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Consob: lo specchio rotto di Vegas

Il 7 maggio si è tenuto l’incontro annuale del presidente della Consob con i mercati finanziari, che rappresenta (fatte le debite proporzioni), l’equivalente delle “Considerazioni finali” del governatore della Banca d’Italia.

 Questo è il settimo ed ultimo anno della guida di Giuseppe Vegas, il quale anche a questo giro non ha perso l’occasione per lanciarsi in una serie di pregevoli offtopic, su temi ed argomenti che con la sua Autorità c’entrano assai poco.

Dal sito istituzionale della Consob leggiamo, infatti che la Commissione:

  • Verifica la trasparenza e la correttezza dei comportamenti degli operatori per la salvaguardia della fiducia e la competitività del sistema finanziario, la tutela degli investitori, l’osservanza delle norme in materia finanziaria;
  • Vigila per prevenire e, ove occorra, sanzionare eventuali comportamenti scorretti; esercita i poteri attribuiti dalla legge affinché siano messe a disposizione dei risparmiatori le informazioni necessarie per poter effettuare scelte di investimento consapevoli;
  • Opera per garantire la massima efficienza delle contrattazioni, assicurando la qualità dei prezzi nonché l’efficienza e la certezza delle modalità di esecuzione dei contratti conclusi sui mercati regolamentati.

Letta così, pare una delimitazione di competenze piuttosto netta, tale da non dare adito a dubbi. Ma Vegas ogni anno ama farsi una bella cavalcata attraverso i grandi temi di policy. Minuzie quali la tutela del risparmio ed il funzionamento dei mercati finanziari finiscono ad ostacolare la sua visione, che non è quella ristretta di un burocrate/tecnocrate bensì quella a tutto campo di un uomo di Stato. L’occasione è stata quindi propizia, come ogni anno, per affrescare alcuni moniti ed altrettanti precetti, con grande attenzione per il referente principe, che è la politica, oltre a dilettarsi di previsioni macroeconomiche. Ecco quindi che, per Vegas,

Il primo bilancio dall’attuazione del bail-in bancario “non può dirsi positivo”. Vegas critica il fatto che “a livello europeo non si sia tenuto nella dovuta considerazione l’impatto sui piccoli risparmiatori” e, inoltre, è stata “infelice e poco ponderata la scelta di adottare la nuova disciplina con effetto retroattivo”. Per il presidente della Consob la normativa “va corretta quanto prima” e propone di introdurre una soglia di salvaguardia da 100 mila euro anche per gli obbligazionisti oltre a quella già esistente per i correntisti” (Radiocor, 8 maggio 2017)

Che, detto da chi doveva comunque vigilare sui profili di rischio e adeguatezza dell’emissione di titoli di debito subordinato con cui i piccoli risparmiatori sono stati impiombati da banche i cui gruppi di controllo non avevano i soldini per fare aumenti di capitale, non è davvero male. Affascinante come, in questo paese, la memoria abbia un time span di poche settimane, o spesso di pochi giorni. Sistemato il bail-in, Vegas si volge all’altro tema caldo della crisi italiana: le sofferenze bancarie. Ed anche qui, arrivano considerazioni del tutto peculiari:

Le banche italiane “hanno le capacità e le risorse umane” per gestire all’interno i crediti deteriorati “senza ricorrere a soluzioni che andrebbero ad esternalizzare il lucro a beneficio di altri”. Così il presidente della Consob Giuseppe Vegas che ricorda come le autorità europee (Bce, ndr) premano per trovare una rapida soluzione al fardello degli npl in Italia “ma la fretta potrebbe rilevarsi cattiva consigliera”, osserva Vegas. Un aiuto alle banche italiane potrebbe venire anche da “strumenti innovativi come la creazione di un mercato regolamentato dei deteriorati” (Radiocor, 8 maggio 2017)

