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Clima e ricerca scientifica: stiamo vivendo un nuovo medioevo culturale

Parla Vincenzo Artale da Copenaghen, uno dei membri del Ipcc (l’agenzia dell’Onu per la ricerca sul Clima). Nuove emergenze, accelerazione dello scioglimento dei ghiacci, le tendenze mondiali per affrontare il tema: tanti i temi affrontati. Ma soprattutto, l’Italia è in totale controtendenza e sottovaluta i rischi.

Vincenzo Artale, ricercatore dell’Enea e membro dell’Ipcc, l’istituzione delle Nazioni Unite incaricata di monitorare i cambiamenti climatici, sta partecipando alla conferenza internazionale sul clima in corso a Copenaghen quando lo raggiungiamo telefonicamente al termine di una delle sessioni di studio. Lui, insieme agli altri ricercatori dell’organizzazione internazionale, ha vinto due anni fa il premio Nobel insieme ad Al Gore. «Il quadro che emerge, confrontando le ricerche, è davvero impressionante – esordisce -. Alcuni studi stanno dimostrando che le nostre previsioni erano sottostimate del 50 per cento per quanto riguarda il livello di innalzamento dei mari nei prossimi decenni. Un dato che sembra essere confermato dalle ultime rivelazioni satellitari sullo scioglimento dei ghiacci. La tecnologia satellitare oggi ci consente rilevazioni ben più dettagliate, non solo sull’estensione dei ghiacci polari ma anche sul loro spessore. E la situazione oggi è davvero impressionante e imporrebbe azioni coraggiose e decise nel giro già del prossimo anno».

Una situazione, quella del clima e dell’innalzamento del livello dei mari, che si sta trasformando in una vera e propria battaglia globale. L’Italia, secondo lei, è consapevole sul piano politico e culturale di questa situazione?

Guardandola da qui, da questo posto, da questa conferenza, posso solo dire che l’Italia si sta culturalmente allontanando dal resto del mondo. Non c’è nessuna consapevolezza. Questa conferenza, l’allarme che stiamo lanciando da qui, è sulle prime pagine di tutti i giornali del pianeta, meno che su quelli italiani. Ci siamo progressivamente avviati verso un nuovo medioevo. Non siamo mai stati, da secoli, così distanti dalla crescita culturale e scientifica mondiale. Un blocco culturale di questo genere non si è mai visto, neanche sotto il fascismo.


Sta pesando sul piano globale la nuova politica del presidente Obama?

Obama non si è inventato niente di nuovo. Ha solo aderito a un movimento culturale, economico, imprenditoriale che già nel suo Paese esiste e si muove. In California, ad esempio, solo attraverso politiche di efficienza energetica a costo zero stanno arrivando agli obiettivi di Kyoto in anticipo. Da noi, invece…

Da noi invece si pensa al nucleare.

Siamo gli unici al mondo ad aver preso questa direzione. Guardi, io sono un fisico, e le dico chiaramente che a me un nucleare di quarta generazione senza scorie mi va benissimo. Invece ci stiamo buttando in un’avventura assolutamente controtendenza, usando tecnologia vecchia di vent’anni e pericolosa, e soprattutto antieconomica e che peserà enormemente sul debito pubblico. Perché nessun imprenditore o consorzio di imprenditori farebbe una scelta del genere. E infatti il nucleare in tutto il mondo si è fatto e si continua a fare solo grazie a finanziamenti pubblici.

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