempre antepose gli interessi del proprio padrone a quelli del Paese. A chi, per seguire il proprio ducetto nelle sue ossessioni tolse ogni dignità al Parlamento. A chi, tra le nazioni, coprì di ridicolo il nome dell’Italia.

Servi sciocchi che, mentre imperversa la più grave crisi finanziaria di sempre, si occupano a comando d’intercettazioni e processo lungo.

Faccio fatica a contenere i toni, a non odiare e a far tacere la bile che mi riempie la bocca.

E’ una sfida ai cittadini e alle istituzioni, la Legge Bavaglio. Non possono accettarla, restando tali, i cittadini di una Repubblica; non può approvarla, se ancora vi resta un briciolo d’amor proprio, l’intero Parlamento. Non può firmarla, senza infangare per sempre il proprio nome, il Presidente della Repubblica.

Spero non si arrivi a questo; spero che una luce di comprensione arrivi ad illuminare le ottenebrate menti dei parlamentari della maggioranza prima che sia troppo tardi. Spero che comprendano, pur essendo i peggiori tra gli italiani, cosa significhi davvero una legge del genere. Che, nel caso venga posta la fiducia, pur di non approvarla, trovino il coraggio di mandare a casa un Governo che ha già fatto fin troppi danni all’Italia.

Se così non fosse, mi aspetto una protesta eccezionale da parte delle opposizioni: l’abbandono di aule parlamentari dove la Repubblica è stata disonorata e gli ideali della Costituzione sono stati traditi.

Non c’è nulla da dire a chi, subito dopo aver proclamato l’impunità di un sospettato per mafia, vuole mandare in carcere dei giornalisti; non appartiene alla nostra civiltà politica. Non è la feccia che risale il pozzo; è un conato di vomito del nostro peggior passato. E’ un refuso della storia.

Con l’approvazione di una simile legge, Matteotti morirebbe un’altra volta e Gobetti sarebbe di nuovo pestato a sangue. Si rivolterebbero nelle loro tombe i martiri che sono morti per la nostra libertà.

Sto proponendo un ritorno all’Aventino? Di dare completo via libera ai berlusconiani ed ai leghisti?

Sì, nel caso è inutile stare a reggere il bordone. Il Governo, se porrà ed otterrà la fiducia sulla Legge Bavaglio, si mostrerà agli italiani e al mondo intero per quello che è: una forza antidemocratica che, se pure è arrivata al potere utilizzando gli strumenti della Democrazia, ora usa il proprio potere per distruggere la Democrazia.

Sulla Legge Bavaglio si gioca una battaglia; forse l’ultima del berlusconismo. Non quella tra destra e sinistra, bensì quella tra uomini liberi - e che tali vogliono restare - e gli altri.

Una battaglia che va combattuta fino in fondo, facendo rigorosamente nella legalità tutto il possibile. E senza neppure dare ai servi la soddisfazione dell’odio. Il disprezzo basta e avanza.

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