Ecco, ottimo. Se non fosse che sulle sofferenze le banche italiane traccheggiano da anni. Prima facendo finta di nulla, poi tirando la giacchetta al potere politico per avere una bad bank pagata dai contribuenti e che potesse comprarsi gli Npl a valore netto di libro, per non costringere gli istituti a ricapitalizzare. Molto comodo, quindi, sventolare lo spauracchio del predatore, meglio se straniero, che si prenderebbe per una ciotola di riso le nostre prestigiose sofferenze, che invece -notoriamente- valgono tant’oro quanto pesano, e comunque sono sovracollateralizzate, come dice Ignazio Visco e non solo lui. “Attenti al lucro”, parafrasando Dalla. Certo, se poi nascesse un “mercato regolamentato” dei crediti deteriorati, finiremmo a riprodurre la stessa situazione di più che probabile crollo dei prezzi, perché di Onlus in giro non ce n’è, ma sono dettagli.

Sulle sofferenze, la realtà è che tutto verte sulla specifica situazione delle singole banche. Chi ritiene di aver margini di miglioramento, e valore atteso di recupero non basso, si attrezza con servicer interni, come sta facendo Intesa Sanpaolo. Altri, non avendo tempo e modo di fare lo stesso, ed avendo maggior fretta di ripulire il bilancio, cedono le sofferenze a veicoli esterni, guidati da specialisti internazionali, a prezzi anche molto bassi, ma mantengono una quota nelle società veicolo, per beneficiare di eventuali successivi recuperi di valore. Non serve il presidente della Consob per scoprire la solennità dell’acqua calda e tirare la volata, più o meno involontariamente, a qualche banchiere furbetto. Soprattutto, sul tema la Consob non c’entra proprio.

Sulla disciplina delle offerte pubbliche di acquisto, che sarebbe ambito Consob, Vegas si allarga ancora ed approfitta per “denunciare” i cattivoni stranieri che si difendono:

La disciplina sull’Opa “ha evidenziato problemi di asimmetria e di mancanza di reciprocità” e per questo va rivista per “uniformare le normative nazionali, rimuovendo le divergenze che penalizzano le giurisdizioni più aperte alla circolazione dei capitali”. In particolare, ha spiegato Vegas, “resta da definire, possibilmente su basi comuni, la questione della tutela delle imprese considerate di interesse strategico nazionale” (Radiocor, 8 maggio 2017)

Ci sono quindi dei cattivoni che difendono le proprie aziende, forse perché hanno modo di trovare in patria i soldi necessari, e poi ci sono gli italiani. Che, non avendo modo di fare lo stesso, sono talmente liberali da farsi comprare dallo Straniero. Una vergogna, signora mia. E poi ci sono le imprese “strategiche” nazionali, ci mancherebbe. Dalle merendine Sme a Parmalat, passando per Mediaset, dobbiamo proteggerci dall’Invasore. Se non abbiamo i soldi per farlo, come “comunità nazionale”, che facciamo? Ammesso che “difendersi” per proteggere gruppi di controllo squattrinati e/o troppo piccoli per competere su scala globale sia cosa buona e giusta, ovviamente. C’è asimmetria, signora mia.

Ma Vegas adempie alla propria missione: suggerire, rassicurare e proteggere non i risparmiatori ma la sedicente classe dirigente di un paese oligarchizzato, asserragliata nel fortino. Buona ultima, la “considerazione finale” è un auspicio ed uno sprone per la Patria:

«Milano sarebbe la sede ideale per una auspicabile nuova Autorità europea a presidio della trasparenza e della correttezza»

Visti gli innegabili successi italiani in ambito di “trasparenza e correttezza” su strumenti finanziari e tutela del risparmio, perché no? E poi, lo sappiamo tutti, sempre grazie alla poesia del grande Lucio Dalla:

Milano vicino all’Europa
Milano che banche che cambi

(…)

Milano gambe aperte
Milano che ride e si diverte

Grazie per i Suoi sette anni, dottor Vegas. È stato un piacere rompere questo specchio con Lei.

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