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Comunque sia, è nella storia

Comunque vada, qualunque sia il tenore dei commenti più o meno ironici dei giornalai di mestiere, quello che è accaduto in questi giorni a Roma rimarrà nella storia della nostra travagliata politica. Oggi la destra compie definitivamente quel salto di qualità da anni invocato e diventa a tutti gli effetti forza di governo credibile ed europea. Certo, Fini continuerà a dire che non si tratta di sdoganamento, continuerà a rimarcare sottilmente le differenze che lo separano da Berlusconi, e alcuni tra i leader meno berlusconiani del PPE ribadiranno dubbi e perplessità circa l’ingresso degli ormai ex aennini nella grande casa dei moderati d’Europa. Ma le cose, ora, sono davvero cambiate: è avvenuta la fusione di quello bollato come “partito di plastica” con gli eredi del MSI, un partito leggero insieme ad uno vecchio stampo, fortemente presente sul territorio. E’ una rivoluzione. Per carità, rimangono molte perplessità sia sui modi in cui lavorerà la gigantesca macchina, sia sul portato valoriale del Popolo delle Libertà. Non sarà la DC, ha assicurato Silvio Berlusconi, deus ex machina di questo capolavoro di astuzia e lungimiranza. Astuzia perché ha compreso che per governare bene in un sistema stupido e disastrato come quello italiano è necessario poter contare su un partito-monolite da tenere costantemente sotto il proprio controllo; lungimiranza in quanto il futuro porterà anche la vecchia Europa ad essere contraddistinta dal bipartitismo in versione simil-americana. In questo la strada è ben segnata.


Berlusconi, già. Il vecchio, il settantaduenne miliardario improvvisato in politica. Talmente tanto improvvisato da aver capito per primo (e tra i pochi) quali erano le tendenze e le domande del popolo. Abile venditore? Bravo oratore? Certamente sì, ma queste definizioni sempliciotte non bastano a ritrarre il fenomeno Berlusconi, che in due mesi riuscì a sbaragliare la “gioiosa macchina da guerra” messa in piedi dall’arzillo Occhetto, che già era impegnato a scegliere gli arredi del proprio studio a Palazzo Chigi. Quanto tempo è passato da quel messaggio registrato ad Arcore, da quell’incipit “l’Italia è il Paese che amo”, esordio replicato anche oggi in quell’affollato padiglione della Fiera di Roma.

L’Italia è cambiata in questi quindici anni, ma le uniche novità credibili in campo politico sono venute sempre e solo da lui, dal Cavaliere d’Arcore, che dal parlare con Mike Bongiorno e fare spettacolo con Fedele Confalonieri si è ritrovato a sedere allo stesso tavolo di Mitterand, Blair e Bush. Genialità allo stato puro, capacità di rimanere sempre in ballo, abilità di mutare copione continuamente. Non è da tutti. E’ riuscito ad evitare il logoramento e l’invecchiamento della propria creatura politica, cosa impensabile nel nostro Paese. Ora è il momento di questo nuovo capitolo, il grande partito degli italiani, da lui tenacemente voluto. Ci avrà preso pure stavolta? Chi lo sa, solo il tempo potrà dare un verdetto. Quel che è certo, è che questo probabilmente non sarà l’ultimo capitolo della storia.

Commenti all'articolo

  • Di Frattaglia (---.---.---.127) 31 marzo 2009 00:24

    Anche Hitler è nella storia anche se io preferisco Stalin (anche lui è nella storia). Anche Bush o Saddam o Bin Laden... anche Topolino è nella storia. Gli slipknot sono nella storia della musica nu-metal e i cripple bastards nella storia del grindcore. Un mio amico rimarrà nella storia per il numero di canne che si è fumato in un weekend...

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