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Claudette, storia di un ermafrodito

La giovane fotografa Malika Gaudin Delrieu ha voluto rappresentare attraverso la serie “La vie en Rose” la vita e la storia di Claudette, un ermafrodito di sessantasette anni, nato e cresciuto in Svizzera.

Oggi Claudette è un marito e padre di tre bambini, oltre che ciclista pluripremiato. Nato ermafrodito fu registrato dai suoi genitori come maschio, poiché nella Svizzera del 1937 essere un uomo era chiaramente un vantaggio.

La questione dell'identità di genere ha giocato un ruolo fondamentalenella vita di Claudette, che dice

: “Non mi è mai pesato il fatto di essere ermafrodito, sono gli altri che hanno un problema con questa realtà […] mi sono sempre sentito donna e mi comporto come tale”.

Per esplorare il suo complesso universo sessuale Claudette comincia a prostituirsi, ma continua a vivere i molteplici aspetti della suo corpo e della personalità con serenità, tanto da innamorarsi di Andrée, sua attuale moglie.

La raccolta prodotta dalla fotografa offre di certo una prospettiva diversa su un argomento spesso ridotto a luoghi comuni e cliché, e si pone come spunto di riflessione sulla questione dell'identità di genere e sul mondo della prostituzione.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.3) 3 aprile 2014 20:12

    Anticorpi >

    Le generazioni più adulte danno quasi per scontata la persistenza “inalterata” nel tempo di quei valori e principi appresi, conosciuti e condivisi per diversi lustri.
    Di conseguenza sottovalutano o “ignorano” quei movimenti d’opinione, più o meno organizzati, che portano avanti attivamente propri peculiari interessi.
    Il primo imperdonabile errore diventa quello di non avvertire la necessità di proteggere con forza e decisione le nuove generazioni dall’influsso “epidemico” di chi punta a sovvertire valori-principi ritenuti ostativi.

    A titolo di esempio.
    Con gli anni il divorzio ha assunto sempre più i connotati di un “puro” atto liberatorio e talvolta di utile chiave per scalate sociali. Da qui la crescita del numero di coppie di fatto ed il calo del tasso di natalità.

    Ora
    si cerca di stravolgere quel concetto di famiglia naturale, matrimonio e unità familiare così come sancito dalla Costituzione (art.29).
    Alzato il vessillo dell’amore, si accredita il messaggio che siffatti termini sono del tutto consoni a qualificare il “legame” tra coppie omosessuali.
    Si realizza così una lenta e costante azione di “penetrazione” in ogni ambito sociale a cominciare da quelli frequentati dalle nuove generazioni.
    Nella forma si condanna, con ragione, il reato di omofobia. Nella sostanza si “stigmatizza” ogni parvenza di “distinzione”.

    Ergo.
    In assenza di “anticorpi” è facile disarmare e disorientare una Generazione senza bussola

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